23 MARZO 2013

Come fa Obama a fare le cose che fa Obama

Premesso che ovviamente questo non è certo un paragone, e che le cose sono un po’ più complicate di così, negli Stati Uniti un Presidente democratico e un Congresso repubblicano o viceversa (o almeno per la metà) è quasi sempre la norma. I casi di presidenza e Congresso dello stesso colore sono stati relativamente pochi nella storia americana (ad esempio, il primo biennio di Obama, ma la pacchia è finita alle elezioni di metà mandato, con l’avvento del Tea Party). E quindi, come diavolo fanno a governare?
Per prima cosa, negli Usa non c’è il voto di fiducia: il sistema elettorale e istituzionale è diverso, il Presidente è eletto direttamente (coi grandi elettori, ma ci siamo capiti), e dal momento in cui giura è nel pieno dei suoi poteri. Se un Presidente democratico ha bisogno di far passare un provvedimento in un Congresso repubblicano, ogni volta va alla conta. A volte trovare l’accordo è più semplice, altre volte il Congresso è particolarmente polarizzato (è così da un po’ di anni, sempre per via del Tea Party) e provvedimenti molto importanti arrivano fino alla paralisi del sistema, prima di definirsi in un accordo, come ad esempio è successo col Fiscal Cliff. In genere, quando la questione è di importanza nazionale, il Presidente si rivolge direttamente agli americani, e cerca di generare pressione sul Congresso attraverso l’orientamento dell’opinione pubblica. Spesso gli elettori vengono invitati a scrivere direttamente ai loro rappresentanti, e non di rado finisce che repubblicani votino leggi democratiche, e viceversa. Poi, certo, il Presidente ha poteri enormi, e uno spazio d’azione tutto suo, ma di fatto, su tante questioni fondamentali, da duecento anni quello che loro stessi definiscono come il Leader del Mondo Libero è condizionato dalla sua capacità di far passare delle cose a dispetto di un Congresso che non controlla quasi mai. Questo nel Paese più grande, potente e importante del mondo.

Ok, fine della prima parte del pippone. Seconda parte, l’Italia. In Italia è tutto diverso, per certi versi opposto, ma più incasinato. Il Presidente del Consiglio è scelto in teoria dai cittadini, ma in pratica dal Parlamento. Che è già una contorsione notevole. Conta molto molto meno di un presidente eletto direttamente a capo dell’esecutivo dal popolo di un Paese, appunto presidenzialista. Ma, mentre in America non è vincolato ai destini del Congresso, perché il Congresso può essere di qualsiasi colore senza che questo lo metta minimamente in discussione, in Italia Governo e Parlamento devono essere espressione della stessa maggioranza. A meno che una maggioranza non ci sia: come ora, tipo.
E quindi? E quindi le strade sono quattro, le chiameremo modello neutro, modello italiano, modello Scilipoti e modello americano.

Nel modello neutro, se i numeri sono questi, c’è poco da fare, si deve tornare al voto. Ma c’è un piccolo problema, anzi due: primo, con questo sistema elettorale, cambierebbe l’ordine dei fattori, ma non il risultato. Noi arriveremmo probabilmente terzi, primo e secondo posto se li giocherebbero Berlusconi e Grillo, nessuno prenderebbe la maggioranza in enrambe le Camere, saremmo al punto di prima. Alcuni sondaggi dicono che con Renzi il Pd sarebbe invece in grado di vincere, ma credo che comunque sarebbe una campagna a rischio empasse, di nuovo. Secondo, la verità vera è che nessuno vuole tornare a casa: non noi, non il M5S, nemmeno Berlusconi. Se la fiducia fosse data con voto segreto, questo parlamento esprimerebbe la più ampia maggioranza della storia repubblicana. Sfortunatamente non è così.

Allora elezioni? No, nessuno le vuole. Piuttosto il modello italiano, ovvero le larghe intese, il governo tecnico, di transizione, il governissimo, chiamatelo come vi pare. Anche qui, c’è un problema, anzi due. Primo, che Bersani e una parte del Pd non ne vuole sentire parlare, e per fortuna. E c’è il piccolo dettaglio che è vero che il Pd non ha la maggioranza, ma è pure vero che senza il Pd non c’è maggioranza, anzi semplicemente il problema si sposta dal Senato alla Camera. In questo a Bersani bisogna riconoscere un merito mica da ridere, tra tanti motivi fondati per cui invece andrebbe sculacciato: che il baluardo contro l’ipotesi di governare con Berlusconi è lui. Se lui va a sbattere, da Letta ai veltroniani ai renziani all’infausto Presidente della Repubblica, se lo mangeranno vivo, e ci sarà l’accordo con Berlusconi. Spiace dirlo, ma è così. E nel caso sarebbe poi da vedere cosa resterà del Pd, perché poi ci sarebbe da tener presente il secondo problema: che la nostra base, i nostri elettori, non ne vogliono sentir parlare. Con ragione da vendere, perché questa è una soluzione spacciata nel nome della governabilità, che in realtà non risolve proprio niente. Non serve andar lontano per vederlo, basta guardare al governo Monti ancora in carica.

In attesa di capire se dovremo o meno morire col modello italiano, il dubbio che abbiamo tutti in queste ore è che in realtà si stia andando verso il modello Scilipoti. Che è il più viscido, e si capisce sin dal nome: in assenza di numeri, del tutto casualmente (sì, ciao) un po’ di peones si staccano da partiti altri e creano improbabili accozzi tipo Grande Alleanza della Minchia Fritta. E poi si governa sotto il ricatto continuo dei minchioni fritti. Una roba che non si può guardare, e che in prospettiva crea ai suoi autori gli stessi danni derivanti dai vari governissimi, si vedano i precedenti delle nostre maggioranze per modo di dire sostenute da Cossiga o da senatori a vita ma più vicini alla morte. Di nuovo, in questo scenario le ipotesi sono due: se Bersani conta di prendere la fiducia sfruttando le dinamiche di un Parlamento in cui, come detto prima, anche se inconfessabilmente in realtà nessuno vuole andare a casa, è un conto. Se pensa di considerare l’accozzaglia come maggioranza di Governo, è pazzo, e ogni volta che la metterà alla prova avremo i giornali che contano i presenti, e staremo appesi finché l’esile filo non si spezzerà – in genere succede piuttosto rapidamente – e alle elezioni successive a spezzarci saremo poi noi.

Resta solo il modello americano, che nessuno, nessuno tra i grandi opinionisti sta prendendo in considerazione, perché è una cosa lontanissima dalle nostre prassi e abitudini culturali (e siccome nessuno lo dice, ovviamente, mi assumo la responsabilità che quanto scrivo sia smentito). Il modello americano prevede di limitare gli accordi al minimo, e di forzare le divisioni altrui in base alla pressione esterna, quella popolare, per superare questo scoglio maledetto della fiducia. Non perché poi si progetti di governare con la Lega o coi fuoriusciti del Pdl, ma perché molto più banalmente noi vogliamo governare, loro non vogliono tornare al paesello, e stop. Perché i grillini fanno i duri, ma un po’ il peso lo sentono pure loro. E poi? E poi si porta la sfida su un piano completamente diverso, quello dell’opinione pubblica: when in trouble go big (e non, come va di solito qui da noi, when in trouble go bitch). Senza porre voti di fiducia dopo aver incassato la prima e unica davvero necessaria, come qualcuno aveva scritto giorni fa, e superando la prassi dei governi sostenuti a botte di voti ottusamente di maggioranza che ha contribuito a rovinare questo Paese. Presentando un governo di alto profilo, e riforme per una volta vincolate non agli accordi al ribasso, ma indiscutibili. Evitando di scrivere una legge anticorruzione di merda perché altrimenti Berlusconi non la vota, ma scrivendone una inappuntabile persino per Travaglio, spiegandola agli italiani, e poi lasciando al M5S la decisione se votarla rispettando il principio che loro stessi si erano dati – quello secondo cui le buone idee non sono di destra né di sinistra – o di bocciarla per mero calcolo politico che dovranno poi spiegare loro, ai loro elettori. E saremo noi, a quel punto, che una buona volta potremo rinfacciare a qualcun altro che si potevano cambiare le cose e non l’hanno voluto fare.

Quanto è possibile che si realizzi l’ultimo modello a discapito di tutti quegli altri, molto più consueti? Io me lo auguro, ma di certo i precedenti non sono favorevoli, e la strada è strettina. Detto questo, tra vari tipi di disastri assolutamente annunciati, per una volta potremmo anche provare qualcosa di diverso. Tanto, a questo punto, perso per perso… E poi, con tutto il rispetto, e con tutte le proporzioni del caso: se lo fa Obama, e Obama dopotutto è Obama, malgrado il fatto che campa così da anni, e campa mica male, beh: perché no?

  1. “Questo nel Paese più grande, potente e importante del mondo” ahahahaha: non è più così da un po’. Inoltre questo senso di inferiorità nei confronti degli Stati Uniti non ha senso di esistere, non ha mai avuto senso di esistere…sono la nazione meno democratica in senso sostanziale tra quelle occidentali: il loro livello di povertà non esiste (non so per quanto ancora) al di qua dell’Atlantico. Noi europei in questo siamo stati superiori, almeno fino alla crisi europea. Tra l’altro nel sistema americano sono presenti molti aspetti degenerativi della democrazia (un esempio: l’elezione da parte del popolo di magistrati e giudici…dai per favore).

    Poi: noi eleggiamo il parlamento e non scegliamo assolutamente il presidente del consiglio; si chiama forma di governo parlamentare e c’è una ragione per cui nei paesi a democrazia avanzata è di gran lunga la via prescelta: a parte Stati Uniti (su cui vedi su) e Francia (dove tra l’altro si ha un sistema misto) tutte le altre nazioni europee adottano il modello dell’elezione diretta dei parlamentari. E sinceramente è giusto così: è il parlamento che dovrebbe rappresentare l’organo costituzionale più importante ma per varie ragioni l’ “attenzione” si è spostata sull’esecutivo. La scelta del candidato premier è una novità introdotta proprio nel porcellum (credo) e lascia il tempo che trova: non ha caso il pdl si è presentato alle ultime elezioni senza scegliere il candidato premier e così il m5s (che anzi non l’hanno detto manco durante le consultazioni ahaha).

    Spostarsi verso un sistema presidenziale in Italia riproporrebbe nel nostro paese quel che in passato successe in vari stati del Sud America.

    gian
  2. Sì Gian, l’ho fatto pure io il corso da costituzionalista a dispense. Detto questo il pezzo parla d’altro. E non parla nemmeno di americanismo versus antiamericanismo. Ma vedi tu.

  3. Sono d’accordo, ma il primo passo (indietro) lo deve fare Bersani, come si era detto: proporre un primo ministro terzo, giocando sull’effetto sorpresa. Altrimenti, per quanto bene uno possa muoversi, non se ne esce.

    Luca
  4. spiegami quel titolo allora :D . p.s. se hai fatto il corso di costituzionalismo a dispense son felice per te ;) . e definirmi antiamericanista solo perché cerco di mettere le cose nella giusta luce è un po’ da prevenuti.

    gian
  5. “When in trouble go big” è la filosofia vincente della vita. E ringrazio sempre Francesco Costa che me l’ha fatta scoprire

  6. Pingback: Il popolo e il popolino | GianlucaBriguglia I'm no Jack Kennedy

  7. di fatto il modello “americano” che proponi sarebbe un modello Scilipoti (perché qualcuno la fiducia per partire te la deve pur dare, se i M5S continuano a bimbominkiare), ma con “dignità”, legata al fatto che poi non si chiedono più altri voti di fiducia e si governa come si deve governare.
    E però in Italia esiste anche la mozione di sfiducia… Mettiamo che berlusconi e i minkioni fritti la chiedono per non far passare una legge anticorruzione. Chissà che farebbe il M5S a quel punto.

  8. speriamo tutti in un modello Obama, anche se necessita di un avvio modello scilipoti.
    E poi si naviga a vista, emozionante.
    (comunque per lavoro sto riflettendo parecchio su sistemi presidenziali e parlamentari, secondo me non esiste un modello che sia sempre il migliore)

  9. Non esiste un modello migliore, ma esiste un modello più adatto alle caratteristiche politiche di un paese. Secondo me, il nostro sistema politico si avvicina molto a quello francese,quindi il sistema più adattabile è il loro. (modestissima opinione)

  10. parlavo in termini di incentivi a fare bene, non rappresentanza politica comunque

  11. Premesso che io non ho sentito con le mie orecchie Renzi dire che vuole il governissimo, anzi, e che degli esegeti del pensiero Renziano come la Meli sul Corriere mi fido come mi fido di Brunetta ( più o meno), dico che se un governo Bersani nasce con i voti della Lega e/o del pdl, noi siamo fottuti. Prima ancora dell’anticorruzione, dovrebbe presentare una legge con i controcazzi sul conflitto d’interesse ma è praticamente impossibile perché se Bersani ottiene la fiducia con quei voti lí vuol dire che c’è stato il bacio della morte e quindi mi aspetterei di tutto per il presidente della repubblica e per il programma. Per me, l’unica è il piano C di Civati ma per un governo che non duri più di un anno per fare poche e chiare cose (inutile ripeterle). Ma, a dispetto del mio nome, sono pessimista e temo l’inciucione…a quel punto, mi dò al bricolage.

    L'ottimista
  12. Non ce l’ho con te, ma succede sempre che se scrivi la parola “Renzi” arriva uno che comunque commenta quella, anche se persa in un pezzo da ventimila battute. Che i renziani siano favorevoli più o meno chiaramente al governissimo lo deduco dal fatto che lo ha detto Delrio, lo hanno detto un po’ di parlamentari d’area, in pubblico e in privato, e pare che l’abbia detto pure lui a una tv locale,ma questo l’ho solo letto su Fb, non l’ho sentito personalmente e quindi magari non è vero.
    Quanto al resto, provo a metterla diversamente: il cdx non ha nessuna intenzione di votare le nostre cose, al limite parteciperebbe a un governo condiviso (che è una cosa ben diversa) e secondo me Bersani non ha intenzione di diluire per farle piacere al cdx. Ma nessuno dei due vuole andare a casa, e quindi può succedere che al momento della verifica la fiducia salti fuori come per magia, e pare strano ma è tutto qui. L’inciucio è un altra cosa, l’inciucio è un accordo. È magari il problema è Bersani, ma dopotutto Bersani qualche ragione nel voler i provare lui c’è l’ha. Mi fanno sorridere i fan del piano C che spuntano in queste ore, mi sembra di vederci l’ansia di assicurarsi che Bersani venga messo da parte, perché se per caso riesce a fare il governo, anche se adesso pare assolutamente fottuto, beh, chi può dirlo?

  13. sicuri che nel modello  Americano ( sempre che si trovino i voti per la 1a fiducia ) il parlamento riesca ad approvare leggi come quella sul conflitto d’interesse o sulla corruzione nonostante  il prevedibile  ostruzionismo del PDL ?  per me si finirebbe in stallo dopo poche sedute ….

    matteo
  14. Su Renzi era solo una premessa. Se fosse vero, non avrei problemi a dimettermi da suo sostenitore. Sul resto, credo poco a un pdl che ti vota gratis e poi cmq secondo me loro un certo interesse a votare a breve possono averlo. Mi incuriosisce capire la direzione di lunedí a cosa sevrve. sento puzza di cambio di linea. Su bersani vs piano c io lo penso da tempo ma conta poco. Ciò che conta e dovena rigor di logica tu sbagli secondo me è sul diritto di pigi. Numeri alla mano, bersani non ha la maggioranza nelle due camere e napolitano poteva benissimo rifiutargli l’incarico. Mi sa tanto di passo obbligato. Se si vuole governare col m5s ce ne vuole un altro, se si opta per pdl/lega va bene lui ma onestamente alla fiducia che salta fuori per magia senza accordo ci credo come credo alle profezie di casaleggio. Stanno giá chiedendo un presidente della repubblica a loro gradito e concessioni alla lega su macroregione e leggo che il conflitto di interesse potrebbe essere cancellato dagli otto punti.
    Io non conto un cazzo ma dopo la campagna elettorale che ha fatto e iil risultato che è riuscito a ottenere, per me Bersani non può fare nemmeno l’amministratore del mio comdominio. Poi magari governa da dio ma ha leccato il culo a grillo dopo avergli dato del fascista e ora guarda altrove. Ha fatto bene solo con Boldrini/grasso ma tu sai meglio di me come sono nate quelle candidature. Mi sbaglierò ma temo la dalemonata sul finale…

    L'ottimista
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  17. comunque ha ragione quello che, come te, ha fatto il corso di costituzionalista in dispense. in italia, a differenza che negli stati uniti, il governo per esistere ha bisogno che qualcuno gli voti la fiducia. senza quella, l’ipotesi obama – anche volendo – non si può fare.

  18. Nonuna, ma io non l’ho scritto? Mi pareva di sì.

  19. E’ un bell’esercizio di scienza politica, ma temo che sia irrealizzabile per la natura stessa del nostro ordinamento costituzionale. Sarebbe, certo, un modo trasparente per governare con un governo di minoranza, ma la fiducia presuppone una maggioranza e questa, visto l’indisponibilità dei 5 stelle, non può che avvenire con un voto del pdl o una sua astensione. 
    Visto che nessuno vuole tornare a casa, questo sarà l’esito quasi certo. Su questo sono d’accordo con te. Ma non ci trovo nulla di buono in una scelta simile chiunque la sostenga. Cercheranno di mascherarlo in tutti i modi, ma i numeri sono numeri. Se lo farà Bersani, come a questo punto credo, o un altro poco importa. Se si legge oggi l’editoriale de “L’Unità”, si capisce che siamo al quasi:” Contro ordine, compagni!”.
    Si arrampicheranno sui vetri per giustificare una gesto simile, ma non credo che riusciranno a convincere molti. In questi giorni, visto anche che domani ci saranno le primarie nel mio comune, sto sentendo molti nostri elettori e una cosa del genere sarebbe una catastrofe, altro che congresso, altro che tesseramento e cambio generazionale. Lo scrissi o te lo dissi poco dopo il voto, siamo in cul de sac e la via d’uscita non possono che essere le elezioni che, d’altra parte, potrebbero essere una sciagura per il paese. Ma, a mio modestissimo avviso, anche un governo sostenuto con i voti o l’astensione del Pdl o di qualche alchimia parlamentare sarebbe una catastrofe per il paese.
    E poi chi lo decide? Il gruppo parlamentare? La direzione? L’assemblea nazionale? Gli iscritti? Troverei ancora una volta vergognoso che una decisione simile non passasse attraverso una consultazione della base. Chi ha votato Pd non lo ha fatto per veder nascere un governo sostenuto, apertamente o meno, da Scilipoti, Gasparri, Cicchitto, Santanché e tutta quella roba lì…dimenticavo Formigoni.
  20. Come s’inserisce in questo ragionamento la repentina convocazione della Direzione per lunedì?
  21. Moreno, nello scenario che descrivo io non è “un governo sostenuto da”, tutto qui. Un “governo sostenuto da” presuppone un accordo, e che poi l’azione di quel governo sia appunto “condivisa”. Non credo sia così, perché se è così allora hai ragione tu. Se invece ho ragione io, tu penserai lo stesso quello che pensi, perché comunque non ci sarà verso di farti credere quanto dico… E questo effettivamente è un problema.

  22. Impossibile.
    Non esiste una legge inappuntabile anche per Travaglio.

    Basta che una legge sia fatta dal PD e farà per forza schifo.

    Non si riesce a trovarci qualcosa di brutto? Lo si inventa. Come ha sempre fatto anche su cose ineccepibili fatte finora da governi di ogni colore.

    Perchè a volte le leggi prevedono cose che sono difficilmente spiegabili ai “non adetti ai lavori”, basterà allora gridare allo scandalo per scandali che non ci sono (come ha sempre fatto Travaglio appunto) e poi la colpa cadrà sempre sul PD.

    Il PD è sulla graticola, farà bene a decidere in fretta se andare subito ad elezioni o accettare la polpetta avvelenata del Pdl

    Giovanni
  23. Ma tu che sei membro, di grazia ci sai dire qual è l’ordine del giorno della direzione di lunedí?

    L'ottimista
  24. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 23.03.13 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  25. Volevo solo dire che a leggere l’articolo mi hai ammazzato dal ridere. Complimenti! ;-)

    Daniele Di Rubbo
  26. Bel pezzo. Penso che se Bersani provasse davvero ad adottare il modello americano a prescindere da come andrà a finire potremo riconoscergli di aver fatto tutto il possibile. Se ce la facesse, un governo basato su questo meccanismo potrebbe avere effetti positivi pure sulla discussione politica, che riporterebbe al centro il merito degli argomenti e non le solite alleanze ed alchimie.

    Ti segnalo un “anno” al posto di “hanno” alla fine del penultimo capoverso.

    Antonio
  27. Non sono membro della DirNaz, sono membro dell’Assemblea. In Direzione ci vado, quando capita, ma come ospite.

  28. Il modello americano alla fine, per assurdo che possa sembrare, mi sembra l’ipotesi più ragionevole (nella situazione data). Ma ci vedo un problemone iniziale. Che non è il primo (e unico) voto di fiducia. Tra qualche voto a favore fuori dal centrosinistra e qualche assenza (in)giustificata potrebbe anche saltare fuori. No. Il Problema è che se c’è questa fiducia iniziale oppure lo si scoprirebbe solo al momento del voto in senato, èprima non sarebbe dichiarata né tanto meno certa. E per arrivare in parlamento a chiederla quella fiducia iniziale bisogna che prima presdinete del consiglio e governo siano in carica, cioè che Napolitano li abbia “benedetti” e fatti giurare. Ecco questo mi sembra lo scoglio più grosso. Temo insormontabile.

    FaustoB
  29. d’accordo su tutto, in particolare con l’espressione “l’infausto presidente della repubblica”!

    Jacopo