11 MARZO 2013

Referendum ad minchiam canis

Con grandissima umiltà e spargendomi preventivamente il capo di cenere, vorrei far presente a tutti quelli che, per alte ragioni morali, banale senso comune o per calcolo, dal M5S, dal Pd, dal bar sotto casa o dalle colonne dei grandi giornali, in questi giorni fanno continuo riferimento al referendum del 1993 con cui gli italiani a grande maggioranza abolirono il finanziamento pubblico ai partiti, quanto segue:

- Che detto referendum aboliva, appunto, solo e soltanto il finanziamento, e non il rimborso elettorale, e per la precisione che il quesito diceva:

Volete voi che siano abrogati gli artt. 3 e 9 della legge 2 maggio 1974, n. 195: “Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici”, così come modificati e integrati: dalla legge 16 gennaio 1978, n. 11: “Modifiche alla legge 2 maggio 1974, n. 195″; dall’art. 3, comma 1 (Per l’anno 1980 la somma da erogare a titolo di contributo di cui al primo comma dell’art. 3 della legge 2 maggio 1974, n. 195, è fissata in lire 72.630 milioni. Con effetto dal 1º gennaio 1981 la stessa somma è fissata in lire 82.886 milioni annui) e dal comma 6 (La percentuale di cui al primo ed al secondo periodo dell’ultimo comma dell’art. 3 della legge 2 maggio 1974, n. 195, è ridotta al 90 per cento) della legge 18 novembre 1981, n. 659: “Modifiche ed integrazioni alla legge 2 maggio 1974, n. 195 sul contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici”?

- Che il rimborso elettorale non è mai stato abolito, non era contemplato nel referendum, e che è quindi rimasto in vigore così come riportato nella legge 195 del 1974, tra gli altri, negli articoli 1 e 2 e successive modifiche:

(Art. 1) A titolo di concorso nelle spese elettorali sostenute per il rinnovo delle due Camere, i partiti politici di cui al presente articolo hanno diritto a contributi finanziari nella misura complessiva di lire 15 mila milioni (…).
(Art. 2) I contributi per il rimborso delle spese elettorali sono versati ai partiti politici, su domanda dei rispettivi segretari politici indirizzata al Presidente della Camera (…).

- Che è quindi di per sé evidente nonché innegabile un certo (ri)sentimento nel Paese, a proposito della materia in esame, ma che sarebbe meglio smetterla di citare il referendum ad minchiam canis.

  1. cmq si scrive mentula-ae, l’accusativo è mentulam

  2. E’ il latino della terza repubblica, segue regole sue.

  3. Tanto non se ne accorge nessuno, del latino contemporaneo, tra un microchip e una mooncup.

    Daniela
  4. d’altronde siamo il paese della par condition.

  5. ma la legge sin dal principio prevedera rimborsi a forfait senza alcun giustificativo (in pratica un finanziamento e non un rimborso) o è stata cambiata (come sostengono alcuni) per aggirare l’esito del referendum?

  6. oh finalmente!! che si cominci a capire e conoscere ció di cui si (stra)parla. Sempre che si voglia concedere un futuro a questo Paese.

  7. (odi et amarro)

    Gianni41
  8. Paolo, altro che citazioni ad minchiam canis, io eviterei di abbandonarsi in esercizi di retorica da maitre a penser, ed andare alla sostanza dei problemi. La citazione di quel referendum è fondamentale per capire come la politica abbia preso in giro gli elettori, sostanzialmente con la reintroduzione del finanziamento pubblico, formalmente con l’aumento spropositato dei contributi elettorali. O  si parla schiettamente agli elettori dicendo la verità, ossia che il rimborso elettorale non è altro che la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti che era stato abolito con il referendum del ’93, oppure si continua a prenderli in giro, con i rischi che ne conseguono.

    Filippo Maltese
  9. Su questo concordo. Ma il taglio logico di quanto è effettivamente successo secondo me affetta anche la verità, e porta all’argomento dell’abolizione totale globale, che mi pare un’altra roba.

  10. Pingback: #GrilloFirmaQui | Andiamo a Berlino

  11. Avessimo fatto una legge seria sul finanziamento pubblico e sui rimborsi quando dovevamo oggi non saremmo qui a discutere di abolizione totale.
    Vogliamo capire che il tempo in cui potevamo scegliere è abbondantemente scaduto?
    Oggi siamo (anche il PD) talmente marci che l’abolizione totale è l’unica strada percorribile.
    Non la percorreremo, e prenderemo l’ennesima sberla.

  12. Pingback: L’emendamento del vostro affezionatissimo alla proposta Tocci | [ciwati]

  13. La norma attuale sul “rimborso” prevede che se tu dichiari di aver  spesoi in una campagna elettorare per l’anno T x euro per gli anni T T+1 T+2 T+3 T+4 e T+5 x euro…dove lavoro io in uma università pubblica devo portare regolari fatture per una missione e vengo rimborsato di esattamente il valore della fattura una sola volta. Se perdo uno scontrino o fattura nulla

    Evitiamo certi inutili sofismi

    andrea
  14. Concordo coi commenti sopra sulla linea che siamo al sofismo e che il raggiro fatto al risultato del referendum è innegabile. Il PD tutto (non solo i soliti illuminati,  come il nostro affezionatissimo) può solo dire, dopo non aver fatto niente in passato, che rinuncia. Almeno che rinuncia al forfait e prende solo il rimborso delle spese effettivamente sostenute. E ancora nessuno fa notare che se torniamo a votare subito per i prossimi 5 anni ci saranno addirittura rimborsi doppi!!!

    settolo
  15. vorrei esprimere il sommesso parere che mi sembra un articolo ad minchia canis et ad presam culum…..e che spero che il (quasi) sempre apprezzato autore stesse semplicemente cazzeggiandum.

    antonio garsia