27 NOVEMBRE 2010

Lavoratori ≠ Sindacati

dilbert-5382Premessa: ognuno è libero di fare come crede. Nel Pd, poi, come è noto, il problema non si pone, vige la sola regola (di cui io pure sono stretto osservante) "litiga, e fa quel che vuoi", per cui: alcuni suoi importanti dirigenti nazionali vogliono andarci? Vadano. Ci vogliono andare altri, gli iscritti e i militanti e i simpatizzanti? Prego. Ci va anche Vendola? Si accomodi, credevo fosse innovazione invece era la solita roba ma, ehi, non c'è problema.
Io però non ci vado, alla manifestazione della Cgil. Non solo perché, come ho già scritto altre volte, in piazza sono un po' a disagio. Posso fare uno sforzo – e l'ho fatto per la prima volta quest'anno – se si tratta di festeggiare il primo maggio, una ricorrenza simbolica che rispetto (a patto che non sia mero simbolo, cosa che invece…). Ma a una generica manifestazione nazionale della Cgil – e vale pure per gli altri sindacati – io non ci vado, mi spiace. Neanche per festeggiare Susanna Camusso che prende il posto del grigio Epifani. L'ho conosciuta quest'estate, e non l'ho sentita dire – neppure sollecitandola – nessuna delle cose che avrei sperato di ascoltare: buon lavoro, ci mancherebbe, ma è tutto.
Bon, adesso che ho pubblicamente commesso quello che per una persona che si propone di fare politica nel centrosinistra italiano è l'equivalente di un harakiri, già che son qui spiego pure perché. E ce ne sono, di ragioni.
Tanto per cominciare, io non credo che sia sano, continuare a mischiare le due cose: i partiti e i sindacati, intendo. Nel caso del Pd, la ragione prima sta nel suo voler essere – magari – forza di governo. Il vecchio Pci sapeva di esser destinato a un'eterna opposizione, e quindi poteva anche permettersi di bearsi del suo esser partito dei lavoratori. Posto che lo fosse per davvero, perché mi risulta molti lavoratori votassero Dc. Poi, sapete, il muro di Berlino è venuto giù, badabàm, il Pci ha superato il comunismo – con sorti non tanto magnifiche ma progressive – e, se oggi davvero vuole guidare il Paese, cambiarlo dal ponte di comando e non da quello di fronte, deve rassegnarsi a calarsi nell'interpretazione di una società che è necessariamente più ampia, ma moltissimo più ampia di quella rappresentata dai lavoratori, anzi della subcategoria dei lavoratori iscritti a un sindacato, anzi del sottoinsieme dei lavoratori iscritti alla Cgil, appunto (ma esclusa la Fiom, che quella per il Pd è già troppo in là). Altrimenti, semplicemente, non le vinci mica, le elezioni. Perché in Italia non ci sono 30 milioni di cgiellini, e auguro loro ogni bene ma dubito ci saranno mai.
E allora come si fa, a "calarsi nell'interpretazione di una società che è necessariamente più ampia", a rappresentare un'Italia più variegata, infine a vincere queste benedette elezioni? Berlusconi e Bossi, da tipo 16 anni, fanno così: parlano direttamente agli individui. Se ne fottono allegramente di suddividere gli italiani in scatole, gli industriali qui, gli operai lì, le casalinghe mettimele laggiù che ci penso dopo. Hanno con l'elettorato un rapporto diretto – e certo le tivù in queste sono state determinanti, ma sarebbe stupido pensare che sia l'unico motivo – e dicono loro cose che, facciamocene una ragione una buona volta, interessano loro più di quelle che sentono dire dagli altri, quelli che fanno la manifestazione con la Cgil e inneggiano ai lavoratori pensando così di tradurli automaticamente in voti. E molti lavoratori, invece, votano Bossi, o Berlusconi. E pure molti industriali. E molti professionisti, molti artigiani. Dio santo, persino molte suore e molti immigrati. No, dico, gli immigrati che votano Lega: non so se rendo l'idea. Come diavolo fanno, a convincerli?
Lo so, sto fissando l'abisso, e la storia insegna che non bisogna, sennò poi l'abisso fissa te. Sto dicendo che a questa visione di massa, di popolo, così poetica, così piena di fratellanza implicita, si sostituisce l'individuo preso in considerazione in quanto tale. Che è brutto persino dirlo, perché da individuo uno subito ricava individualismo, una roba bieca. Però guardate che è interessante, un progetto politico che riesce a sedurre le persone e – contestualmente – a incularsi le categorie a cui appartengono, quasi tutte in verità. E' la fascinazione del male, l'attimo in cui butti lo sguardo su Malebolge e, appena prima finire infilzato dal forcone, non puoi fare a meno di pensare: però, notevole.
Ora, un tot – un grosso tot – dei lettori abituali, qui, starà pensando: ecco un berlusconiano. Non sarebbe nemmeno la prima volta, non posso dire altro se non di vederla un po' come vi pare. Intanto, mio modesto parere, da questa cosa non si torna più indietro, ed è quindi perdente – anche se confortante, per alcuni – continuare a rivolgersi al mondo come se fosse diviso in quei vecchi contenitori, sempre più vuoti. Credere nella fiaba bella ed edificante dei lavoratori di sinistra, nei padroni di destra, nell'unicorno bianco anche detto elettorato moderato, nei cattolici centristi, insomma in tutte quelle cose di cui si continua a raccontare intorno al fuoco mentre quegli altri, gli avversari, in 16 anni non le hanno mai nemmeno citate, però in compenso hanno messo le mani su tutto.
Se si vuol vincere – e a me piacerebbe, sapete – bisogna tirar giù dal pero un po' di fatine dei denti: e quindi, ad esempio, ammettere che ci sono altre categorie sfigate, in Italia, oltre agli operai. Che ci sono tanti, gente, davvero tanti impiegati pubblici fancazzisti, a tutti i livelli della macchina pubblica, e che non è giusto siano mantenuti dal nostro debito pubblico perché altrimenti, poverini, non avrebbero posti in cui far la calzetta, e se uno sostiene il contrario significa che non si è mai trovato di fronte a uno sportello (dove cazzo vive, beato lui?). Che ci sono anche artigiani e commercianti che non evadono il fisco, e magari bisognerebbe dar loro una mano, invece di schifarli. E che – tremo a dirlo – ci sono persino imprenditori etici. Sissignore, etici, nel senso vero e proprio del termine.
C'è un mondo intero, e sono ovunque visibili purché si guardi tenendo gli occhi aperti, di persone – persone – da rappresentare, e altrettante di cui si farebbe volentieri a meno, semplicemente restando fedeli ai valori in cui diciamo di credere: ed è questo che dovrebbe fare un partito che ambisce a governare. Non per questo schierandosi con Marchionne, perchè sono certo esistano schemi più sottili di buoni/cattivi, e magari evitando di scegliere, per fare il beau jeste, proprio uno come Calearo: sono pure abbastanza sicuro che in giro ci fosse molto di meglio, e se serve al prossimo giro persino io sarò in grado di fare un paio di segnalazioni a chi deve comporre le liste.
Anche perché altrimenti non solo vincono sempre gli altri, ma su 'ste cose prima o poi ci si spaccherà di brutto, e non sarà un bello spettacolo: in parte è già avvenuto, e guardate un po' che casino di Paese ne è venuto fuori. Perché vedete, alla fin fine, un altro motivo per cui io alla manifestazione della Cgil non ci vado, è perché a me, la Cigil – dove pure ho un paio di amici che stimo, e con cui, incredibile ma vero, collaboro – non mi rappresenta. Esattamente come, per dire, Bersani avrà i suoi motivi per arrampicarsi sui tetti, li condivido pure, ma di certo non rappresenta gli studenti, a meno che il verbo rappresentare non abbia cambiato significato e io non ne sia a conoscenza. Avrà mille qualità, Bersani, ma con gli studenti non c'entra una fava – in base al principio che in genere gli studenti non si fanno rappresentare dai professori – a prescindere da quanto esibisca voyeuristicamente i suoi brillanti e antichi voti, così come, tragicamente, neppure il Pd al momento riesce a rappresentare nessuno che sia anche solo vagamente under 40, altro che studenti: perché per sentirci rappresentati abbiamo bisogno di qualcuno che ci somigli, e al momento a lui e ai sindacati tutti sfugge molto più di quanto non riescano ad afferrare di molti mondi con cui non hanno nulla, nulla a che fare, e che essenzialmente non capiscono. Per differenza di età, ma non solo: per condizione, per cultura, per linguaggio (il linguaggio, una tragedia quotidiana), per interessi di parte, per proposte, contenuti e programmi, ma soprattutto per visione, che arriva sino a un certo, vecchio e limitato confine, e da lì in poi hic sunt leones.
Infatti, e scusate se parlo di me: sarò ben un lavoratore pure io, no? (Non ridete). Come dite, privilegiato? Boh, sarà: io in vent'anni di mestiere non ho mai trovato un datore di lavoro, dicesi uno, che mi abbia fatto un contratto in regola, e non ho mai trovato un sindacato a cui questo fregasse qualcosa. Vorrei poter dire che vivo sperperando l'eredità di famiglia in una grande villa con grotta sotterranea, come Bruce Wayne, ma non è così: vivo del mio lavoro, ho anni buoni e altri molto meno, pago tutte le tasse che devo e non penso infine di aver avuto dalla vita lavorativa tutti questi culi pazzeschi tali da poter essere considerato più fortunato e borghese di un operaio col contratto in regola.
E non lo dico per pietire i cavoli miei, ma per spiegare che, come me, milioni e milioni, capito? Persone – aridagli – che non possono esser liquidate come privilegiate solo perché hanno una professione, vestono diversamente dalla tuta blu e hanno una laurea in tasca (non nel mio caso, preciso): quei tempi lì in cui era tutta campagna e carriere assicurate è finito da un pezzo, possibile che ancora ci sia gente che non se ne è accorta e persiste a salivare su etichette che non stan più sù? Etichette che, peraltro, provengono quasi tutte dagli schemi mentali di chi dirige il centrosinistra sin dal secolo scorso: legittime, non fosse che in quasi due anni di militanza, tra costoro, oh, ne avessi trovato uno, di operaio. E dire che ormai ne ho conosciuti un bel campione, di dirigenti politici.
Sarà che lavorare in fabbrica è una merda, lo dico avendo provato – anche se per pochi mesi, esperienza che lo stesso non lo auguro a nessuno – ma esattamente a che titolo parlano tutti quelli che per loro fortuna sono sempre riusciti a tenersene ben lontani? Per tacere del fatto che, ad esempio nel Pd biellese, gli iscritti alla Cgil sono più rari dei panda: alla faccia della cinghia di trasmissione, non ne resta che un filaccio. In compenso, di gente che invece degli operai ama parlare – giusto quello – nel Pd ce n'è a iosa: quelli che bisogna tornare davanti ai cancelli delle fabbriche, se solo ritrovassero la moleskine su cui avevano appuntato l'indirizzo, e che se ti permetti di nicchiare ti fanno pure sentire in colpa.
Beh, io non mi rassegno all'idea che il Pd sia questo: un ex partito di operai, ora popolato di amanti delle rievocazioni storiche convinti che in questo momento si stia lavorando per ricostruire un grande partito dei lavoratori. Un po' come quei sordevolesi che mettono in scena la passione di Cristo: la loro è una forma di folclore, ma almeno sono consapevoli che Gesù non si farà vivo neppure per una comparsata, mentre questi  davvero si aspettano di veder animarsi le foto sbiadite che tengono sul comodino. Da un certo punto di vista ammetto che osservarli vivere nel loro mondo, per non piangere, fa anche ridere, un po' come si sghignazza degli amish che fanno la cacca in cortile pensando così di riportarci a un'era più bella e più pura. Nel caso dei lavoratori, i bei tempi andati in cui uniti lo erano davvero, anche se purtroppo crepavano di silicosi in miniera e non facevano in tempo a rendersi conto di esser stati tanto fortunati.
Ciò nonostante, credeteci, ce la metto davvero tutta a mantenere un atteggiamento costruttivo: a riconoscere quante cose buone fanno i sindacati italiani per i lavoratori, tanti di essi, ogni giorno, e dico sul serio. Ma poi leggo che, di lavoratori attivi, in Cgil ne sono iscritti 2,7 milioni. Di pensionati, tre milioni. E mi chiedo di cosa diamine stiamo parlando: di lavoratori contro padroni o di figli contro padri, anzi di nipoti contro nonni? Oppure leggo, come pure mi è capitato, fatto di vita vissuta, degli addetti Malpensa che si fottevano le valigie, ripresi dalle telecamere in indubitabile flagranza che di più non si può, licenziati dal datore di lavoro e fatti riassumere "grazie al sindacato". Al che provo a non generalizzare, ma i coglioni mi girano lo stesso, e mica solo perché sono un frequent flyer. Metti che vado alla manifestazione e incappo in un lavoratore aeroportuale: non posso certo sfilare per mezza giornata continuando a pensare "chissà se il tizio di fianco a me stamattina si è rasato col mio Philips". Non ce la posso fare.
A meno che – mi rendo conto che è difficile, ma hai visto mai – in questo Paese morto di sonno qualcuno non abbia la forza di creare un grande sindacato per tutti quelli che oggi i sindacati, per un motivo o per l'altro, non rappresentano. Sarebbe un movimento enorme, che a Pellizza da Volpedo non basterebbero i tubetti di colore, e la sua sola esistenza farebbe davvero tremare quelle piazze su cui oggi hanno sventolato bandiere che fanno da vessillo a una parte del mondo ogni giorno più piccola.
Ci andrei, in quelle piazze, chissà che poi davvero non succeda qualcosa, e sarebbe anche ora.

  1. In questo post c'è tanta di quella roba con cui sono d'accordo che non so da dove iniziare.

    utente anonimo
  2. Ho avuto la reazione opposta: in questo post c'è tanta di quella roba che NON condivido che non so da dove iniziare.

    utente anonimo
  3. In questo post c'è tanta di quella roba…

    utente anonimo
  4. Like a tutti i tre commenti, nella speranza che appartengano a tre persone diverse. In caso contrario, Popolino fa un passo indietro e cede posto alla psichiatria…

  5. Riassumendo, nel giro di pochi post hai fatti incazzare prima le femministe e poi i sindacati, oltre ovviamente al partito, ma quello è prassi. Next?

    utente anonimo
  6. DOVREBBERO SBATTERTI FUORI DAL PD A CALCI NEL CULO!!!

    utente anonimo
  7. be' da un bel po' che leggo il tuo blog, a volte e' molto interessante a volte no, mi sembri molto concetrato ad assaltare la dirigenza del partito ma non ho mai letto nulla sulla crisi economica italiana in generale e biellese in particolare , il sindacato mi e' parso solo che tenti di fare il suo lavoro , condivisibile o meno, il pd deve parlare anche con operai e pensionati e i suoi dirigenti presenti o futuri se si scordano questo difficilmente potranno vincere .

    utente anonimo
  8. sono il commento n 7, commento n 6 anche se le critiche di Cosseddu non sono costruttive non mi sembra democratico buttarlo fuori a calci in culo visto che sovente sono condivisibili , semplice iscritto al pd

    utente anonimo
  9. avete chiamato uno Psichiatra? eccomi, a quanto sembra qui c'è molto da fare, da chi cominciamo?

    utente anonimo
  10. Tante cose vere, ma vorrei farti invece notare una minchiata che tutti voi del PD vi ostinate a pensare. Dici che il PCI si prefiggeva di stare all'opposizione e voi avete ambizioni e speranze di governo: niente di piu falso. Il PCI e` arrivato al 34,4% ("correndo dassolo!"), ve lo potete sognare voi! In confronto siete dei rifondaroli, per niente pragmatici ma anzi, estremisti del moderatismo catto-centrista. Ed e` proprio con questo moderato-catto-centrismo che state escludendo giorno dopo giorno svariati pezzi della sinistra dal vostro elettorato. Dovete sperare solo di prendere la meta` del 34,4%, di quel PCI ben piu intenzionato e vicino a governare di voi.

    utente anonimo
  11. Certo che tante cazzate in un colpo solo e' difficile scriverle.
    Complimenti.
    Vai nella lega va..o nel pdl..che ci fai nel pd?

    utente anonimo
  12. E' un Paese libero. E un partito democratico, almeno nel nome. Sapessi quanta gente la pensa così – gente di sinistra, intendo – fuori dallo schema che tanto educatamente tu vieni qui a rimarcare (come se ce ne fosse bisogno…). Ma non c'è niente da fare, i tabù sono duri a morire: intanto, non sono io a passare dall'altra parte, ma sono un sacco di operai a votare Lega o Berlusconi, chissà perchè, e alcuni milioni di lavoratori non si sentono rappresentati né dal Pd né dai sindacati, a dispetto di chi continua a vivere nel suo piccolo mondo antico, che non esiste più. Mi concedo una battuta riviale, visto che l'hai fatto pure tu: ogni tanto, tirare fuori la testa dal proprio culo per vedere cos capita intorno a sé, beh, non sarebbe male.