20 APRILE 2010

Parabola discendente

basket-scandaloQuanto durerà il basket a Biella? Le scommesse sono aperte. Come scrive Fabrizio Ceria sull'Eco di giovedì scorso, il presidente della Pallacanestro Biella, Marco Atripaldi, è intervenuto alla serata Panathlon ammettendo che il prossimo bilancio passerà da 4,5 a 3,5 milioni di euro, e dicendo che l'obiettivo "sarà quello di fare una squadra con quello che avremo". Un milione di euro in meno, su un totale di 4,5 – già così pochini, per una squadra di serie A – non è uno scherzo, e probabilmente ha molto a che fare con il passivo previsto per la gestione 2010 di Pallacanestro Biella, che a quanto si dice sarà di gran lunga il più pesante della sua breve storia.
Biella vive ai piani nobili del basket italiano da abbastanza tempo da aver accettato una semplice verità: sponsor più ricchi non ne arriveranno, e la capacità attrattiva della pallacanestro nei confronti di aziende non territoriali si è dimostrata pari a zero, o al massimo zero virgola. Il basket biellese deve contare solo sulle sue forze, e una volta ottenuto l'ottenibile dalle realtà industriali e finanziarie della zona – Lanificio Angelico, Banca Sella e Lauretana – non vi sono altre fonti a cui rivolgersi, anzi è plausibile che, in un anno senza coppe internazionali come probabilmente sarà il prossimo, Lauretana possa fare un passo indietro. Per come è messo il Biellese in questo periodo, altri big donors all'orizzonte non se ne vedono; l'unica altra grande azienda locale rimasta è Zegna, che però non sembra essere intenzionata a investire in un progetto così territoriale, come dimostra il marchio che non molto tempo fa si è trasformato da "Zegna – Trivero" in "Zegna – Milano". E, in ogni caso, l'ingresso di Zegna difficilmente potrebbe convivere con la permanenza di Angelico, per ragioni evidenti.
Tutto questo per dire che non ci sarebbe da stupirsi se, in tempi relativamente brevi, Biella rimanesse senza basket. Non pratico la lettura del pensiero, e quindi non so a cosa si riferisse Atripaldi quando alla serata Panathlon ha parlato di voci riguardanti Pallacanestro Biella, ma si dice che nei giorni scorsi sia giunta un'offerta d'acquisto che metterebbe la società interamente in mani non biellesi. Cortesemente rifiutata, per ora, ma se aggiungiamo questo gossip a quanto detto, al passivo finanziario, alla mancanza di investitori, e all'annata di flessione nei risultati sportivi, il quadro non è promettente, e si materializzano fantasmi a lungo temuti dai tifosi biellesi: una squadra svuotata di investimenti e di entusiasmo, destinata al declino, alla retrocessione, alla vendita del titolo sportivo a una delle numerose città che ambiscono – avendo forse più mezzi a disposizione – di entrare nel giro del basket che conta.
Poi c'è la questione palasport: sarebbe davvero clamoroso se la città perdesse la sua squadra proprio ora che il palazzetto è costruito e funzionante. In questo suo primo anno di vita è stato gestito direttamente da Pallacanestro Biella, che ci ha messo 300mila euro e che molto probabilmente alla scadenza del contratto riconsegnerà le chiavi in Comune (e a quel punto per la Giunta saranno cavoli amari, ma questa è un'altra faccenda). Atripaldi dice all'Eco che "non è una struttura che dobbiamo usare solo noi", "l'impianto è a disposizione di tutti", "non mi sembra di avere in ufficio una pila di richieste tale da dover scegliere a chi darlo". Già.
Solo che, a essere sinceri, questo lo si sapeva, no? Biella – per molte ragioni, culturali e persino geografiche – non ha mai avuto le potenzialità per ospitare eventi in grado di riempire uno spazio da cinquemila spettatori, e quando dico potenzialità intendo intenzione di spendere, di investire, e in ultima analisi di attrarre dalle metropoli vicine, dai grandi bacini di Torino e Milano, dove di certo le offerte culturali e la concorrenza non mancano.
A dire il vero, per Biella erano troppi anche tremila spettatori, che poi era la capienza del vecchio palazzetto: non a caso, tolti gli appuntamenti sportivi, fu sfruttato poco o niente, e con effetti disastrosi. E' ancora lì al suo posto, usato come palestra comunale sovradimensionata, già in pensione dopo pochi anni di esercizio, senza più l'eco della curva rossoblu, in attesa che a fargli compagnia nel dimenticatoio arrivi proprio il palazzetto grande e nuovo di zecca che lo ha rimpiazzato: quale altro destino è possibile, se non vi sono all'orizzonte investitori in grado di dare sicurezza finanziaria a Pallacanestro Biella e continuità al calendario di eventi da costruirvi intorno e dentro?
Ancora pochi mesi fa qualcuno sosteneva che Biella potesse diventare un polo d'attrazione per concerti e spettacoli: non si capiva come, visto che non c'è nessuno intenzionato a spendere i tanti soldi necessari per il tanto tempo necessario. Quella visione, che dava patenti di pessimismo ai ragionevoli scettici, è oggi smentita dai fatti, e si rivela in tutta la sua natura strumentale.
L'operazione si illustra sin dal nomignolo affibbiato alla struttura, in attesa di trovarne uno migliore: PalaCoop. La sua costruzione, con conseguente donazione alla città, era finalizzata a far passare la più scandalosa e disgustosa operazione edilizia e commerciale della storia del Biellese, ovvero l'apertura di quell'insulto al mondo e agli uomini che è il centro commerciale Gli Orsi. Una storia che nessuno ha ancora raccontato – ma prima o poi qualcuno lo farà – giudicabile a partire da un dato di semplice buon senso: immaginate un gruppo di potere finanziario, che pur di avere il via libera per la costruzione di un centro commerciale è disposto a realizzare un palasport da cinquemila posti e a regalarlo alla città, e avrete le dimensioni degli interessi in ballo.
Il basket serviva solo a questo, a fornire un pretesto perché l'affare filasse liscio. Una volta andato in porto, non serve più.

  1. Forse io sono ingenua, ma una città che ha i peggiori collegamenti stradali e ferroviari del mondo, crede davvero di avere una qualche attrattività per chicchessia che non sia locale?
    a

    utente anonimo
  2. L'idea del basket come centro di potere in cui confluiscono interessi di vario tipo – politici, commerciali, edilizi, editoriali – temo risulterebbe surreale e forse indigeribile per molti biellesi, ma spiega molte cose.

    utente anonimo
  3. Caro Paolo, alla tua storia mancano alcuni pezzi piuttosto importanti, ma capisco che non ti si può chiedere di caricarti sulle spalle tutto il peso della verità, con le conseguenze che ne deriverebbero. Sappi però che quel che scrivi non passa inosservato, nel bene e nel male. Infatti, qualcuno dopo l'uscita di questo post si incazzerà, e molto, ma in fondo penserà che non è il caso di darti peso. Altri concorderanno con te, anche se silenziosamente, per la vecchia storia secondo cui se uno il coraggio non ce l'ha non può darselo. Tutti quelli che in questa città dovrebbero avere la responsabilità del bene comune hanno legami di qualche tipo con quel che racconti – a volte, banalmente, lo stipendio, magari misero – e questo dice tutto sulla nostra bella città.

    utente anonimo
  4. Forse eri distratto, o forse non dai peso alle cose che pubblica quel subgiornale, ma "La Provincia" la storia l'ha raccontata eccome, usando tutto il repertorio dei linguaggi possibili: dall'ironia al sarcasmo feroce, dal documentato all'inquieto, dall'allarmistico al minaccioso, dal lamentoso al parodistico.   Al punto che, quando qualche anno fa Sonae Sierra ha portato i giornalisti biellesi a Lisbona a mirare quale meraviglia si stava regalando alla nostra città, l'unico giornale escluso dal viaggio premio è stato proprio "La Provincia". Che ha raccontato tutto, ha esplorato scenari, ha immaginato ricadute e cadute.  Tutto, meno una certa storia di terreni venduti a peso d'oro da gente del palazzo con le mani in pasta di cui non ha trovato le prove.  Tutto, compreso lo stop and go dei lavori del palazzetto servito ad ottenere dal Comune una cofana di superficie commerciale in più.  Tu dov'eri mentre la torta lievitava in metri cubi e talleri ?  Riscatta ora il tuo silenzio l'ipotesi genialmente viperina che il basket sia servito a far filar liscio l'affare e che adesso non serva più.  Allarga lo scenario del "complotto" e apre sinistri spiragli: che tra qualche mese la città si trovi sulle croste un aggeggio che costa di sola gestione circa un milione l'anno.  Chi lo pagherà ?
    gierre

    utente anonimo
  5. Ammetto le mie colpe, però dammi atto del fatto che non è una storia che si può raccontare a cuor leggero. Infatti non se ne parla, almeno fino al giorno in cui la squadra va in campo. E dopo?

  6. Per inciso, "una certa storia di terreni venduti a peso d'oro", è esattamente il tipo di dettaglio che differenzia una notizia da qualcos'altro. E quindi non è affatto un dettaglio, senza quell'elemento lì non si capisce di cosa stiamo parlando.
    FB

    utente anonimo
  7. In effetti, chi avrebbe potuto, anni fa, opporsi a un palazzetto che per giunta veniva "regalato" alla città? L'argomento del centro commerciale e dei danni che avrebbe causato effettivamente non sarebbe bastato, e tirare fuori la storia dei terreni è difficile oggi, figuriamoci all'epoca. Quale politico o giornalista vi si sarebbe potuto opporre, sapendo che sarebbe stato accusato di non voler tutelare il basket biellese? Anche perché, come ci ragioni coi tifosi? Quelli menano.

    utente anonimo
  8. Wow!
    Questo post, mi permetterà Paolo, è il più interessante che "popolino" ha pubblicato.
    Non solo il post mette in fila delle domande alle quali la politica e la società biellese tutta dovrebbe dare risposte, ma stimola un dibattito per nulla scontato.
    Meglio, comincia a scoperchiare le verità che stanno dietro l' ultima grande  opera di questo territorio (il peduncolo e la diga per ora sono ancora in ipotesi, se così si può dire).
    Ramella (gr) ci dice che lui queste e altre verità le aveva già scritte su "La nuova Provincia" molti anni fa.
    Mi spiace non essermene accorto (o averlo capito solo in parte), è un limite mio, e lo dico senza ironia.
    Io provengo da quella parte politica che forse per puro spirito ideologico, si è sempre opposta agli Orsi.
    Ero poco più che ventenne quando il Centro commerciale-Palazzetto si è disegnato. Allora assumemmo una posizione ideologica incentrata sui vari no (no alla cementificazione, no ai nonluoghi, no alle cattedrali nel deserto). Evidentemente ci sfuggirono altri passaggi che per la verità sfuggirono (e sfuggono ancora) ai più che stanno al di fuori dalla cerchia ristretta che "conta" in Città.
    Lancio allora una proposta che esca o che sia di complemento alla discussione su questo blog: vediamo chi ha la voglia di fare rimbalzare anche altrove questa discussione.
    Giuliano davvero "La nuova Provincia" avrà il coraggio magari con un fondo in prima pagina o con un articolo d'inchesta, di ritornare su quelle scelte e scoperchiare definitivamente il pentolone?
    Avremo il coraggio – quelli che con quella partita non c'entravano nulla – di uscire dalle allusioni e dalle mezze rivelazioni e porre almeno in maniera dubitativa 4 semplici domande:
    - è vero che i terreni furono venduti a peso d'oro e da chi?
    - è vero che fu una scelta totalmente bipartisan e perchè (oltre che per la scontata foglia di fico dell'amore per il basket)?
    - è vero che senza pallacanestro il palazzetto graverebbe in maniera ad oggi insostenibile sulle casse del Comune?
    - è vero che oggi il centro commerciale non solo è in perdita ma paventa un futuro ancora peggiore?
    Alcune risposte sono scontate e già scritte ma tutti i tasselli compongono il puzzle.
    Ce la faremo a scoperchiare la pentola?
    rp

    utente anonimo
  9. Ma Pietrobon, dov'eri quando in comune è stato approvato il progetto Orsi, in maggioranza o in minoranza?
    Certe tue frasi mi lasciano (a dir poco) stupito…!

    utente anonimo
  10. Non c'ero. Ma Rifondazione era in minoranza e ha sempre votato contro. Quando poi sono divenuto consigliere comunale ho votato solo varianti (modifiche di strade, adeguamenti a nuove norme per la sicurezza). E il mio voto (e delll'allora gruppo di Rifondazione) è sempre stato contrario.
    Non ti sfuggirà caro "anonimo stupito" che invece a fasi alterne l'attuale maggioranza è stata sia favorevole che contraria. Tralascio invece quelli che hanno governato per 15 anni la città.
    Poi se vuoi vedere la mia paglizza evidentemente è perchè preferisci non vedere le travi che stanno altrove.
    rp

    utente anonimo
  11. Caro Paolo, al tuo post aggiungerei il fatto che Biella non abbia futuro come Provincia, come sostenne Scaramal un po' di tempo fa, quando era ancora presidente. Nessuno ci vuole credere, nessuno vuole ammetterlo, eppure è proprio in quella direzione che finiremo, e paradossalmente sarà la nostra salvezza.
    Piedicavallo sta a Biella come Biella sta al resto del mondo. E chissenefrega, dal p.d.v. del resto del mondo, se a Biella c'è una squadra di basket in serie A che ogni tanto raggiunge i playoff e ogni tanto rischia di retrocedere

    utente anonimo
  12. A #7- Chi l'ha fatto, e c'è stato sia sul piano politico che su quello giornalistico (se non te ne sei accorto scusa ma è affar tuo), è stato isolato, additato al pubblico sdegno come nemico dello sport e delle luminose e progressive sorti che il "paccoop" (titolo di giornale di qualche tempo fa, per dire) avrebbe assicurato alla città, isole comprese.  Quanto al "regalo", esistono fiumi (magari fiumiciattoli per chi frequenta questo blog) d'inchiosto tipografico che si sforzano di calcolarne il costo a carico della collettività, a partire dalla desertificazione commerciale della città e dei paesi, con imprese famigliari distrutte e disoccupazione solo parzialmente convertita in precariato. "Timeo danaos et dona ferentes", temo i greci anche quando portano doni, fa dire Virgilio nell'Eneide a Laocoonte che tenta di convincere i troiani a non far entrare il cavallo in città.  Era così difficile, anche per chi non avesse letto Augè, Rem Koolhaas o Zigmunt Bauman, immaginare il disastro che usava il "regalo" come narcosi preventiva dei beneficiati ?
    A Roberto – Ti so attento a quello che scrivono, e sottintendono, i giornali e chi li usa come megafono: non credo che non ti sia accorto di quanto su coop, orsi, palazzetto e dintorni ha pubblicato per anni "La nuova Provincia".  Penso piuttosto che tu l'abbia sottovalutato, interpretandolo come il tentativo di spostare la questione dal piano ideologico in cui (l'hai detto tu) l'avevi rinchiusa.  Ma non è, oggi, questione di stabilire se e chi e quando qualcuno le cose che Paolo spera vengano raccontate le ha già raccontate.  E nemmeno se il mercimonio dei terreni fabbricabili e le varianti del piano regolatore siano stati pilotati da qualcuno che nell'operazione ci ha fatto la zuppetta: scoprendolo, e non essendoci in questo alcun illecito penale ma una banale storia di ordinario malcostume,  cosa faremo al reo, gli toglieremo il saluto ?  Le questioni che poni sono interessanti ma stucchevoli.   Così come sarebbe interessante ma stucchevole che il giornale spacciasse come atto di coraggio la riproposizione in sintesi di cose dette, ridette, stradette e che continua a dire.  Più utile mi pare cercare di partire dalla catastrofe in atto e da quella annunciata per valutare cosa sia possibile immaginare proporre realizzare per attenuarne gli effetti.  Farci del male con un ripasso di quanto siamo stati coglioni, ciechi, impreparati, complici o sopraffatti dal "dono", non giova a nessuno e non ferma neppure gli orsi che stanno andando in letargo da sè.
    gierre

    utente anonimo
  13. Gierre, prendo atto di quel che dici, ma credo che rp intendesse che su questa faccenda c'è ancora molto da spiegare, come del resto sottolinei anche tu. Lo stesso giornale che fino a Capodanno parlava del palazzetto come futura fonte di sviluppo biellese in virtù di un misero concerto gospel che una società collegata al giornale stesso vi avrebbe organizzato, giovedì pubblica un articolo in cui, come se niente fosse, il gestore che è contemporaneamente AD di quel giornale e presidente del basket definisce la struttura nient'altro che un peso, che lui in quanto manager privato non intende più sobbarcarsela e che la rigetterà sulle spalle pubbliche. Ed è di questa giravolta che io, tra le altre cose, sto cercando di parlare adesso, perché equivale a una responsabilità che da qualche parte bisogna iniziare ad attribuire. Io non credo che gli elementi mancanti qui più volte citati siano così ininfluenti, lo saranno dal punto di vista formale o persino giudiziario, ma hanno un forte peso politico e industriale, evidenziano drammaticamente gli intrecci e gli interessi di questa città e servono a giustificare una posizione contraria che altrimenti suonerebbe molto diversa, soltanto tecnica o ideologica a seconda di chi la espone; ma, se come dici lo schema che ho descritto nel post aveva già avuto pubblica esposizione mi sembra che l'argomento torni di stringente attualità, e che il basket sia in predicato di uscire dalla colonnina dei dati positivi di questo territorio per entrare in quella dei negativi. Attualmente, il palazzetto è usato una volta ogni due settimane, per otto mesi all'anno, e già così è un peso: cosa accadrà quando non ci sarà neppure più il basket a giustificarlo? Tempo fa mi chiedevo quanto ci avrebbe messo, Pallacanestro Biella, a entrare sufficientemente in crisi da minacciare di travolgere anche lo schema di Ponzi costruito intorno al palazzetto. Pensavo ci sarebbe voluto qualche anno, e invece sta succedendo adesso, e quindi ne ho scritto. La domanda è, ne vogliamo parlare o vogliamo continuare a discutere di chi l'ha subodorato per primo?

  14. ho un sacco di pensieri sparsi, più cestistici che fantapolitici; eccone qualcuno

    - da Pallacanestro Biella si è sempre visto il nuovo palasport come una possibilità di guadagno. Ho sentito molte volte pronunciare da Marco Atripaldi la frase: «Il nuovo palazzetto varrà come un nuovo sponsor». Il conto è semplice: supponiamo di aver alzato la media spettatori da 2500 del vecchio palascatola (a proposito di fantapolitica, fu un assessore del partito di gierre, se non ricordo male, a strepitare perché lo si facesse più piccolo "tanto a Biella non lo riempiremo mai") ai 3500 del nuovo (con punte di 4556 spettatori per Biella-Cantù, però). Mille spettatori pari a una media spannometrica di 10 euro a biglietto, per 15 partite in casa, escluse amichevoli, playoff, Eurocup. Fate voi i conti, che in matematica avevo tre. Ma, evidentemente, sono molti di più i costi del palacoop dei ricavi. E questo a PB forse non lo avevano calcolato.

    - l'impressione che il territorio abbia dato tutto quel che poteva a Biella è più che attendibile. Forse, per il ritorno di immagine, ha dato anche di più del necessario. Si diceva di Zegna. Con un milione di euro, può vestire Matteo Manassero, astro nascente del golf mondiale, e vederlo sul palcoscenico degli Augusta Masters, considerato grazie al ritorno di Tiger Woods l'evento mediatico più importante dall'elezione di Obama. Con 400mila euro diventerebbe main sponsor di una squadra di basket che non arriverebbe oltre Montegranaro o Bamberg. E che perfino sui giornali sportivi riceve appena una brevina quando gioca in Eurocup, mentre il titolo di apertura è sull'ultima prodezza di Kobe in Nba. Ecco, se ci fosse una Nba europea, Zegna potrebbe pensare di scendere in campo. E così qualsiasi sponsor non locale. Altrimenti l'appeal commerciale della pallacanestro italiana è ai minimi termini. E chi la sostiene o è comproprietario appassionato (Armani a Milano, dove la media spettatori è più bassa che a Biella; Scavolini a Pesaro si è già stufato), o ha bisogno di emergere e di farsi conoscere (Eldo o Carpisa) o ha bisogno di emergere ed è locale (Angelico) o inserisce la spesa relativamente bassa della sponsorizzazione nel basket all'interno di una politica commerciale variegata (Lottomatica. Pepsi) e non certo come attività di marketing di punta.

    - per Marco Atripaldi e Alberto Savio soprattutto, PB non è solo una società con un bilancio da portare in pari. E' la loro creatura, è praticamente una figlia. Non la si cede a cuor leggero in mani altre, biellesi o non biellesi che siano, come dimostra la vicenda del 2004, con il rischio di cessione a Genova che si cercò di scongiurare in ogni modo. Il CdA è tutto biellese, con la sola eccezione di un notaio di Ivrea, credo amico di Savio, che è entrato da un anno e mezzo in società e ha mansioni di vicepresidente. Atripaldi e Savio credo sappiano bene che cedere a non biellesi significherebbe veder difesa con molta meno determinazione la biellesità della squadra, in caso di crisi. E questo per loro sarebbe una personalissima ferita al cuore.

    - forse già il giorno in cui furono presentati i brogliacci del progetto all'allora sindaco Susta, si parlò del palazzetto come un impianto multifunzionale: per lo sport, certo, ma anche per concerti, fiere, convegni, manifestazioni. Al Bpa Palas di Pesaro c'è stata una delle due date italiane di Elton John, con il tutto esaurito. Al Forum di Assago ci fanno lo spettacolo su ghiaccio delle Winx e perfino il MiSex. Qui non si è andati oltre il gospel di Craig Adams in oltre un anno di vita. Concerto che, con i rapporti che Popolino ha già mostrato qualche post fa, è riconducibile allo stesso nucleo di persone, visto che fu organizzato da Ieb, "figlia" di Eco di Biella, amministrato da Atripaldi che è presidente di PB. Dubitando che PB possa allargare la sua mission diventando organizzatrice di eventi, dov'è la differenza tra Pesaro e Biella? Niente treni e autostrade? Niente promoter ambiziosi? E i convegni e le fiere? *modalità opinone personale/on* Forse, se invece di un banale centro commerciale, Gli Orsi fosse diventato un agglomerato di spacci e outlet e brand shops delle principali aziende biellesi, avrebbe più appeal per i non biellesi che, ogni tanto, si presentano sulla Trossi a fare spese. E forse, chissà, qualche fiera del tessile alla biellese avrebbe avuto la sua sede naturale al palazzettone. Ma a Biella la vera impresa è fare sistema, da sempre *modalità opinione personale/off*

    canna

    utente anonimo
  15. Forse intervengo una volta di troppo, da padrone di casa poco discreto, ma le parole di Canna aprono tutto un altro filone. Dove l'abbiamo già sentita l'idea di "un agglomerato di spacci e outlet e brand shops delle principali aziende biellesi"? Ah già, era una delle ipotesi che qualcuno, con buon senso, aveva messo in campo pur di non avere un'Esselunga proprio al centro della città, in quell'orrore urbanistico che è un po' la versione locale del muro di Berlino: mancano solo le mitragliatrici in cima alle torri, ma diamo tempo al tempo. Siamo seri, gli industraili biellesi non le fanno 'ste cose, un po' perché è così che funziona e lo sappiamo bene, un po' perché non ce ne sono più tanti, di industriali biellesi. Gente che bisogna pregare perché si metta d'accordo sull'apertura di quattro merdosi outlet, figuriamoci costringerli a costruire un palasport da donare alla collettività. Quanto alle "best practices", tu citi Pesaro, sicuramente ve ne sono altre. Dove sta la differenza? Nel fatto  un concerto di Elton John in un medio palasport italiano sicuramente va in passivo, anche col tutto esaurito incassa meno di quanto costa: è così che funziona la cultura in italia, dal teatro parrochhiale al mega evento da stadio: quel che costa 10, nella migliore delle ipotesi incassa sette. Perché? Perché per idiozia culturale si pensa che la cultura sia un affare pubblico, che la pubblica amministrazione deve sovvenzionare, e i promoter, che non sono scemi, campano proprio sapendo che possono chiedere per un artista che fa mille spettatori il cachet di uno che ne fa 1500, tanto la differenza la paga Pantalone, come dicono i leghisti, una volta tanto azzeccandoci. E dove Pantalone non scuce? Vedi alla voce Biella, per la risposta, ma la soluzione è proprio quella di buttare soldi pubblici purché sia, arricchire speculatori privati pur di dimostrare che si fa qualcosa? Ma che Paese, signori, rendiamoci conto.

  16. Caro Paolo, mi hanno segnalato questo blog insieme ad uno precedente dove vengo descritto come una sorta di capo della Spectre impegnato a ordire trame misteriose ma soprattutto di grande lucro per me stesso e oscuri ma potenti sodali.
    Ora apprendo che anche Pallacanestro Biella è stata il cavallo di Troia per la più catastrofica operazione realizzata su questo territorio. Che tutti lo avevano detto, capito, avvertito. 
    Guardo con preoccupazione la porta perchè immagino che tra poco Santa Inquisizione, Di Pietro tornato magistrato, Carabinieri, Finanza, Polizia e servizi afghani faranno irruzione per interrogarmi e ristabilire così Verità e Giustizia su tutte le nefandezze perpetrate su questo territorio nel dopoguerra.
    Trovo un filino vigliacco che tutte queste considerazioni vengano fuori in un momento di grande difficoltà della squadra di basket e che il fatto che io segnali un problema venga immediatamente interpretato come disimpegno, che si reciti il de profundis per una struttura aperta da un anno e che ancora necessita di lavori tanto che non ha ricevuto il collaudo definitivo.
    Ma ,si sa, in questa città dove si ama chiacchierare molto più che fare, c'è poco da stupirsi. Che Giuliano Ramella non ami il basket è noto da anni , famosa una sua definizione in tempi non sospetti: "Quattro pennelloni in mutande…"  ,   quindi apprezzo la sua coerenza, e siccome ai tempi della realizzazione del palasport di via Pajetta  sedeva in giunta, ricorderà sicuramente quali furono le modalità di realizzazione e a chi giovò quella operazione (7 miliardi di lire dell'epoca) quando Pallacanestro Biella non esisteva ancora.
    Per il resto: il "peggior bilancio di sempre" è ancora da chiudere (il prossimo 30 giugno), perchè dire una cosa che al momento non ha alcun senso? 
    Così come parlare di trattative per la cessione del titolo sportivo, assolutamente inesistenti?
    Questo è solo gossip disinformato che non ti fa onore a differenza di un'analisi complessiva della situazione locale che in molti punti è realistica e condivisibile.
    Francamente fatico a riconoscermi nel quadro descritto, com mentalità sono uno che lavora e tanto per provare a risolvere i problemi e a realizzare iniziative, che ovviamente non possono e non devono piacere a tutti. Usando poco o nulla soldi pubblici e da anni contribuendo in maniera decisiva a coprire costi della pubblica amministrazione (avendo di fatto mantenuto da ospiti utilizzatori la gestione  del palasport di via Pajetta per circa 14 anni e accollandoci l'80% dei costi di gestione del nuovo Forum oltre ad anticipare 300 mila euro per opere di completamento: dove stia l'inganno in tutto questo, a parte che siamo dei fessi,  i Torquemada di questo blog me lo devono spiegare….).
    Detto questo , io spero che la mia squadra si salvi e che il prossimo anno continui a giocare nel massimo campionato richiamando il poco o tanto pubblico (di cui qui a nessuno pare interessi nulla, a quanto leggo) che ci segue da anni.
    E che tutti i tentativi che sto (stiamo) facendo per dare un utilizzo diverso al Forum finalmente possano dare qualche risultato, oltre alla ricerca di uno sponsor ( e altre iniziative collaterali) che contribuiscano a coprire in maniera determinante i costi di gestione.
    Avrei molte altre cose da dire ma mi fermo qui perchè mi rendo conto che  ho già rubato troppo spazio a questa sede. Cordialmente
    Marco Atripaldi 
     

  17. Questa cosa del "mi hanno segnalato" fa molto Berlusconi che telefona a Ballarò e dice "non stavo guardando la tivù, ma mi hanno detto che si parla di me…"

    utente anonimo
  18. Chiedo scusa ma la mia scarsa dimestichezza con la rete mi ha fatto usare un termine scorretto. Il blog di Paolo lo conosco da tempo e gli ho anche fatto di persona i complimenti, intendevo dire che mi è stata segnalata questa discussione o post che invece non avevo visto.
    Errore involontario ma subito sottolineato da un membro rigorosamente anonimo del Politburo (ma anche del Minculpop, cambia poco)….su Paolo, di qualcosa, paragonarmi a Berlusconi…
    m.a.

    utente anonimo
  19. Ciao Marco, lieto di ospitare la tua replica – dopotutto non ci sono molti spazi per discutere, in questa città, di certo non sui giornali – ma la trovo carente.
    Diamo per acquisito che siete stati bravi, tu e quelli che hanno lavorato con te, a costruire questa società sportiva da zero. E che, per quel che mi riguarda, non ho pregiudizi nei confronti dei "pennelloni in mutande" in quanto tali. E lo sai.
    I problemi di cui parlo io stanno altrove, sono fuori dall'area piccola. Te li riassumo e ti ripasso la palla, se ritieni questo spazio è a tua disposizione.

    1- Possiamo dire, dopo aver visto passare abbastanza acqua sotto al proverbiale ponte, che la costruzione del centro commerciale Gli Orsi non è stata positiva per questa città? Parlo dell'impatto sul commercio locale, parlo dei contratti di lavoro applicati che qualsiasi sindacalista può illustrare, parlo di piccoli investitori che per starci dentro hanno pagato gli spazi a peso d'oro e che sono ben lontani dall'essere in vista di un ritorno, parlo persino della pulizia del palasport che è affidata a una ditta non locale. Poi ci sarebbe l'aspetto urbanistico, che sarà questione di gusti, ma personalmente mi pare devastante.

    2- Possiamo dire che, nella decisione di lasciar costruire Gli Orsi, ha pesato e in modo determinante il basket? Quali amministratori avrebbero potuto dire di no al mall sapendo che così avrebbero procrastinato a chissà quando o addirittura impedito alla squadra cittadina di passare in un impianto che rispettasse le richieste della Lega Basket? Non vale forse questo dato, se non un'automatica attribuzione di responsabilità, almeno un ragionamento a freddo?

    3- Possiamo dire che, dal primo mattone alla ridicola inaugurazione di Gentile, ci sono alcuni passaggi nella realizzazione del complesso che suscitano perplessità? Dopotutto, anche tu ti chiedi a chi giovò la costruzione del palazzetto vecchio, e se lo fai avrai i tuoi buoni motivi, no?

    4- Possiamo dire che il mancato utilizzo del palazzetto per eventi non legati a Pallacanestro Biella, considerando la storia del territorio e la sostanziale mancanza culturale e fattuale di investitori, era ampiamente prevedibile e che oggi rischia di ricadere sulla pubblica amministrazione con esiti pesanti? Non c'è una responsabilità da parte di chi ha sostenuto il contrario strumentalmente?

    5- Possiamo dire che è difficile, ottenere dall'informazione locale un dato oggettivo su quanto accade, se il più importante giornale della città è amministrato e diretto dalla stessa persona che non solo amministra il basket, che ha pure le chiavi del palasport e in più è comproprietario della società che attraverso il giornale ha rapporti con Gli Orsi ed è organizzatore di eventi (anche) nel palazzetto? Posso immaginare che tu sia molto discreto, nello svolgimento dei tuoi incarichi, ma come può un giornalista trattare serenamente quegli argomenti sapendo che rimandano molto direttamente al suo superiore?

    6- Possiamo dire che non va tanto bene, per un organo d'informazione, passare tutto il 2009 a cantar le lodi del nuovo centro commerciale, e a indicare il nuovo palazzetto come tramite del rilancio territoriale, e poi svegliarsi una mattina di aprile per scoprire che nessuno lo vuole, che costa troppo, che ne è scontento chi lo gestisce, che poi è lo stesso che lo usa, che poi è lo stesso che amministra e dirige quel giornale? Oppure ci rassegnamo all'idea che si può dire e scrivere qualunque cosa?

    Ecco: questa non è l'Inquisizione, caro Marco, né vi sono sottintesi per cui tu debba temere che qualcuno faccia irruzione per venirti a prendere, come scrivi poco sopra. Ma non accetto che tu tenti di far passare il concetto che stai cercando di fare qualcosa di positivo mentre i soliti bastian contrari remano contro, perché non è una risposta buona per tutte le domande e perché ti ricordo che in Italia ne abbiamo già uno, che reagisce così, e l'ultima volta che ne abbiamo parlato non mi sembrava davvero che fosse tra i tuoi modelli. Nei fatti, c'è un incastro particolarmente involuto che interessa alcuni grandi investitori, il benessere economico di una parte rilevante della comunità, l'autonomia della politica e di chi amministra, e come se non bastasse anche il diritto ad avere una corretta informazione. E non mi dimentico affatto dei tifosi, del pubblico, a cui però sarebbe molto difficile spiegare tutto questo: di certo non c'è nessuno tra quelli che dovrebbero e potrebbero che si scapicolli per farlo, né è negabile che al centro di tutti questi processi ci sia tu, coi legami che hai creato (sicuramente per capacità personale, non lo metto in dubbio), ma di cui è anche lecito chiedere conto.

  20. Ciao a tutti (che fantastica, malassortita masnada di gente che mi piace!).
    Dico subito che sono l'edo tagliani perche' circa un mese fa mi sono sbagliato a non firmare un commento e me ne hanno dette di tutti i colori. Ho riguardato il blog il giorno dopo e non ho avuto il coraggio di firmare…

    Qualche questione da chi, da troppo tempo, legge, guarda e ascolta da troppo lontano.

    1) Bel post, e bellissimi commenti, ma, escluso quello del mitico Canna (che volentieri saluto), che "etichetta" i soggetti di cui parla, l'omertà e i sottesi unicamente comprensibili alla stretta cerchia di "iniziati", regnano sovrani.
    Da noi, si chiama "discrezione", se non ricordo male.
    "I terreni di qualcuno, qualcuno che ha scirtto, le conoscenze personali, qualcuno che ha detto, una tale società, quelli che hanno fatto, coloro che hanno deciso… "
    Ce fosse un nome, ce fosse. Posso ironizzare e considerare questo stile di scrittura come un classico esempio della tanto laudata biellesità (quella vita molle fatta di sussurri e salotti e d'intrighi, percepita come elitaria quando è invece e soltanto patetica)?

    2) Non è che, al di là di legittime ed interessanti questioni da cortile (il cattivo che ha speculato sul terreno, il buono che ha finanziato lo sport nostrano, il caparbio che ha sempre denunciato, il fancazzista come me che se ne è sempre, drammaticamente, colpevolmente fregato), l'intera operazione palasport+orsi sia semplicemente lo specchio triste di una realtà che non vuole decidersi a prendere atto del proprio avvenuto decesso? Mi spiego meglio: l'idea del centro commerciale nacque un'era geologica fa. Così come l'autostrada, il peduncolo, la Cossato Vallemosso, Città Studi. Tarata per un contesto che oggi non c'è più. Si salva l'ospedale, che anche se lo finiranno tra 30 anni, i vecchietti malconci aumenteranno (troverò forse posto in corsia?). Ed è già ora (sbrighiamoci!) di ampliare il cimitero.
    Biella è morta. Dobbiamo prenderne atto. Non si curano i morti con le aspirine. Si curano i malati, con le aspirine. Per i morti, ci vogliono i miracoli. Quindi, si smetta di buttar via soldi nelle farmacie e si cominci ad investire in ceri e santini. Intendo dire che è inutile mettere pezze e comportarsi come se il binario su cui oggi viaggia il biellese possa condurre a lieti orizzonti solo attivando uno scambio. E' un binario morto. Se si prende atto di questo, allora forse si può comicniare ad "immaginare un miracolo" che sposti il treno su una ferrovia tutta nuova, ancora sconosciuta. Sogni, prospettive ed idee di grande portata. Io non li ho. Voi? Forse sì. Ma di certo, queste diatribe sul palasport, sono aspirina, non miracoli.

    3) In definitiva, l'atteggiamento autopietico (che è poi come dire farsi le seghe) di dibattere su temi che, lo ripeto, sono interessanti e doverosi, ma che sono sempre e comunque rivolti al passato, non è un atteggiamento simile al somminsitrare aspirina ai cadaveri? Non vale la pena, prendendo spunto dall'argomento sacrosanto (milionate di euro investite per una struttura che rischia di fallire in tutti i sensi, quello sportivo, quello commerciale, quello d'impatto sociale e via dicendo) per discutere di un quadro più ampio e discuterne con un taglio che non sia quello del "vogliamo un colpevole", ma quello del "immaginiamo un futuro"?

    Bhe. Ho detto la mia cazzata anche 'sta sera. Sera per me. Voi vi state svegliando (o quasi).
    Grazie dell'ospitalità e in bocca al lupo. A chi scrive, a chi tira a canestro, a chi fa i palazzetti, a chi vota varianti, a chi non si firma, a chi denuncia per enigmi. A chiunque, insomma, possa un giorno avere quell'idea geniale che sdogani in un miracolo la nostra povera, defunta città.

    ah! sempre edo tagliani, neeeh! Non mi tirate le pietre, stavolta.

    utente anonimo
  21. Scordavo: l'elenco delle "cose nate morte", non finisce certo a Città Studi. Aggiungete un po' voi quello che vi pare e fate anche pronostici (avremo forse una biblioteca bellissima, dopo la polemica Upim, quando i ragazzi, audience privilegiata, saranno rimasti in quattro?).
    E chiedo perdono per gli errori di battitura, tra i quali una "o" saltata di "autopoietici" che mi ha fatto scrivere "autopietici". Forse un mezzo lapsus, chi lo sa.
    Ancora buon risveglio.
    e.t.

    utente anonimo
  22. Caro Paolo,
    non ho tutto questo potere né tutte queste responsabilità. Non ti sembra di esagerare?
    m.a. 

  23. Marco, può essere. Però io ti chiedo, vedendoti seduto a quasi tutti i lati del tavolo, e vedendo che sul tavolo non c'è niente: secondo te come sta andando? Come la vedi? Guarda Marco, la metto ancora più semplice: so cosa pensavi quando ti hanno chiesto di amministrare Eco, a dire il vero ero presente ad alcune di quelle riflessioni. Sono passati gli anni, ti sei coinvolto sempre più, aggiungendo alle responsabilità amministrative anche quelle editoriali e commerciali, e contemporaneamente sei tornato a Pallacanestro Biella per fare il presidente, e ti sei preso anche la grana del palazzetto: onestamente, secondo te sta funzionando? Noi ci conosciamo, ci siamo frequentati, ho anche lavorato per te, e credimi se ti dico che ti rispetto, ma proprio per questo fammi anche dire che non sta andando come speravi, che è sotto gli occhi di tutti, e che una persona saggia farebbe un passo indietro, si limiterebbe al basket (che è già tantissimo), perché guarda che questa storia non finirà affatto bene.

  24. Caro Edo, ti scrive dall'oltretomba una di quelle anime morte che accusi di denunciare per enigmi, di non "etichettare" i soggetti di cui parla, di pratiche omertose e di pippe di gruppo iniziatico. Non so se ci sei o ci fai, ma se è una seduta spiritica, o un'ordalìa, quella che vuoi cercherò di accontentarti. Partendo da lontano, dal palestrone di via Pajetta che Marco Atripaldi, avviando un perfido gioco al massacro, mi attribuisce in quanto membro del governo della città negli anni in cui venne realizzato.  Il progetto risale ai primi anni '80 (primo governo Squillario) e la sua realizzazione alla seconda metà dello stesso decennio (Squillario 2 dove c'ero anch'io come assessore senza portafoglio alla cultura).   Il progetto e la realizzazione furono della Edil 2000, azienda del Gruppo Bertrand che proprio in quegli anni avviava il grande e disastroso "affaire" della lottizzazione ex Rivetti.  A dirigere l'Edil 2000 e a curarne le pierre era Allara, personaggio di spicco e dirigente della dc biellese.  Assessore all'urbanistica Varnero, assessore allo sport Bielli.  A chi giovò ?  Vedi tu/voi.  Certo, vista a distanza di un quarto di secolo l'operazione sembra anticipare quella coop/palazzetto.  Con una differenza: Bertrand il palestrone non lo regalò ma se lo fece pagare prima di andarsene in sudafrica.  I nomi delle levatrici orsine ?  Susta, Marsoni, Nicolo, Pichetto, Barazzotto, Scaramal per citare solo quelli di prima fila: se ne mancano non è per reticenza omertosa, ma perchè proprio non li conosco.   L'elenco dei nomi di seconda fila, di chi sapeva e ha taciuto, di chi sospettava ma ha collaborato, di chi tengo famiglia, è lungo e, caro Edo, potrebbe comprendere perfino il tuo.  Ma adesso che li conosciamo cosa facciamo ?  L'ho già detto una volta: gli togliamo il saluto ?  Forse sei distratto e lontano, ma le "rivelazioni" che secondo te questa morta gora non fa mai, in realtà sono aria rifritta un'infinità di volte.  Il problema nel nostro piccolo mondo antico che un po' conosco sono l'assoluta mancanza di reazione a qualunque tipo di denuncia da parte dell'"opinione pubblica", che forse non c'è o è in altre faccende affaccendata, e il muro di gomma dei manovratori che puoi permetterti di coprire di guano senza ottenere reazioni.  In vent'anni di insulti e pernacchie ho ricevuto una sola querela (poi ritirata, peccato, perchè avevo chiesto di avvalermi della facoltà di prova) da Scanzio che avevo definito testa di cazzo in prima pagina.  Forse hai ragione tu.  Forse siamo tutti morti.  E allora saluti e ora pro nobis.
    gierre

    utente anonimo
  25. Caro Paolo,
    come sta andando mi pare tu lo abbia capito benissimo.
    Semplicemente non ho perso le speranze che possa andare meglio.
    Checchè se ne dica o legga, la crisi c'è e pure pesante, soldi ce ne sono pochi per tutto, figuriamoci per qualunque tipo di attività che esula dalla "sopravvivenza".
    Per quanto mi riguarda, magari certe scelte saranno obbligate dalla salute e dallo sfinimento, non certo da altre ragioni.
    Caro Giuliano, infine, lungi da me voler avviare qualunque tipo di gioco al massacro, non serve a nulla e a nessuno se non forse a fare qualche vittima in più in un territorio agonizzante.
    Ho usato l'esempio del vecchio palazzetto semplicemente per sottolineare come su ogni operazione, volendo, sia facile criticare e dubitare su chi "c'è dietro", soprattutto se lo si fa con superficialità.
    Mi appassionerebbe molto di più discutere dell'idea politico/amministrativa di sviluppo del territorio coltivata in  quegli anni: giusta o sbagliata  che fosse, c'era. e qualche risultato l'ha portato. 
    Ultima annotazione: magari questo territorio avesse dei "manovratori"…
    m.a.