21 APRILE 2013

La non-esistenza

A chi in questo momento si chiede se il Pd esista ancora, se è una domanda retorica, tipo “dopo questo disastro?”, la risposta è nella domanda. Ma se si guarda la cosa con un minimo, minimo di prospettiva, da qui a pochissimi giorni, credo la questione sia concretamente semplicissima.
Infatti, c’è solo da chiedersi cosa succederà da domani, quando Napolitano inizierà le consultazioni: saremo esattamente al punto da cui eravamo partiti? Probabilmente no, probabilmente questa volta sarà più semplice. Ma ci sarà per il nuovo Governo lo stesso plebiscito quasi unanime che c’è stato per Napolitano?
Ecco, la questione è tutta qui. In questo momento, sulle bacheche Facebook e sugli account Twitter dei parlamentari Pd che hanno votato Napolitano è in corso uno tsunami di vaffanculo di cui si vede l’inizio ma non la fine. E si trattava pur sempre di rieleggere Napolitano, verso il quale dopotutto gli italiani un po’ di fiducia ancora ce l’hanno. Ma i nostri elettori hanno capito perfettamente l’indegnità delle destra peggiore d’Europa e di una classe dirigente supposta di sinistra vecchia e impresentabile che vanno a nascondersi dietro le gonne di un anziano signore: uno spettacolo francamente inguardabile, e comunque fa l’effetto del bambino grasso che si nasconde dietro un fuscello: lo vedono tutti, benissimo.
E quindi, che succederà quando il nuovo governo si presenterà in Parlamento a chiedere la fiducia? Che succederà poi se, come si vocifera, a quel governo mancasse la foglia di fico tecnocratica simil montiana, ma avesse per presidente Letta, per vice Alfano, e per ministri e sottosegretari altre improbabili accoppiate? Cosa faranno quei parlamentari del Pd che oggi hanno conosciuto l’opinione esplicita della base, e che già stanotte si mandano sms per dirsi a vicenda che loro una porcheria non la votano, che loro a governare contro il parere dei loro elettori non ci stanno?
Potrebbero essere cinque, dieci. Un numero tutto sommato gestibile, isolabile, ignorabile. Ma potrebbero essere cinquanta, cento, portati a spalle da una base incazzatissima. E allora che succederà nel Pd? Qualcuno ne chiederà la testa? L’espulsione? E poi, da parte di chi, con tutta la segreteria dimissionaria, forse per mano di una reggenza temporanea?
Ecco, a quel punto si saprà se il Pd esiste ancora. Si saprà se esistono linee diverse, che si contrapporranno dentro il Pd, proprio su questo e non su altri punti: per definire, finalmente – sarebbe ora – se il Pd è una cosa o l’altra, una volta per tutte, in modo che non siano più intercambiabili. O se il Pd non esiste più, ed è il caso di scrivere pagine nuove che al momento nessuno ha la forza o la fantasia per concretizzare.
E malgrado gli indizi puntino alla seconda ipotesi, quando si parla di Pd può sempre andare in modo completamente inatteso.

Dopodiché, certo, nel frattempo ci sarebbe un Paese che ha i problemi che ha, e ci saranno da recuperare, per chiunque ci si troverà dopo, tutti i punti persi in questi giorni, e persino quelli che non abbiamo nemmeno mai provato a tenerci. Sfortunatamente, per queste cose nessuno – nessuno – al momento è in grado di fare granché. Ma o ci si rassegna che l’Italia siano Berlusconi da un lato, e dall’altra un’alternativa che si chiama Beppe Grillo, o si continua a pensare che dopotutto anche noi, come tutti i paesi normali, abbiamo bisogno di un cazzo di partito di sinistra e di governo. Di sinistra e di governo: non di sinistra timida e indistinguibile dalla destra, sempre ostaggio dei propri tabù, e non di sinistra e di picchetti, sempre all’inseguimento, sempre fuori dai giochi, sempre più irrilevante, sempre più autoreferenziale, il doppio binario di chi politicamente è cresciuto all’opposizione e che oggi è indeciso tra il governare come se lo si fosse ancora o arrivarci provando a imitare gli avversari. Si può fare, lo fanno ovunque, perché noi no? Perché abbiamo avuto la peggiore classe dirigente dell’emisfero, ecco perché. E quindi ora ci tocca fare il loro lavoro, riparare ai loro guai, e fare ciò che ci si aspetta – da un sacco di tempo – che noi facciamo. Tenendo la palla in quel campo lì, perché buttare la palla fuori dal campo – come fa, con mio grande dispiacere, Nichi Vendola – non serve a niente e porta solo a ritrovarsi a giocare da soli.
Sarà un lavoro immane, ed è meglio mettere in chiaro che non sarà fatto in un giorno. Chi si vuole risparmiare la fatica adesso guardi a quel che c’è, oggi, dentro e fuori dal palazzo: le scorciatoie sono quelle. Molto più semplici da imboccare, nel breve periodo. Ma come vadano a finire nel lungo si sa, e quella sì che è la non-esistenza, altro che la crisi del Pd: sono processi storici, durano molto più dello spazio di un tweet. E non sarà concesso stupirsi di nuovo al termine dei prossimi vent’anni, come sta succedendo oggi.
Ognuno scelga, e auguri di cuore.

  1. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 21.04.13 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  2. faccio notare una cosa: l’elezione del presidente della repubblica è a scrutinio segreto, il voto di fiducia al governo invece è a voto palese…
    sarà chiaro chi vuole questo o chi vuole quello

  3. “Tenendo la palla in quel campo lì, perché buttare la palla fuori dal campo – come fa, con mio grande dispiacere, Nichi Vendola – non serve a niente e porta solo a ritrovarsi a giocare da soli.” (cit.)

  4. impegnativo, ma stimolante

  5. Tra l’altro, parlando di Vendola. Oggi la conferenza stampa di Grillo l’ho trovata parecchio inquietante per Vendola. Prima lo ha deriso sulla sua visione della “complessità della politica”. Poi propone una serie di provvedimenti SeL oriented. Tanto che a miei amici vendoliani è parecchio piaciuta, questa conferenza stampa, equivocata da loro come un “messaggio a Vendola”. Credo che fosse un messaggio ai suoi elettori, piuttosto.

  6. Ineccepibile.

    Giuseppe Volta
  7. Quoto Michela, impegnativo e stimolante, diciamo vitale. do.

    Doriano
  8. “Si può fare, lo fanno ovunque, perché noi no? Perché abbiamo avuto la peggiore classe dirigente dell’emisfero, ecco perché.”

    Un consiglio piccolo piccolo: magari la prossima volta non la votare alle primarie certa classe dirigente.

    Marco S.
  9. Sinceramente credo sia ora di finirla di parlare di politica in senso lato. Come x tutti ad un comportamento seguono conseguenze. Quindi ora tutto quello che verrà chiesto deve essere fatto. Chi se ne frega se la Bindi non vuole Letta o se c’è chi non vuole Amato (davvero pensano agli italiani quando parlano così?)…adesso è solo il momento di accantonare orgogli e lavorare, tutto il resto, la base le poltrone e via dicendo non sono importanti. O meglio agli italiani non importa!!!!vi rendete conto di quanta gente non ha uno stipendio??una volta la sinistra era il partito del popolo e non c’ è più: basta vedere gli interventi di ieri e oggi: dovrebbe essere pieno di idee per il Governo, non di gente che pone veti sulle soluzioni o che si preoccupa del consiglio del partito, che forse sarà dopo l’estate!!!!!

     

    gemma bonazza
  10. APPELLO AI MILITANTI DEMOCRATICI DEL PD: VIA DI USCITA UNA SOLA: FEDERALISMO, AUTONOMIA e RESPONSABILIZZAZIONE DEMOCRATICA. Dal marxista Gramsci al liberale Cattaneo tutti i pensanti d'Italia sanno che l'Italia è formata da tante etnie e comunità che hanno tante risorse che non basta verniciare di tricolore. Attualmente tali risorse vengono sprecate o messe una contro l'altra. 
    Si fa finta che siamo un popolo unico, una nazione sola, poi però i voti si raccattano localmente per tribù, consorterie, mafie, gruppi di potere, sette e chiese, correnti e pseudo-partiti localistici. Tutto dietro le quinte. Non sarebbe il momento di fare queste cose alla luce del sole, onestamente. Tutti i paesi più simili a noi lo fanno: Germania, Austria, Svizzera, Spagna...
    Occorre incanalare queste risorse in un sistema federale di stato, l'unico che sia coerente con la storia, il presente e il futuro di un paese sub-continente, geologicamente a metà tra Europa e Africa, antropologicamente ponte tra terre d'Europa e del Mediteraneo. Per piacere! Ve lo chiedo per piacere: rispettate la storia dei popoli d'Italia. Fate un partito democratico della Toscana che metta al primo posto la Toscana e il Federalismo (magari da introdurre magari a tappe, dopo aver bonificato quelle regioni in mano ai nemici della "res publica"... la soluzione poi si troverebbe...). L'importante è fare i conti su cosa l'Italia è e decidersi su dove vuole andare. Semplice!
    Gramsci Cattaneo
  11. APPELLO AI MILITANTI DEMOCRATICI DEL PD: VIA DI USCITA UNA SOLA:
    FEDERALISMO, AUTONOMIA e RESPONSABILIZZAZIONE DEMOCRATICA.
    Dal marxista Gramsci al liberale Cattaneo tutti i pensanti d'Italia
    sanno che l'Italia è formata da tante etnie e comunità che hanno
    tante risorse che non basta verniciare di tricolore. Attualmente
    tali risorse vengono sprecate o messe una contro l'altra.
    Si fa finta che siamo un popolo unico, una nazione sola, poi però
    i voti si raccattano localmente per tribù, consorterie, mafie,
    gruppi di potere, sette e chiese, correnti e pseudo-partiti localistici.
    Tutto dietro le quinte. Non sarebbe il momento di fare queste cose
    alla luce del sole, onestamente. Tutti i paesi più simili a noi lo
    fanno: Germania, Austria, Svizzera, Spagna...
    Occorre incanalare queste risorse in un sistema federale di stato,
    l'unico che sia coerente con la storia, il presente e il futuro
    di un paese sub-continente, geologicamente a metà tra Europa e
    Africa, antropologicamente ponte tra terre d'Europa e del
    Mediteraneo. Per piacere! Ve lo chiedo per piacere: rispettate la
    storia dei popoli d'Italia. Fate un partito democratico della
    Toscana che metta al primo posto la Toscana e il Federalismo
    (magari da introdurre magari a tappe, dopo aver bonificato
    quelle regioni in mano ai nemici della "res publica"...
    la soluzione poi si troverebbe...). L'importante è fare i conti
    su cosa l'Italia è e decidersi su dove vuole andare. Semplice!
    Gramsci Cattaneo
  12. Caro Cosseddu,
    ti leggo spesso, e mi rincuora farlo. I tuoi slanci, la passione e l’entisiasmo che ancora, nonostante tutto esprimi.
    Per me iscritto dal 1969 ti dico francamente che è un discorso chiuso. Troppe ne ho viste e passate, troppo sporchi, anzi putrefatti sono diventati “tutti” i nostri dirigenti. Non mi far citare ti prego la CMC di Ravenna, o il MPS, o le altre mille berlusconizzazioni del Pd, dalle partecipate alle municipalizzate.
    E’ un discorso chiuso per me, con amare ma ataviche lacrime agli occhi, e oggi solo chi “butta la palla fuori” come Vendola mi mantiene acceso un briciolo di speranza.
    Poi tu dimmi che mi sbaglio, dimmi che tu, Civati e un altro pugno di entusiasti quanto ingenui arditi siete pronti e capaci al miracolo, a ciò che non è riuscito a nessuno dopo Berlinguer.
    E allora sarò felicissimo di dite che avevate ragione voi.  :)

  13. Mi dispiace non condivido.

    - La funzione del PD è di raccogliere voti a sinistra per permettere alla destra di governare quando i suoi voti non gli bastano.

    - La funzione vostra (tua e di Civati per esempio) è di fare in modo che una parte rilevante dell’elettorato non se ne vada ma preferisca appendersi a un sogno che non avverrà mai.

    Non dico che siate in malafede. Dico che, inconsapevolmente, vi state prestando a questo gioco sporco. Ma ormai nemmeno voi siete più credibili, perchè da troppo tempo straparlate di cambiamento senza che accada un cazzo di niente. Non siete capaci, basta, ammettetelo.

    (Molto meglio chi butta la palla in tribuna: al prossimo giro il mio voto sarà per loro. Tanto la Finocchiaro ed Enrico Letta staranno sempre la’).

    Alessandro
  14. “per definire, finalmente – sarebbe ora – se il Pd è una cosa o l’altra, una volta per tutte, in modo che non siano più intercambiabili.”

    Spero che la candidatura di Civati a Segretario nel prossimo congresso dica in questo senso parole chiare, non equinocabili e non ‘tirabili’ da ogni parte. Per capirci: niente cose del tipo: il PD è un partito per la pace, la solidarietà e l’occupazione, che non consentono alcuno discernimento.

    Prateciperò a quel congresso e alla fine vorrei essere sicuro di potere decidere con cognizione se quel partito può essere anche il mio oppure no.

    FaustoB
  15. questa volta non sono completamente d’accordo. la vostra “corrente”, se così la si può chiamare (e così la si può chiamare), quella che fa capo a civati, è una corrente che oggi come oggi non merita di stare nel pd. civati e la puppato, per fare due nomi noti, sono quelli che si sono comportati meglio nel pd in questa vicenda penosa, votando rodotà, votando prodi quando era ora, e astenendosi nell’ultima indecente votazione, che ci ha ributtati dentro nell’incubo napolitano. ma non si può, non ha senso, nessun senso, dire che vendola “ha buttato la palla fuori dal campo” (fra l’altro, da appassionato e da tifoso, dieri che con le metafore calcistiche, da berlusconi a renzi, abbiamo già dato): vendola ha tenuto la linea, semplicemente, ha votato il candidato migliore, anche quando il mantra era tornato a esaltare il nome di napolitano, sinonimo di inciucio e di governo col pdl, che addirittura ora ne diventerà l’azionista di maggioranza. se per “stare dentro al campo”, allora bisogna dividerlo con franceschini e letta, il fu bersani, i renzi boys, i vecchi turchi (“giovani” quelli lì?), allora uscirne fuori, e fare qualcosa di diverso, qualcosa che sia davvero di sinistra, è l’unica soluzione. la gente come civati, emiliano, la puppato, marino, secondo me dovrebbe dire addio al pd e tornare, finalmente, a sinistra…

    Jacopo