8 MARZO 2013

Il contenitore, il contenuto, i contenuti

E’ vero, le assemblee di partito sono liturgie superate, e inascoltabili, come scrive Luca Sofri commentando la Direzione Nazionale del Pd dell’altroieri. Anche molto ipocrite, aggiungo io, perché quasi tutti dichiarano in pubblico posizioni di facciata diverse da quelle che sostengono in privato, e il conformismo fa da inesorabile polo attrattore. Ed è vero che, se le decisioni vengono prese prima e altrove, aumenta l’effetto rituale e diminuisce il senso, ma è pure vero che le poche volte in cui si discute sul serio i titoli sulla spaccatura del Pd sono automatici, e dannosi.
La mia domanda però è: e quindi? Che si fa? I partiti, che siano partiti-partiti o movimenti, ma anche le associazioni, i circoli, qualsiasi consesso umano che si sia dato un comune obbiettivo, avranno sempre la necessità di riunire le persone, e di farle parlare.
Qualcuno dice: scrivetevi, trovatevi on line. A parte che non basta, ma io ne amministro un po’, di mailing list e gruppi di discussione dedicati ad argomenti identici a quelli discussi in Direzione Nazionale, e posso garantire che non è sufficiente cambiare sede per migliorare il livello delle discussioni, renderle più fertili o anche solo governabili, o sincere. E, in ogni caso, quella di mercoledì era un’assemblea che molti – giustamente – avevano chiesto di poter vedere a gran voce, e sono stati accontentati: cosa si aspettavano?
E’ forse un problema di format? Di minutaggio? L’assemblea dei grillini nell’hotel romano era decisamente diversa dal solito (dalle liturgie, appunto), ma non mi pare che nessuno abbia trovato che questo sia bastato a renderla più produttiva, o interessante. A dirla tutta ne abbiamo riso, e non solo perché siamo di parte: faceva effettivamente ridere, e di contenuti interessanti non ne ha prodotti, se non vogliamo contare in quel novero i meme sulla mooncup.
Allora forse il problema è nel contenuto, e nei contenuti, nel senso di quelli-che-stanno-dentro: ovvero, di quel che effettivamente viene detto, e (non incidentalmente) delle persone che lo dicono. Le persone si possono cambiare – ma anche questo, come si sa, è complicato – ma per il contenuto di quanto si ascolta ci si può solo affidare a una pia speranza. La possibilità di una sola opinione illuminata rende tollerabile tutto il resto (così come un singolo “che fai mi cacci” è servito a smontare anni di finzioni e unanimismi, là dove ce n’erano di ben più clamorosi che nel Pd), e in ogni caso il contenitore resta una necessità non aggirabile e più di tanto non surrogabile.
Certo, sempre che interessi che i partiti siano partiti: e a me preme che siano diversi, ma comunque interessa. Ovvero, che siano espressione di una collettività, con tutti i casini di gestione che questo comporta, e non singoli che si rapportano con un resto del mondo che è solo pubblico, al limite votante. Perché messa così è solo un comizio, con tutto che i comizi sono esaltanti o noiosi ma certamente altrettanto liturgici, e non contemplano nemmeno l’ipotesi della partecipazione, figuriamoci della dialettica.
Dopodiché, se non è solo un modo per attirare l’attenzione, andarsene da un’assemblea di cui si fa parte e in cui si è molto attesi – non solo dai presenti, ma anche da tutti gli altri – è un gesto che può sicuramente essere letto come forte e situazionista, contro tutti i vizi descritti fin qui. Ma, in prospettiva, il problema resta inevaso, e può non interessare all’autore della provocazione (giudizio sbagliato e ricorsivo, secondo me), ma interessa a chi di questo partito si vuole occupare per cambiarlo, e con esso cambiare l’effetto che fa sulla realtà: cosa si fa quando c’è l’esigenza di discutere? Ci si trova, ci si parla, o ci si illude di potersi affidare a una voce univoca? Decisa dove, da chi? E, posto che sia corretto pretendere di farlo, come si impone il proprio messaggio nei confronti del ben più ampio dibattito pubblico, col personalismo della politica che dilaga e la necessità dei media di alimentarlo di pareri discordanti?
Al contrario, se invece ci si riunisce, come si combattono le espressioni vuote e di circostanza, come si alza il livello del contenuto? Cosa si fa con chi è un po’ meno brillante, gli si toglie la parola? Come si giudicano le intenzioni, se non ex post, di fronte all’evidenza del gap tra parola e azione? E ancora, se votare in quelle condizioni è un esercizio vuoto, allora non votiamo più? Come le prendiamo le decisioni?
Tutte domande che poi si possono riassumere in una sola: serve ancora, avere un partito? Un partito non in quanto apparato e basta, ma in quanto casa comune in cui sia possibile parlare, scegliere, fare delle cose, crescere, confrontarsi, e non soltanto decidere se applaudire o no.
Da grande amante delle provocazioni, che capisco benissimo, questa è una domanda che faccio molto seriamente, e a cui la provocazione di suo non risponde, a dirla tutta nemmeno sembra contenerla. E, da nemico della retorica, me la faccio perché onestamente non ho una risposta risolutiva. Penso sarà molto difficile trovarla, ma di certo finché non l’ho trovata io non me ne andrò.

  1. Pingback: Serve ancora un partito? | [ciwati]

  2. Forse, dico forse, quello che non serve e’ una Direzione nazionale. Si fa un Congresso che elegge un segretario (che nomina una segretaria, intesa come una squadra operativa) ma anche una Assemblea (magari di 250 persone invece che 1000) e fino al congresso successivo le decisioni le prendono Segretario e Assemblea. E all’assemblea che si riunisce ogni x mesi si presentano le mozioni, supportate da un numero congruo di delegati oppure, che so, da x-mila circoli del PD, o da x-fantastiliardi di iscritti (firme) e si votano. E poi magari, su questioni anche piu’importanti, i referendum fra gli iscritti. E sulle cariche politiche, le primarie, sempre.
    Cio’ detto, se uno queste cose le vuole cambiare, non si leva di culo dopo due minuti: interviene, si candida a cambiare il parito passando da quelle liturgie inutili e superate, vince e le cambia!

  3. Sì, Francesco, guarda che però che l’argomento è un po’ un altro, ovvero come si migliora la qualità della discussione, non la sede in cui farla.

  4. Si migliora attraverso la selezione degli speaker: sulla base di una investitura popolare, possibilmente, non sulla cooptazione. E della larghezza di un sostegno che sia sufficiente a evitare 300 interventi che si richiamano e si fanno i pompini a vicenda quando ne basterebbero 10.

  5. Guarda che D’Alema i voti li piglia, se si candida. “Selezione popolare”.

  6. (E che strapalle pero’ con stocazzo di D’Alema si puo’ dire? Ma che e’ la versione 2.0 della reductio ad Hitlerum?) Allora l’investitura popolare non conta un cazzo? Raccogliere le firme delgi iscritti non conta un cazzo? Raccogliere 10 delegati su 250 non conta un cazzo? Aspetta, ora mi dirai che voglio le correnti….

  7. Va bene, cambio esempio. Rosy Bindi ha vinto le primarie. Ok?

  8. Non e’che puoi fare un partito a prova di elettori (questa e’bellina, vediamo se l’ha gia’detta qualcuno)

  9. avete mai sentito parlare di “comunicazione ecologica”?

  10. E’ tutto il frutto di una grande ipocrisia. Entrambi i partiti da cui il PD trae linfa (ehm) erano partiti in cui la discussione interna avveniva per correnti. Come, il PCI le correnti? Si dai, non fate gli gnorri. Napolitano apparteneva ai miglioristi, no?

    Le correnti sono state descritte nella vulgata comunista come il male assoluto (salvo, appunto, farle) e, dal 92 in avanti, tale vulgata ha attecchito ovunque, soprattutto nell’acefalo giornalismo italiano.

    C’era un fondo (più di un fondo, tipicamente un doppio fondo) di verità, ma almeno la corrente delegava i 2-3 a parlare nell’occasione “x” e non si assisteva all’happening a braccio che ho appreso tardivamente essere la cosiddetta “direzione” PD, dove non si direziona un bel nulla in un chiassoso sovrapporsi di voci sfasate e, appunto, che non rappresentano (con le dovute eccezioni) nessuno. Tanto più che chi fa notizia è chi non ha parlato, leggasi il buon Ballini su Ateniesi.

    Ora c’è un ottimo regolatore per evitare le degenerazioni delle correnti (cioè il correntismo amorale): le primarie, da istituzionalizzare anche per chi deve svuotare i cestini.

    Ho detto augh

  11. Perché un Pastrami ben fatto guarnito con 2 chili di merda sa, dopo tutto, di merda.

  12. Filippini, cazzarola puoi commentare su FB che altrimenti scombini tutto il thread e viene fuori che mi piace la merda? ;-)

    Francesco Cerisoli
  13. Sempre premettendo che non ho nessuna intenzione di muovere una critica che non sia costruttiva

  14. La macchina democratica del partito non può essere a disposizione di nessuno.

    Ad esempio, un problema è l’adesione tra luogo ufficiale della decisione e luogo non ufficiale.

    Bisogna togliere dalla disponibilità della dirigenza (qualunque essa sia) la convocazione delle assemblee, sia la Direzione che l’Assemblea, che devono avere una vita autonoma, periodica e con frequenza settimanale (al massimo bisettimanale) una e bimensile al massimo trimensile (Gennaio, Marzo, Giugno, Settembre, Novembre) . Si deve pensare ad una reale organizzazione collettiva, in cui il segretario non abbia il compito di interpretare la linea politica in tutte le circostanze.

    La politica chiede di decidere ogni giorno e quindi non ha senso riunirsi, forse, una volta ogni tanto: è chiaro che in questo modo si da un mandato troppo ampio al segretario e a quelli che lo circondano o perché li ha scelti lui o perché hanno dei ‘privilegi’ conquistati o usurpati (caminetto). Pur nelle migliori intenzioni chi deve decidere si troverà in situazioni in cui deve estendere la decisione presa dall’assemblea per adattarla alla situazione reale e quando avrà convocato l’assemblea la decisione sarà già stata presa.

    La discussione deve fare emergere i problemi, non approvare una relazione. Le obiezioni devono essere prese in considerazione. Se il segretario risponde, deve rispondere a tutti, e non fare un riassunto vago. La sfilata deve avvicinarsi ad una discussione reale. Sette minuti sono anche troppi per dire che si è d’accordo. A questo punto tanto vale che dopo la relazione del Segretario si voti subito. S’iscrivono a parlare solo quelli che non sono d’accordo, chi è d’accordo basta che dica ‘sono d’accordo’.

     

    Fabio Palermo
  15. fico eh? Io ci ho provato in un gruppo di ragazzi nella legambiente alcuni anni fa con un insegnante di geografia a fare da facilitatore, non avete idea di quante cose nuove ho scoperto e di come è cambiata la relazione nel gruppo. Potremmo organizzare un seminario pratico sui nostri temi con un paio di facilitatori alla prossima occasione.

  16. Non rispondo al domandone non solo perchè non conosco la risposta ma ancor prima perchè credo che la propria opinione su argomenti cruciali, quando non surrogata dalla dovuta preparazione sull’argomento per il quale viene richiesta, e ancora di più quando non è richiesta, possa tranquillamente rimanere nella propria testa e non andar fuori a fare confusione. Alla seconda domanda però, meno impegnativa, “come si migliora la qualità della discussione?” una mia risposta provo a darla:  discutendo. Perchè … no, mi fermo, ho letto ora l’articolo di Sofri a cui ti riferisci e queste parole sono la bella copia di quelle che stavo per scrivere

    “gli interventi non sono una discussione: sono una successione di cose pre-scritte o pre-pensate ognuna indipendente dalle altre, salvo l’occasionale “come ha detto prima di me coso…”

    Ecco, la qualità della discussione si migliora anche così, quando faremo un direttivo nazionale sull’argomento io non interverrò, mando Sofri a discutere con te (magari prima ci facciamo due chiacchere su Skype).

    Fabbrizz
  17. Sinceramente credo che un partito sia ora necessario piu’ che mai. Certo è vero rischia di essere un luogo spento e liturgico. COme appunto hai spiegato molto bene. Credo che questo pero’ sia una conseguenza delle regole con le quali vengono selezionate le classi dirigenti del partito, e il modo in cui gli stessi  partecipanti le interpretano. Lo snodo è principalmente lì a mio avviso. Ora il Pd è a metà del guado. Serve una nuova classe dirigente che sappia appropriarsdi di una propria autonoma leadership e che sappia costruire meccanismi partecipativi, e non di mera cooptazione.

  18. certo un Domandone. Così al volo mi viene da dire che il tanto sbeffeggiato Walter un’idea di partito diverso l’aveva data, ma D’Alema e Bersani  & C hanno fatto la loro bella contro-riforma, con una mozione congressuale che puntava tutto sulla forma partito chiusa, stretta attorno ai tesserati. Come al solito, grandi strateghi, visto che l’unica cosa che ha funzionato nel PD sono state le primarie, concettualmente figlie del partito aperto veltroniano. Che pure aveva detto un’altra cosa, Veltroni, che ad ascoltarla si stava meglio, allora, quando si era in tempo: apertura del partito alla società civile, portando i simpatizzanti dentro le sedi e coinvolgendoli nei processi decisionali. Niente da fare e intanto il partito è diventato cosa di pochi. E solo per quello Bersani & C non li avrei mai votati, perché hanno distrutto l’idea del partito di cui mi ero appassionato. Non so rispondere alla domanda centrale, ma intanto dico: e se mandassimo al rogo le tessere? Se le rendessimo totalmente inutili nella definizione degli organismi direttivi, a tutti i livelli? Perché quella politica dell’apartheid, tra tesserati e simpatizzanti, con diritti diversi, fa molto male e nessun bene.

    marco unia
  19. Io mi interrogavo sulla forma da dare alla discussione, e su come questa definisca, appunto, il partito. Mi sembrava una domanda già molto impegnativa, ma voi invece state parlando di forma partito, che secondo me è un po’ come la legge elettorale, si parla di cambiarla ma in realtà è solo una discussione astratta…

  20. pero’ paolo attenzione perchè per accendere la discussione occorrono attori che siano capaci di sostenere il ruolo. E dunque il modo con cui selezioni gli attori, ne determona la qualità. Ecco perchè secondo me alla radice c’è questo problema. Se il canavaccio è sbiadito, anche il dialogo sarà sbiadito e scialbo. Se invece la ricchezza delle differenze troverà accesso al palco, allora, vedrai che la discussione sarà degna di Shakespeare. spero di essermi spiegato e gradirei un tuo riscontro

  21. Ah, Marco, dimenticavo. Questo post risponde a quello di Luca, che parte dalla sua personale esperienza di quando pure lui era membro della DirNaz. E lui era membro ai tempi di Veltroni. Tra tante colpe Veltroni ha certamente dei meriti, ma alla mia domanda non ha saputo rispondere nemmeno lui.

     

    Emanuele: da quando milito nel Pd non ho fatto altro se non spingere per aprire e migliorare i metodi di selezione della classe dirigente, anche su questioni e in momenti poco popolari. Ma non mi nascondo che anche fosse – e comunque il Pd ha metodi di gran lunga migliori degli altri – che questo non sia garanzia di una discussione più utile. Un intervento come quello di D’Alema non ha a che fare solo con l’autore, ma con una cultura politica che nella sinistra c’è, piaccia o meno, e quando è lontana dai centro d’interesse si esprime anche in buona fede. E vale per molti dei componenti della DirNaz: al netto dei nominati, molti sono stati votati ai livelli più vari. Che ne facciamo? Li eliminiamo? Un tempo avrei risposto così, oggi penso che non funzioni (e sarebbe un filo contraddittorio, rispetto alla questione sul partito aperto). E quindi, come dire, il problema resta.

  22. no va arricchita quella esperienza. In fondo d’alema così come molti altri sono dei traghettatori..che vengono dal passato. Le loro liturgie e i loro linguaggi appartengono necessariamente al passato. Hanno creato e contribuito a strutturare la barca. Ma ora è il momento nostro (lo dico in senso collettivo non personale) di salire a bordo, e di farlo per acquisizione della leadership. Quella Dir Naz non esprime la ricchezza che è maturata nel Pd attuale. Se la nuova DirNaz rispecchierà questa ricchezza sarà un gran bel partito. Se poi la nuova leadership sarà anche inclusiva – magari invitando esterni a partecipare alle discussioni – allora sarà ancora più bello.

  23. Emanuele, mi sembra che stiamo parlando due lingue diverse. Non è questione di ricambio e nemmeno di liturgie, Orlando ha la nostra età ed è esattamente come quelli che l’hanno preceduto. E ti segnalo che tra i turchi qualcuno è nominato, ma qualcuno un po’ di voti li piglia persino. Che famo, buttamo?

  24. i turchi parlano lingue antiche

     

  25. non lo so, a me è piaciuta l’idea della diretta streaming. ed è chiaro, e mi piacerebbe chiederlo ai grilloni, quando e se capiterà anche a loro di mettere le loro discussioni (!!!) in diretta, a portata di tutti, così, tanto per vedere l’effetto che fa. tanto per cedere i famosi contenuti, se c’è fra di loro qualcuno che pensa con la sua testa, che è anche solo in grado di farlo (mi auguravo di sì, ma più passano i giorni e più temo di no), qualcuno che abbia delle capacità, che sappia fare qualcosa, che non abbia come unico titolo di cui essere orgoglioso il fatti di essere un karateka vegano (“e occhio che ci infilano i microchip sottopelle”; tu non ne hai bisogno, vecchio!). il contenitore, insomma, non aveva niente di male. e lo dico da ex-elettore pd (voto sel, ora, sono rimasto nel recinto). e nemmeno tutti i contenuti, poi erano così male. franceschini pessimo, fioroni il solito, d’alema solito anche lui, con l’aura da capo che ancora conserva: il brusio che ammutolisce appena prende la parola, parola che tiene ben oltre i sette minuti regolamentari senza che letta si provi a interromperlo, ma ad esempio cuperlo mi è piaciuto tantissimo e trovo che sia di un gran livello, mi è piaciuto civati, mi è piaciuto molto quello che ha detto orfini (ultimamente mi piace quasi tutto quel che dice orfini; il problema è che non mi piace lui, con quell’aria da funzionario apparatchnick che si porta dietro; ma se continua così magari gli andrà via). e tanti altri han detto cose giuste, o anche solo ragionevoli zanonato, martini, matteo mauri, il bravo renato soru; cose che, senza essere nè rivoluzionarie, nè meritevoli di un premio nobel, rimangono comunque fuori della portata di un grillone medio, abituato ad attendere ordini e a sparare stupidate, con voce concitata ma anche, curiosamente, un po’ robotica. quanto a renzi, che dire, è evidente che lui le regole le concepisce poco, quando può le calpesta, quando proprio è obbligato a rispettarle frigna che le hanno pensate apposta per fare torto a lui; e forse non è neanche che abbia tutto questo tanto da dire. ce ne sono altri, come lui…

    Jacopo
  26. Visto, Emanuele? A Jacopo non solo è piaciuto Cuperlo, ma addirittura Orfini. Che facciamo con Jacopo, gli meniamo? A me sembra un ragazzo a posto, non lo caccerei dal recinto, come dice lui, anzi, lo porterei un po’ più dentro. Anche se lui si tira dietro Orfini, però. Insomma, è inutile che menate il torrone, si fa in fretta a dire cambiamento, ma la verità è che non è semplice.

    Ps: grazie, Jacopo.

  27. ma io mica li voglio cacciare. li voglio spronare…a parlare di piu’ e meglio

  28. Per migliorare la discussione bisogna al tempo stesso aumentare e diminuire la posta. Aumentarla, ovvero sui temi strategici andare sempre a votazioni, restituendo centralità agli organismi assembleari (locali, provinciali [da abolire] regionali, nazionali), Ovviamente definendo ciò che è strategico, impresa non  facile. Allo stesso tempo, occorre diminuire la posta, ovvero (ri)trasformare i segretari in “coordinatori”. Coordinatori di temi e mozioni che portano appunto a scelte a maggioranza su decisioni strategiche. In quanto mediatore e portatore di argomenti, il ruolo del coordinatore non verrebbe messo in discussione dal prevalere di una mozione o dell’altra, il che renderebbe meno drammatico il ricorso al voto. Forse ciò motiverebbe ad una discussione più intensa (perché non ci sarebbe la linea già vincente nei numeri) e liberebbe i pensieri dal “fardello” dell’ appartenenza ad una corrente (versione minimal dell’art 67 ;-)

     

     

    marco unia
  29. le domande che mi fa venire il pezzo, sono due. la prima è: va beh che il pd è malmesso, lo sappiamo tutti; ma siamo sicuri che gli altri siano messi meglio del pd (una volta avrei detto “di noi”, spero di tornare a dirlo presto)? le cose che paoloo scrive su questo blog, fra cui spicca su tutte lo spassosissimo ma anche emblematico pezzo su bobba, ormai quasi quattro anni or sono, le ho viste anch’io, da iscritto (sono stato iscritto un anno) e poi da elettore di sinistra. abito in una provincia un po’ più sinistrorsa di quella di paolo (mantova) e per la precisione in quella parte di provincia (il basso) che fa sì che tutta la provincia nel suo insieme possa essere considerata “di sinistra”. ho visto tutto anch’io: pochi capibastone che decidono tutto, senza parlare con i segretari locali, accordi, accordicchi, corteggiamenti all’udc, politichese puro, novantenni nati a metà anni ’70 che fanno i segretari provinciali, e anche primarie, ogni tanto ci vuole, che il bastone ai capi bastone, lo tirano sui denti (metaforicamente, ovvio). ho visto e mi ha fatto schifo, mi ha fatto incazzare, ma tanto, perchè è brutto quando non trovi nessuno che ti rappresenta almeno un po’. e la voglia di votare grillo mi è venuta, almeno per un attimo. ma poi mi sono detto: e grillo? come vanno le cose in casa grillo? sono più democratici, in casa grillo? pare di no. sono più capaci, più competenti, in casa grillo? di nuovo, no assoluto. sono più onesti, chez grillo? mah, parrebbe di sì, ma poi dei famosi “eletti” noi cosa sappiamo? nulla. mentre di grillo qualcosa sappiamo, e non è proprio rose e fiori. e le idee, dei grilloni, sono migliori, o almeno meno confuse, di quelle del pd? non pare proprio, nè migliori (e questo non vuol dire che tutte le idee del pd siano belle idee), nè meno confuse (su molte cose non si capisce davvero cosa vogliono fare), nè più coerenti e potabili (vedi la strana convivenza fra idee di pseudo ultrasinistra e casapound). per cui sì, il pd ha tante colpe, soprattutto per le cose che avrebbe potuto dire e fare e invece si è guardato bene dal dire e dal fare. ma grillo non è la soluzione. perchè è vero alcuni contenuti (non tutti, anzi) sono giusti, a volte sacrosanti; ma è il contenitore che non convince per niente. la seconda domanda è: ha fatto bene, il pd, a mostrare in diretta le sue “liturgie”? io credo di sì, ha fatto bene, perchè un partito che sia un partito non ha problemi a mostrare, chiaramente, anche le sue miserie (salvo poi scoprire che non tutte sono miserie); e che anzi, questo possa servire da utile stimolo a migliorare, a (tornare a) mettersi in sintonia col paese, o almeno con quella parte di paese che un partito di sinistra non può  rinunciare a rappresentare (è una chimera irrealizzabile, purtroppo, l’aspirazione a rappresentare TUTTA la società).

     

    p.s. ribadisco che non ho detto che “mi piace orfini” (occhio che qui parte la denuncia!), ma che ho apprezzato “le parole di orfini”. l’ideale sarebbe prendere solo le parole e lasciare perdere l’involucro, cioè il povero orfini ; magari lo si può usare per fare l’attaccapanni (a proposito, quando capiterà che sul blog di grillo qualcuno si permetterà di prendere amabilmente per il culo grillo o casaleggio come noi qui stiamo facendo con uno che ormai è diventato un dirigente di peso del partito, o almeno della coalizione, per cui ci impegniamo e votiamo?)…

    Jacopo
  30. come migliorare il dibattito, rendendolo più utile, trasparente e coinvolgente?

    La discussione in una sede di partito serve per raccoglliere informazione su cosa pensa la maggioranza dei delegati – ciò che, poi, origina le scelte del partito.

    Occorrerebbe quindi, preventivamente, formare (col contributo di tutti) un ordine del giorno con n punti chiari, ben definiti (non una fumosa relazione o n vaghe dichiarazioni di principio).

    E obbligare ciascun delegato ad esprimere un bit (un sì o un no) su ciascun punto; offrendo l’opportunità di argomentare, spiegare, eventualmente aggiungere altri punti “alternativi” che arricchiscano il “menu”. Ovviamente, le repliche – brevi – dovrebbero essere consentite a tutti.

    In questo modo si potrebbe, forse, eliminare la “ridondanza” degli interventi (cioè la ripetizione di concetti da un oratore all’atro) e rendere il dibattito più “pregnante”

    Cominciamo subito: siete d’accordo con questa mia proposta? (s/n)

    se sì: pensate si possa migliorarla? (s/n)

    proponete una miglioria: ad es. inerventi di max 5 minuti. concordate? (s/n) ecc.

    Ovviamente, detto così è molto schematico e palloso. Ci vorrebbe qualcuno che sapesse gestire la cosa, renderla “fluida”.

     

    … vediamo se indovino: vi sembra una cacata?

    SSSSSSSSSSSSSSSSS…. :-)

    silbi
  31. La scienza non funziona così, Silbi. Perché dovrebbe funzionare così la politica. I passi da gigante non sono gli n tendente ad infinito passi delle n formiche anche perché, brownianamente, saranno passi tutti divergenti ed a somma vettoriale tendente a zero.

    Bisogna creare un ambiente fertile, dove le migliori idee (di una persona o di un piccolo gruppo di persone) possano competere con lealtà ma soprattutto – e questo è il difficile – sottoponendosi alla verificabilità, cioè popperianamente alla falsificabilità. Un’idea falsificabile non ancora falsificata è, provvisioramente, vera.

  32. Il punto di popolino lo condivido. La premessa è che i partiti sono fondamentali, quello di Grillo per me è un partito. Ha scelto una forma diversa dalla nostra e non so se è sostenibile, only time will tell. Detto questo, il partito che ho in mente io dopo la batosta delle elezioni, magari non fa la diretta per far vedere che noi siamo come il M5S ma fa una discussione vera dalla quale mi piacerebbe vedere usci qualcuno con un occhio nero ma non perché voglio le botte ma solo perché questa elezione chiamava un confronto il più onesto possibile. Invece abbiamo assistito a una sfilata di nulla tranne civati, sofri, orfini ( che indicava uscite dallaae sbagliata per quanto mi riguarda).

    Detto questo, e senza girarci intorno perché a me nin piace, io sono stradaccordo con sofri su Renzi. Ha cito che sarebbe stata l’ennesima occasione persa, ha sentito franceeschii dire di essere d’accordo con bersani salvo poi che sappiamo tutti che vuole apparecchiarsi col nano non appena Bersani avrá visto che il piano A non funziona e non so se ha fatto in tempo a sentire quel genio di Fassina (scusate ma io ho i miei cavalli di battaglia) dire che la campagna elettorale non c’entrava nulla e che la colpa è di Monti(quAlcuno lo ha avvertito che Bersani ha fatto campagna dicendo che avrebbe cercato l’accordo con Monti subito dopo la nostra vittoria straripante?). Ora, avendo partecipato più o meno attivamente alla campagna delle primarie di Renzi posso dire che non è vero che non vuole le regole, che è inclusivo (non a chiacchiere), ecc. La veritá è che in questo momentoRenzi riconosce lealtá solo a Bersani e non al gruppo dirigente che lo circonda che ha ampiamente dimostrato di stare col segretario solo a chiacchiere. Forse ha in mente una forma partito diversa?

    PS: @popolino, accetto la vittoria di Bindi alle primarie soloquando saranno veramente aperte e quando non si candiderá in Calabria ma in Veneto o in Monza e Brianza

    L'ottimista
  33. Scusate per i tanti refusi, volevo dire civati, soru, orfini

    L'ottimista
  34. @phil

    ok Phil, ora parliamo come mangiamo, vah.

    come fai a far emergere le ideone se non dai a tutti l’opportunità di esprimersi?

    come fai a verificarle se non le sottoponi a un voto?

    cmq anche nella scienza servono pure le formichine :-)

     

    silbi
  35. Mi sembra che Cosseddu abbia gia’ detto che la risposta non puo’ essere il contenitore, non puo’ essere il contenuto e nemmeno i contenuti. Non ne discutiamo oltre tanto non serve.

    Renzi se interveniva era meglio, specie se il suo non-intervento era teso a sottolineare l’inutilita’ della liturgia bla bla bla. Allora cazzo, vai li’ e diglielo in ghigna, no?

    Francesco Cerisoli
  36. Cerisoli

    Poi avrebbero detto che indeboliva la posizione del segretario in un momento delicato. E sarebbe stato anche vero.

    uqbal
  37. Su dai è palese che è una roba totalmente inutile. Ed è uguale anche a livelli più bassi, è la stessa sensazione provata quando sono andato alle prime riunioni di circolo.

    Io dico che funzionerebbe meglio così:

    1. Massimo 10 persone in cerchio si parlano, stabiliscono la linea da proporre e attuano la linea decisa insieme. Non con interventi in successione della durata di n minuti ciascuno, ma dibattendo. Ritrovo massimo ogni 2 settimane. La segreteria?

    2. Massimo 50 persone (meglio 20/30, una per regione più i 10 di cui sopra) in cerchio si parlano, discutono la linea proposta dalla segreteria (discutono, non “prendono la parola per n minuti ciascuno”), apportano i necessari cambiamenti e poi deliberano per votazione. Ritrovo ogni 1/2 mesi. Se è il caso, si fanno gruppi di lavoro più piccoli su temi specifici e poi si discutono insieme i risultati. La direzione?

    3. Massimo 200 persone si ritrovano per valutare e votare le questioni importanti. Almeno 2 volte all’anno e comunque ogni volta che ci sono questioni importanti. Si istruiscono i lavori insieme, si discute a gruppi di 10/20 persone su temi specifici, si mettono a punto mozioni e ordini del giorno da votare poi tutti insieme. L’assemblea?

    Insomma, in definitiva abolire la prassi del “segretario introduce, ognuno dice quello che vuole, segretario chiude” che è quanto di più inutile possa esserci. Non per niente, tutte le decisioni vengono prese altrove.

  38. Mi piace Settolo!

    uqbal
  39. Credo che il conclave sia proceduralmente più snello e meno noioso di un’assemblea o di un congresso del pd. Hanno il telecomandino fico con i pulsantini in latino, fanno qualche cena prima: si ritrovano con una decina di giorni di anticipo per gozzovigliare e per mercanteggiare i voti necessari ai vari candidati possibili (ci sono tantissimi candidat possibili, non solo due). E – last but not least – il risultato non è mai scontato.

  40. guardate:

    http://www.gds.it/fileadmin/MULTIMEDIA/CRONACA/246064_album/telecomando.jpg

    adottare questo strumento al prossimo congresso, è l’uovo di colombo. :)