24 GIUGNO 2012

Il piano segreto di Bersani per candidare Bersani

Io mi sono fatto quest’idea parecchio balzana, che coltivo da un paio di settimane ma di cui io per primo non riesco a capacitarmi, e per questo esito a parlarne esplicitamente. Un’idea che sfortunatamente a molti sembrerà inaccettabile e non piacerà, anche per ragioni estremamente diverse tra loro, ma tant’è: se scrivessi per i like, la gran parte delle volte non scriverei affatto.
E l’idea è questa: che Bersani abbia l’intenzione seria e determinata di cambiare radicalmente questo Pd.
Ecco, l’ho detto: capisco il vostro stupore, sono stupito pure io. Ora spiego, ma prima una cosa: non dovrei essere nemmeno vagamente sospettabile di simpatie per Bersani, ma non si sa mai. Allora preciso che non sto pensando di avvicinarmi a Bersani, non sosterrò Bersani, non voterò Bersani, non potrei mai, non lo farò mai, e sfido chiunque a trovarci qui fra quattro mesi per verificare quel che dico. Fine della precisazione.
Dicevamo.
L’idea mi è venuta un paio di settimane fa, quando in Direzione Nazionale l’ho sentito annunciare primarie aperte, e per quanto i dettagli fossero vaghi – e lo sono tuttora – aperte vuol dire aperte, non ci sono spazi per l’interpretazione. Poi ho visto le reazioni dei presenti, quelli più o meno o molto importanti che lo sostengono. Bindi palesemente inviperita, D’Alema silenzioso e stizzito, e altri completamente in bambola – ricordo tra gli altri Damiano – che in confusione totale e senza essersi resi conto di cosa Bersani aveva appena detto, intervenivano per chiedere che però il Pd si presenti con un candidato solo. E lo chiedono ancora, quando a me pare evidente che si stia discutendo di tutt’altro. Mi sono detto: quando la Bindi sbraita che per il Pd c’è un candidato solo, con chi ce l’ha? Con Renzi? E lui che c’entra? Le primarie mica le ha decise Renzi, le ha decise Bersani. E allora ce l’ha con lui, perché aprendo alle primarie rimette in discussione il patto di sindacato e le rendite di posizione, e perché banalmente rischia di regalare a Renzi un pezzo del partito, piccolo o grande: non sia mai.
Insomma, sto dicendo che Bersani ha convocato primarie aperte andando contro il parere dei big del Pd? Sì, lo sto dicendo. Anche perché, se mi sbaglio, qualcuno mi dovrebbe cortesemente spiegare cos’altro lo avrebbe spinto. Certo, c’è l’opinione pubblica, e la necessità di organizzare un momento in cui il Pd possa rappresentarsi un po’ più vivo dell’agonia che è. Tutto vero, ma credo che più di ogni cosa Bersani le abbia annunciate non solo perché ritiene di vincerle, ma anche perché gli daranno l’imperdibile occasione di regolare i conti interni al partito, di terremotare gli equilibri storici con i voti veri, con i voti a lui, e quindi a suo favore.
Ne sono convinto, anche se vedo agitarsi su internet commentatori – e lo stesso i giornalisti – che dicono di saperla lunga, e che mettono le mani avanti: i big del partito si stanno già mettendo d’accordo tutti, vedrete, faranno qualche porcheria col regolamento.
Non sono d’accordo.
O meglio, sono convinto che gli piacerebbe, e magari in qualche assemblea ci proveranno pure, ma mi sono fatto l’idea che Bersani la partita voglia giocarsela sul serio. Contro Renzi, contro Vendola, e se necessario anche contro chi, da D’Alema in giù, finora lo ha sostenuto. Senza registri per gli elettori, senza bizantinismi regolamentari, ma proponendo invece né più né meno il regolamento che ha normato le primarie del centrosinistra da che esistono, da Prodi in poi. Con la possibile eccezione del doppio turno, che effettivamente potrebbe avere senso in un contesto che al momento non vede nessun candidato potenzialmente in grado di stare sopra al 50 per cento. E non lo dico perché improvvisamente io mi fidi di Bersani, ma perché la logica mi sembra andare più in quella direzione che non verso quella del complotto.
Lo dico perché, pur essendone un feroce critico, da sempre, alla lunga ho iniziato a distinguere l’effetto che fa Bersani rispetto al resto della vecchia classe dirigente del Pd. E mentre vedo che anche tra i militanti più ortodossi si è fatta ormai strada un’opinione – se mi è concesso definirla così – molto rottamatoria, e che insomma nemmeno loro iniziano a poterne più di D’Alema e di Veltroni, quella di Bersani è ancora, per loro, una figura diversamente percepita. Perché nel partito, così come nella giovanile, non c’è storia, gli vogliono bene, in un modo quasi intimo che ricorda l’affetto per i vecchi dirigenti di cui ogni tanto si favoleggia. Perché lo ritengono una brava persona, perché lo giudicano competente (era un bravo ministro, ripetono), perché ne apprezzano il dato umano e persino retorico (Dio solo sa come fanno a sopportare tutti quei modi di dire fintamente popolareschi), e in particolare perché gli riconoscono di aver saputo tutto sommato resistere nel ruolo di segretario di una banda di matti che si fanno la guerra ogni giorno che il Signore manda in terra.
E’ un giudizio su Bersani piuttosto sballato, che ovviamente non sottoscriverei, perché non mi pare possibile separare i difetti di questo Pd da nessun componente della sua classe dirigente – figuriamoci dal segretario – e perché alle persone che dopotutto fanno quello che possono per tamponare i problemi preferisco quelle che li risolvono, i problemi. Non condivido, quindi, ma non per questo non colgo in Bersani un dato fondamentale: la popolarità personale, in un segmento elettorale molto affezionato.
E, se ho ragione, gli attribuisco un’intuizione: la consapevolezza che gli elettori del centrosinistra, quelli dello zoccolo duro del Pd in particolare, lo sosterranno, e che voteranno per lui. Non perché c’è D’Alema, o perché c’è la Bindi, o perché c’è Enrico Letta (figuriamoci), ma perché lui è lui, amen. Sono primarie, e se le esperienze precedenti ci hanno insegnato qualcosa, è che il voto degli elettori conta di più, e spesso smentisce, la volontà dei burocrati di partito. È un fatto talmente banale che forse, dopotutto, non sfugge nemmeno a Bersani.
Del resto, i sondaggi li conosciamo: anche se con vantaggio vario e mai schiacciante, danno tutti Bersani in testa, e secondo me, semplicemente, quelli sono voti di Bersani. Non di D’Alema, ma proprio di Bersani, e lo sa pure lui, alla faccia della sua idiosincrasia per il personalismo che spesso dichiara, ma che stavolta gli tornerà utile.
Riflettevo: chi glielo faceva fare, ai big del partito, di fare le primarie? Perché mettere in discussione equilibri complicatissimi, e rischiare di veder ridotta la propria sfera di influenza? Risposta: è vero, non conviene a nessuno. Tranne che a Bersani. Li avrà visti anche lui, i sondaggi, e cosa avrà pensato? Facciamo un’ipotesi. Secondo me, avrà pensato quello che in fondo avrei pensato pure io: sapete che c’è? Io mi candido: così, non solo darò una lezione a Renzi, ma mi libererò di D’Alema e di tutti gli altri.
Non dico niente di originale, ma il fatto che D’Alema e gli altri sostengano Bersani non significa che siano amici, né che abbiano stima gli uni per gli altri. A dire il vero si odiano profondamente, e non fanno nemmeno nulla per nasconderlo. E non sono così cretini come li dipingiamo, lo capiscono pure loro che il partito è uno schifo totale. Però, se glielo chiedete, vi diranno che è colpa degli altri. Mica loro.
Credo che lo pensi anche Bersani, che le cose andrebbero molto meglio senza dover tenere insieme tutti quei vecchi stronzi, con una differenza: che lui è il segretario, e che malgrado tutto è benvoluto, mentre gli altri sono impresentabili, e logori.
Questo spiega Fassina. Vi siete chiesti perché, improvvisamente, parliamo di Fassina? Perché è il responsabile lavoro del Pd? Non scherziamo. A qualcuno è mai fregato qualcosa del suo predecessore? No? Ecco, appunto.
Parliamo di Fassina – e di Orfini, e degli altri turchi – perché qualcuno fornisce loro lo spazio politico, e peraltro li manda in giro a sostenere tesi piuttosto impegnative. Chi li manda? Bersani, che se li è scelti per la segreteria, che li considera sue estensioni, e che intende usarli, sin dalla prossima legislatura, per rimpiazzare o ridimensionare drasticamente la classe dirigente attualmente in carica. E i prescelti ne sono entusiasti, ci mancherebbe.
Pensateci, è un buon piano. Spiegherebbe, finalmente, perché da un anno in qua dirigenti junior fino a quel momento molto ligi al partito, e in silenziosa quanto speranzosa attesa del loro turno, hanno iniziato a dire cose del tipo che nel prossimo Governo non ci dovrà essere nessun ministro del 1996, riferendosi chiaramente ai loro colleghi senior. Bum. E mentre Bersani gioca il ruolo del sostenitore leale a un governo da cui però non manca mai di rimarcare forti distinguo, torna utile persino avere uno come Fassina – e non certo per iniziativa personale, la sola idea è ridicola – che quello stesso Governo lo attacca esplicitamente, ammiccando così a un popolo del Pd che con Monti, sempre più visibilmente, è incazzato nero. E Bersani lo sa, lo sappiamo tutti.
Infine, la partita delle primarie consentirebbe di sanare un’anomalia che va avanti dal 2009: l’assenza, tra le mille correnti del Pd, di una corrente bersaniana ufficialmente organizzata, con una sua associazione e i suoi convegni, come ce l’hanno tutti, ma proprio tutti gli altri. Strano, ma vero, e non a caso lui stesso si definisce moderatamente bersaniano: che è una battuta, ma fino a un certo punto.
Tutto questo, capirete, pone D’Alema, Bindi, Letta e tutti gli altri in una scomoda posizione: quella della mancanza di alternative, e di deterrenti. Infatti, sento già la facile obiezione: se D’Alema, Bindi e gli altri non lo appoggiano, Bersani è nei guai. Giusto? Sbagliato. Se non vanno con lui, che alternative hanno?
Certo, si possono candidare. La Bindi potrebbe candidarsi, per esempio, l’ha anche buttata lì. Nel caso, a chi prenderebbe voti? Non so come la vedete voi, ma io non riesco a immaginarmi molti elettori indecisi tra votare Renzi o la Bindi. E infatti, l’ipotesi non sussiste. La Bindi toglierebbe voti a Bersani, e farebbe vincere Renzi: questo la farebbe cadere dalla padella alla brace, perché se il primo vuole liberarsi di lei, figuriamoci il secondo. Tanto varrebbe per la Bindi cercare di riciclarsi in grillina: non succederà mai.
Ma la verità è che la Bindi non si candiderà, non può, e men che mai gli altri: ha davvero importanza da che parte sta Letta? Non scherziamo. Piuttosto, da questo punto di vista, per Bersani, è molto più utile portare dalla sua una come Debora Serracchiani. Quanto a quelli che rimangono fuori da questa partita, ad esempio i veltroniani, ho letto in giro che sono tentati dall’andare con Renzi, anche a dispetto dello stesso Veltroni. Spero per loro che siano tutti giovani e spendibili, in caso contrario non scommetterei granché su quello che gliene verrà.
Quindi. Ecco quello che succederà.
Le primarie saranno aperte. Perché in caso contrario i media e l’opinione pubblica ammazzerebbero il Pd, perché in fondo è così che la gente le vuole, e perché farle aperte è nell’interesse di Bersani, gli permette di contare i voti e diluire gli alleati. La partita sarà aperta, ma fra Bersani e Renzi. Un anno e mezzo fa il segretario sarebbe stato tritato fra Renzi e Vendola, oggi Vendola riuscirà a malapena a prendere i voti dei suoi, e qualcosa – diciamo così – mi fa pensare che il candidato civico di Repubblica non ci sarà, e che il partito di Repubblica appoggerà Bersani, anche se non lo ama, perché comunque non si fida del sindaco di Firenze, e lo considera lontanissimo dal salotto ideologico scalfariano.
Si faranno anche le primarie per i parlamentari. Perché ormai le chiedono quasi tutte le federazioni regionali, persino la sua Emilia Romagna, e perché mettono in difficoltà gli altri big del partito molto più di lui. Lui sosterrà candidati giovani – scommettiamo che la Moretti andrà in Parlamento? – gli altri dovranno far competere i soliti vecchi cavalli. E darà anche ruoli importanti, ai giovani turchi. Non è per niente strano quanto sembri: o meglio, lo è, ma dopotutto anche la Melandri ha fatto il ministro, per dire.
Farà rispettare rigorosamente le regole sul limite dei tre mandati, e che lo chiedano anche i giovani turchi di Bersani non può essere un caso. E se non riuscirà a liberarsi davvero dei pezzi grossi, si troverà il modo di salvarli, con grande generosità. Ma i lettiani, da dieci passeranno a due; i bindiani, da 25 a 5; i dalemiani, da 50 a 10. Che è già un cambiamento mica da poco, perché senza truppe, rapidamente, i colonnelli diventeranno marginali.
Fantascienza? Beh, questo lo vedremo. Di sicuro, queste non sono le primarie di Prodi, con un vincitore già certo, questa volta c’è davvero la sensazione che debba succedere qualcosa. C’è anche un logoramento oggettivo, nella classe dirigente di questo partito. Anzi, di questo Paese, in cui chi ha avuto potere fino a ieri non regge più, messo in mezzo tra crisi, astensionismo, grillismo e cambiamento totale dei punti di riferimento, degli argomenti, del campo di gioco e persino degli avversari di questi ultimi anni.
Se questi primi sondaggi sono attendibili, se Bersani batterà Renzi – ripeto, se – nel 2013 Bersani potrebbe essere al governo di questo Paese, e potrebbe presentarsi come il leader che ha rinnovato la gerontocratica classe dirigente del Pd – pensate un po’ – sfidando il leader rottamatore sul suo terreno e levandogli gli argomenti da sotto i piedi.
Sarà credibile? Non per me, chiaro. Penso anche che lo schema che si costruirà intorno sarà comunque fragile, specie in un Paese sull’orlo della catastrofe: servirebbe ben altro, insomma. Ma questo non vuol dire che non possa essere convincente per qualcun altro.
Se le cose andranno così, forte del suo successo, subito dopo le elezioni potrà lanciare uno dei suoi giovani – si fa per dire – alla guida del partito, magari lo stesso Fassina. A quel punto, a dimostrazione del fatto che – malauguratamente – questa non è una partita che può essere affrontata solo col criterio del qui e ora, per tornare al tema del cambiamento quello vero, o saremo in grado di proporre un’alternativa forte, e motivata più dai contenuti sostanziali che dal dato generazionale, o il Pd sarà blindato per il prossimo decennio, e buonanotte.
Nel caso, lo dico subito, farò altro. Ma sono ottimista, penso che tutto sommato qualcosa ci verrà in mente. Fino ad allora, sangue freddo e pedalare.

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  2. Molto acuto.

    Vittorio
  3. Anch’io credo che Bersani usi le primarie per scrollarsi di dosso il padrinato dalemiano e contemporanemente porsi come il centrista spendibile tra la destra renziana e la sinistra vendoliana.

    Non so se le uscite recenti di Fassina e Orfini siano concordate col segretario, ma sono suoi sostenitori che lo accreditano presso l’elettorato critico verso Monti e mettono in secondo piano la questione generazionale rispetto ai contenuti.

    Se e’ cosi’, e faute de mieux, anch’io divento “moderatamente bersaniano”.

     

    Kurtz
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  5. se é cosí, e spero sia cosí, potrebbe esserci nel 2013 bersani presidente del consiglio e civati segretario del PD.

    ec
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  7. Vi siete venduti, eccovi qui, pronti a far la guerra per avere posti e poltrone ma quando c’è da metterci il faccino iniziano i distinguo (eh renzi è un po così eh renzi è un po cos’ha, vincerà bersani,  non lo vorerò ma..). Leoni veri!! 30 deroghe vuol dire che tutti i generali si salvano, il che vuol dire che la limitazione di potenza dei vari Bindi, D’Alema e Veltroni non esiste, per gente che ha contatti con la stampa, ha esperienza e si ricostruirà l’esercito in poco tempo. Complimenti, le scelte di realpolitik del buon PIppo che sale sulla barca di Bersani per avere il suo rancio, nascoste da analisi politiche di dubbio genere.. Fate più schifo di D’Alema, almeno lui non si fa le seghe mentali, vuole il potere per se e lo dice..senza palle!

    Che schifo
  8. Malgrado la mia premessa, che arrivasse un coglione a scrivere scemenze era inevitabile. Pazienza.
    Segnalo solo che per quel che mi riguarda i miei distinguo da Renzi sono di vecchia data e molto circostanziati, e quelli da Bersani anche di più.
    E che tu non sai con chi stai parlando.

  9. Io vedrò il mondo attraverso gli occhiali rosa (e come farei sennò a credere ancora nel PD?), ma quella che tu descrivi mi sembra una classica situazione win-win: per Bersani, per il partito, per tutta la base e pure per il paese, che di Bindi–Letta–D’Alema può farne tranquillamente a meno.
    Continuerò a sostenere Renzi contro Bersani, più per quello che sta dietro i due candidati che per i candidati in sé, ma la tua analisi mi ha molto rassicurato sulla probabile vittoria del secondo.
    Solo non ho capito se tu qui stai annunciando la tua astensione dalla disputa o se, obtorto valde collo, ti rivedremo affianco a Renzi.

    otto
  10. Caro Ottavio, non l’ho scritto, e quindi non l’ho ancora deciso. Ovviamente ci sto pensando attentamente, e liberamente, perché è una scelta importante. Ma, come dice Pippo, al momento non siamo nemmeno certi di parlare della stessa cosa, e così sarà fino a metà luglio.
    Vedremo.

  11. sei un gegno.

    ma quindi niente terza via? e repubblica è già dalla parte di bersani?

     

    Michela
  12. Paolo, leggendo la tua analsi mi è venuta in mente una frase dell’ultimo film di woody allen… ‘Se una cosa e’ troppo belle per essere vera, di solito non lo è.

  13. Dopo essere stato all’Assemblea dei “segretari” di Circolo, direi che l’analisi è abbastanza condivisibile, ma con tre precisazioni:

    1) L’azione trasparenza-verità è appena iniziata e ancora troppo timida: non bastano i distinguo pubblici da Fassina, perché restano ancora troppi vuoti e mancate risposte (nelle conclusioni di Bersani).

    2) Ancora eccessiva la “perimetrazione” organizzativa:

    - nella selezione degli interventi dal palco, negli ulteri limiti posti dall’anticipo delle conclusioni e dal non rispetto dei 5 minuti, solo in parte compensati dalla presenza di donne (indubbiamente le più ricche di apporti) e giovani (troppo reverenti e ossequiosi e di scarso apporto) e dalla raccolta e pubblicazione di tutti gli interventi non effettuati dal palco;

    - nel tentativo di arginare le “regole delle primarie per le liste”: 10% di eccezioni ai 3 mandati (ha detto il responsabile organizzativo, con il dissenso di almeno 50% degli interventi fatti; evoluzione del finanziamento archiviata (intervento molto chiuso e poco creativo di Misiani, con dissensi mosto scarsi, perché probabilmente molti stanno facendo i conti con il calo dell’autofinanziamento); solo evocate e non affrontate dalle conclusioni,

    3) La cornice è abbastanza chiara e definita, ma il “quadro deve essere ancora dipinto” e i contenuti del Progetto-programma sono la questione principale per le elezioni dell’anno prossimo (e ancor di più se un incidente di percorso o un eccesso di logoramento, rendesse d’obbligo il voto anticipato):

    - stanno nella cornice: l’orizzonte europeo e la necessità di più Europa, con la cessione di ulteriori autorità e poteri, ma anche più politica e sociale (ovvero più azione verso il mondo e più limiti al mercato interno con meno regole amministrative e meno burocrazia); la cittadinanza a chi è nato e vive in Italia; il cambio radicale di contesto e modello (siamo nel 21° e non più nel 20° secolo), le “primarie aperte”, l’interazione tra le anime democratica e sociale (ovvero l’attualità degli articoli 3 e 41 della Costituzione, in tutte le loro parti; meno vincoli alle imprese ma più tutele sul territorio e più responsabilità per tutti); è già qualcosa ma non basta;

    - quali linee di tendenza vediamo oggi verso la metà del secolo (ambientali, demografiche, economiche, culturali, relazionali, sociali …)? quali scegliamo di condividere e quali no? quali obiettivi proponiamo all’Italia per il 2020? e quindi quali i punti del progetto? e quali punti del programma? Sono in grado di aggregare? Quali azioni necessitano?

    Pier Toccagni
  14. Mah

    Se Bersani fosse questa gran volpe del deserto della lotta politica non mi spiegherei i tanti tentennamenti, i tanti silenzi vergognosi, pilateschi e vigliacchi (Lombardi, primarie Napoli, PD Lazio, PD Calabria, Penati e chissà cos’altro mi dimentico).

    Mah.

    uqbal
  15. wow…quante informazioni tutte insieme…è molto interessante come lettura dei giochi politici che si stanno pian piano sviluppando e ti ringrazio per questa disamina accorta e puntuale…però io ancora devo capire che intenzioni hanno a livello programmatico i nostri due “pugili”…le linee generali sono state tracciate già da tempo, e con l’ultima conferenza di Bersani che ho seguito anche il progetto delle alleanze, sono però i contenuti specifici che temo…abbiamo bisogno davvero di una rivoluzione nelle istituzioni e nella vita politica, economica, sociale e culturale del paese…dunque detto ciò sono relativamente interessato a capire chi ci sarà in Parlamento nella prox legislatura, piuttosto mi preoccupa cosa farà!

    ciki
  16. questo post mi ha sorpreso, favorevolmente, perché prova a spiegare alcune cose di bersani senza tentare di arruffianarselo, il che rende onore all’autore.

    che bersani voglia cambiare il pd io l’ho sempre creduto, e mi fa piacere che anche uno a cui bersani non garba troppo percepisca questa volontà.

    a me personalmente bersani piace, anche se condivido alcune delle critiche che gli vengono fatte, anche se come dice uqbal non è certo un cuor di leone, anche se ha parecchi difetti. mi piace essenzialmente perché lo trovo un genuino, uno che ci crede, uno che ha studiato ed è preparato ed è stato appunto un “buon ministro” ma non si è montato la testa ed è rimasto un uomo del popolo, mi piace per il suo essere semplice e ruspante, ma cmq non sempliciotto. insomma apprezzo, ciò che popolino definisce il suo tratto umano e apprezzo perfino la sua retorica popolaresca, che però diversamente da popolino non trovo finta (lui parla davvero così).

    insomma trovo che la persona, per tutti questi motivi, sia distante anni luce da d’alema, e pure da veltroni, che entrambi e per ragioni diverse sono molto più distaccati e lontani dal popolo.

    insomma bersani non è certamente un genio, né uno che ha intuizioni particolarmente rivoluzionarie sul piano politico. però è una brava persona, competente, onesta e intelligente, capace di parlare alla gente con sincerità (sincerità!) e di farsi capire. tutti aspetti che credo ne potrebbero fare un bravo presidente del consiglio. un buon meccanico che può rimettere in moto una macchina sfasciata.

    mi accontento di poco? beh a me non sembra così poco, visto quello che il convento ha passato alla guida del paese negli ultimi 15 anni.

    Carlo M
  17. A me leggendo queste cose pare di vivere in un altro mondo: quello del nichilista.

    Stiamo ancora a parlare dell’esistente e di ciò che Bersani potrebbe,forse, se,..?

    Così mettiamo il niente al centro.

    Le alternative ci sono, non solo Renzi, e anche con Renzi. Lo sappiamo già che Renzi perde se è lasciato solo.

    Questo è il punto. Lo zoccolo duro si convince come ha fatto la meglio gioventù in occasione degli ultimi referendum: convincendo i genitori ed i nonni ad andare a votare.

    Percentuali bulgare si ottennero.

    Piuttosto cominciamo a parlare di programmi: Civati e Renzi . 10 cose e 100 proposte.

    L’alternativa c’è già. Si tratta solo di organizzarla.

    Altra questione: le primarie. Vogliamo lasciare il pallino a Bersani? No?

    Perchè non prendere noi il pallino in mano e mandiamo 100.000 twitter a Bersani per le #primarie? Se abbiamo paura di contarci, allora lasciamo perdere tutto e vada Bersani e si tenga la Bindi, così i giovani saranno contenti. (e anche Grillo)

    angelo d’anna- Bologna

  18. la cosa più incredibile di questo post è che cosseddu, blogger noto solo perché parla male del PD per professione, faccia parte della direzione nazionale del PD. o almeno la frequenti.

    o c’è qualcosa che non va in cosseddu o nel PD. o, più probabilmente, in entrambi.

     

    gianluca
  19. o forse una delle poche cose che ”vanno” nel pd è che non cacci chi cerca di migliorarlo.

    cham
  20. Carlo M

    A me la tua immagine di Bersani sembra oleografica  (“è rimasto un uomo del popolo”…dàiii!). Se mi permetti, il tuo “immaginario” non sembra quello di chi cerca un governo efficace e capace, ma una sorta di vaga rassicurazione. Fatta salva l’onestà, che è imprescindibile per tutti, l’immagine dell’uomo del popolo bonario e genuino (nb: lo dicevano anche di Berlusconi e di Riccardo III), ruspante e semplice rimanda ad una figura paterna più che ad un politico.

    Io invece vorrei qualcuno le cui intuizioni politiche siano puntute ed efficaci e che sappia portare a casa il risultato, rassicurante o no che sia.

    uqbal
  21. migliorarlo. capisco.

    ad esempio parlando cosi del segretario del suo partito:  ”non sosterrò Bersani, non voterò Bersani, non potrei mai, non lo farò mai”

    mi sembra la strada giusta, quella seria e costruttiva.

    nei partiti seri, sì, quelli spesso citati a sproposito e con rimpianto, se un dirigente diceva in pubblico una frase del genere veniva cacciato senza esitazione. o almeno smetteva di fare il dirigente. giustamente

    gianluca
  22. Gianluca, la validità dei tuoi argomenti si evince dalla precisione delle cose che dici. Infatti, io non sono membro della Direzione Nazionale.

  23. Nei PD che ci hanno venduto cinque anni fa Bersani non era che un buon amministratore, magari un ottimo ministro ma nulla più, non cui insomma che avrebbe portato la rivoluzione riformista che questo paese non ha mai avuto.
    Oggi che Bersani convochi le primarie aperte per chiudere problemi aperti con l’oligarchia sei vari D’Alema e compagnia bella è credibile, ma è incredibile pensare che questo serva a cambiare il PD… Bersani è parte di quell’oligarchia, e se ai Veltroi sostituisci gli Orfini, i lacchè servili che si fanno chiamare giovani turchi, non cambi le cose, abbassi solo l’età media e nulla più.
    Il PD vero non è mai nato e la colpa è in minima parte dei vecchi leoni, ma in grandissima parte di quei pseudo giovani che si accodano ai potenti e invece di ringhiare cominciano a scodinzolare in attesa del proprio osso.
    Bersani è probabilmente una brava persona, ma io non sono un prete e quel che cerco è magari un figlio di puttana capace di cambiare questo Paese

    Matteo Bastianelli
  24. Ciao Paolo, infatti ho scritto “o almeno la frequenti”.
    Altrimenti non mi spiegherei quella dettagliatissima descrizione che segue alle parole “quando in direzione nazionale l’ho sentito.. Ecc ecc”.

    A meno che tu non abbia vivissima immaginazione. E allora ti farei le scuse e i complimenti perche’ non sarebbe un post di analisi politica ma un capolavoro di surrealismo

    gianluca
  25. Che posso dirti? Denunciami ai probiviri, dai. Ci divertiamo.

  26. Bersani vince facile, perchè sostanzialmente è l’unico dei due di centrosinistra : Renzi, non ha niente a che vedere con quello che il PD è, come elettori e come militanti.
    Renzi è un liberista, che dovrebbe essere nel campo avverso, dove spero che vada dopo che ha perso, e possibilmente prima …l’occasione potrebbe essere il saltare delle primarie all’aprirsi della crisi in estate, cosa in cui io spero).

    quanto a quelli  -quelli della mozione marino -che avevano scambiato la fusione tra PCI-PDS-DS e sinistra DC, come una sorta di partito radicale di massa, mi augurino decidano di costruirsi una forza loro e autonoma,
    E’ bene che i liberisti, liberali, libertari, in parlamento ci vadano coi loro voti e non con quelli dei comunisti.

    marco
  27. ciao paolo,

    solo una domanda piccola su un dettaglio piccolo che però mi serve a capire come ragioni.

    se i modi di dire di bersani sono “fintamente popolareschi” come mai la base più popolaresca del Pd li apprezza?
    è “fintamente popolaresca” anche lei?

    non penso esista un compendio definitivo e universale dei modi di dire autenticamente popolareschi. forse dunque, mi azzardo a dire, è popolaresco quello che piace alla componente più popolaresca della nostra simpatica comitiva sociale.
    o no?

    io col tempo ho imparato a convivere con le incredibili contraddizioni di un partito che, fondamentalmente, non sopporta se stesso.
    credo che, alla fine della fiera, sia quello più simile alle contraddizioni stesse della nostra società, così ingarbugliatamente articolata. il fatto che la stessa esistenza del Pd sia un disperato (e spesso disperante) tentativo di arrivare a una sintesi di culture è uno dei motivi principali che mi fanno restare dentro, nonostante non lo ami neanch’io.

    bersani, per come la vedo, è quello che è riuscito a tenere insieme le cose al meglio (perché i grandi partiti popolari questo dovrebbero fare: tenere le cose insieme e spingerle collettivamente in una direzione che non è mai quella precisa in cui saremmo andati ciascuno per conto proprio).
    bersani, dicevo, riesce (faticosamente e pagandone un prezzo alto in termini di prestigio e credibilità personali, perlomeno presso alcuni livelli di sensibilità politica) a tenere le cose insieme: quel che resta dell’anima più popolaresca del partito con quelli che dell’anima popolaresca del partito non sanno che farsene. non la frequentano, non la capiscono e un po’ se ne vergognano pure.
    però sanno dirti con precisione quando un modo di dire è popolaresco e quando non lo è.

    alla fine è buffo.
    perché anche chi sa mettere all’indice efficaciemente le insanabili contraddizioni del Pd,  spesso è contraddittorio in modo insanabile.
    è il Pd, bellezza.
    prendere o lasciare.

    mauro
  28. ho lasciato

    brrr
  29. Io mi riferivo semplicemente al fatto che a volte i suoi modi di dire sembrano composti all’impronta, come se, mentre parla, avesse in testa una serie di bussolotti ognuno dedicato a una categoria – bestie, piante, luoghi, cibi, minerali, insetti e pianeti, per dire – da cui pesca sul momento mettendo insieme un modo di dire che sembra popolare, mentre invece lo ha appena inventato. La mia osservazione era quindi linguistica, non sociologica, ciò detto il tuo commento è molto interessante.

  30. aggiungo solo un’ultima considerazione, che serve a motivare a me stesso prima che agli altri, perché alla fine – con tutti i mugugni del caso – sostengo e sosterrò bersani.
    civati recentemente ( e un po’ polemicamente) sul suo blog lo ha definito così: “Il segretario di tutti, il candidato di alcuni e il sostenitore di un governo di cui una parte consistente di democratici (soprattutto bersaniani) platealmente diffida”.
    probabilmente pippo non se n’è accorto ma ha fatto il ritratto di uno statista vero.
    prova infatti a sostituire la parola “segretario” con “premier” e dimmi se non è quello che servirebbe a questo Paese (ammesso e non concesso che bersani interpreterebbe il ruolo di premier come interpreta quello di segretario).
    un premier di tutti (autorevolezza), rappresentante di alcune istanze politiche (determinazione) e sostenitore di una linea di governo di cui una parte consistente della sua stessa parte politica platealmente diffida (indipendenza).

    attenzione: non dico che bersani sia tutto questo.
    dico solo che anche chi lo vive da sempre con esplicita diffidenza politica, lo descrive così.

    chiudo con un’enormità: solitamente quando quelli come bersani tolgono il disturbo (in un modo o nell’altro), poi mancano a tutti.

    ciao e grazie per l’ospitalità.

    mauro
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  32. Caro Mauro mi  hai fatto capire perche’ sono nel P.D. Domenica sono andato a rinnovare alcune tessere .Dopo l’incazzatura iniziale la tessera e’ stata rinnovata.Dove voi che andiamo e’ stata la giustificazione. Alle prossime incazzature rispondero’ con le tue argomentazioni. D.O.

    D.O.
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