Wittgenstein Post

Da martedì debutta Il Post, la nuova creatura partorita da Luca Sofri con la complicità di molte persone brave e preparate, primo fra tutti Francesco Costa, e alcuni collaboratori anticonvenzionali come il caro Pippo Civati, gente che una stampa nazionale meno miope e conservatrice avrebbe già imparato a valorizzare da tempo.
Si parla di quotidiano on line, ma in realtà il modello è quello dell'Huffington Post: «Sarà un aggregatore, nel senso che noi non produrremo notizie ma le racconteremo. Competeremo con i giornali nazionali puntando su qualità e velocità, i nostri punti di forza». La testata fondata da Arianna Huffington, di là dall'oceano, ha rivoluzionato il concetto di informazione sul web, e soprattutto lo ha interpretato secondo i canoni del mezzo su cui viaggia, invece di trasportarvi semplicemente i modelli già esistenti sul cartaceo. Cosa ancora più importante, oltre ad aver radunato nel corso degli anni bravi giornalisti e collaboratori da ogni dove, l'Huffington Post ha dimostrato di poter realizzare un solido modello di business, che si incrementa laddove i giornali di tutto il mondo perdono sempre più. E questo è fondamentale, come lo è dimostrare la bontà di un percorso alternativo rispetto a vecchi media che si chiudono in se stessi sperando di poter ripristinare nel nuovo mondo il potere che avevano in quello vecchio.
L'investimento di partenza è rappresentato dal talento che si è radunato intorno al progetto, da quel che si è letto finora sia per l'aspetto editoriale che per quello pubblicitario, oltre che dal tesoretto di lettori che tutti i suoi partecipanti – lo storico Wittgenstein di Sofri in particolare conta diecimila visitatori unici al giorno, ed è un'ottima base – portano in dote.
Le premesse sono buone, insomma, e l'obiettivo ambizioso ma non impossibile da raggiungere. Dio sa se ce n'è un gran bisogno.
Io l'ho già aggiunto tra i preferiti.