26 FEBBRAIO 2013

La guerra in casa

Una spiegazione la devo, e non voglio sottrarmi. Ho cercato, in questi mesi, di mettermi in discussione, se non nelle posizioni, almeno negli atteggiamenti. E ho provato a credere con fede genuina che avessero ragione, quelli per cacciare i quali, nella versione semplice e sincera, mi ero iscritto al Pd. Ho pensato che non avesse più senso, essersi iscritto a un partito per cacciare chi c’è, perché in un partito bisogna avere rispetto degli altri, bisogna sapersi riconoscere come comunità, specie nelle differenze, e accettare le posizioni altrui, fino ad arrivare al punto, come ho fatto, di pensare che forse si può aver torto, e che si può provare a fare come dicono loro. Perché non è pensabile vincere le guerre contro i nemici, quando le guerre e i nemici sono in casa. Perché altrimenti, inevitabilmente, ci si deve chiedere se non sia il caso di far politica altrove. O di non farla affatto, nel mio caso.
E quindi, ci ho provato. Non condividevo comunque l’alternativa – proprio perché si poneva nei termini di una contrapposizione che io non sopportavo più, e continuo a pensare che quello sia stato l’errore capitale – e questo ha reso più semplice la scelta, ma comunque mi sono fidato. L’ho scritto mesi fa, sollevando molte obiezioni, e ne sono convinto a maggior ragione oggi: la nostra parte, se vuole anche solo sperare di governare questo Paese, deve tenere insieme quelli del rinnovamento e quelli che ci sono dai tempi di Berlinguer. Parlo dei militanti, degli elettori, e non della classe dirigente, intendiamoci.
Ma per me è così, ed è da questa esigenza di sintesi tra due posizioni diverse che potenzialmente può venire l’unico contributo significativo per questo Paese. E se sono in realtà inconciliabili, fatto per il quale le evidenze sono con mio dispiacere sempre più forti, allora mettiamoci il cuore in pace perché non ce la faremo mai. Perché quelle due parti, da sole, non bastano, e perché separate tendono velocemente a diventare diverse, a mostrare il loro lato peggiore, più retrivo, minoritario.
Questo pensavo, e mi sono comportato di conseguenza. Pensavo, e tutt’ora penso, che una buona e giusta causa per il nostro partito sarebbe quella di portare un sindacato come la Cgil a divenire il primo e più grande difensore dei precari, fuori dalle secche corporative in cui il sindacato è insabbiato. Pensavo e penso, allo stesso tempo, che non si possa indicare un operaio assunto a tempo indeterminato e dire di lui che è un privilegiato, perché semplicemente non è vero. Perché questa roba ha un nome, e il suo nome è guerra tra poveri. Non è una guerra che noi possiamo vincere, in nessun caso.
Lo pensavo, lo speravo, ma decisamente non è accaduto, non accadrà, non è nemmeno in agenda. Guardando le cose in prospettiva, non abbiamo fatto nemmeno un passo per arrivare a un qualche straccio di sintesi, e al momento le parti pensano ad attaccare coltello tra i denti o a serrare le fila, non certo al dialogo. Per citare un esempio banale, sono abbastanza certo che, se con un colpo di mano, il rinnovamento dovesse in qualche modo approfittare del momento, senza un processo condiviso inizierebbe subito a perdere pezzi da tutte le parti. E allo stesso tempo penso sono parimenti certo che, malgrado il mio sforzo sincero di rivedere le mie posizioni, malgrado tutto quello che è successo, se mai dovessi presentarmi al mio partito, io o uno come me, e in modo assolutamente conciliante e ben disposto chiedessi di provare a fare qualcosa di diverso, provare qualcosa di più simile a quel che penso io, anche solo per vedere come va, sarei in minoranza. Perché loro non si fideranno mai, di uno come me, e allo stesso modo molti come me non si fideranno mai, di quelli come loro.
E i fatti danno loro ragione, mio malgrado. Solo, così non si va da nessuna parte.

  1. Un amico, coetaneo, da poco iscritto al PD, ha dato la sua disponibilità al suo circolo come rappresentante di lista (rappresentate di lista, dico). Ma non è stato preso in consuderazione, perché, come gli è stato fatto capire, non lo conoscevano tanto bene da potersi fidare di lui. Immagino la discussione: “ma … e se fosse amico di Quello? e se avesse votato Quell’altro? E se fosse un naziskin?” (ok questo non credo lo abbiano veramente detto). Ecco, io non solo non credo che “con questi dirigenti non vinceremo mai”, ma comincio a chiedermi se vinceremo mai con questi militanti

  2. La domanda è legittima, ma credo che il punto sia che non vinciamo nemmeno senza. E che a un certo punto persino bianchi e neri in Sud Africa hanno capito che si poteva e si doveva convivere. Noi no.

  3. Probabilmente sbaglio ma, in questo momento, prima di pensare alla vittoria, penserei a rinnovare, forse a rifare. Ma siete sicuri davvero che per crescere vi serva tenere insieme Quello e Quell’altro?

  4. Paolo, e’ semplice: bisogna parlare a quelli piu’ vecchi e fargli capire che la dirigenza che loro, acriticamente, votano e voteranno NON GLI CONVIENE PIU’.

  5. Marcella, la necessità è data da un riscontro facile e recente: a dicembre, solo tre mesi fa, le primarie le ha vinte Bersani, e col 60 per cento dei voti.

  6. Bersani la vince grazie allo zoccolo duro, il paese è da un’altra parte.

  7. Ok, evidentemente sono io che non mi spiego. Un progetto vincente, A SINISTRA, senza lo zoccolo duro e senza l’altra roba NON FUNZIONA. Minchia.

  8. Sì ma lo zoccolo duro va guidato. E’ troppo bue per avere la lungimiranza di capire dove và il paese. Questo il mio personalissimo parere.

  9. Ecco, questo è lo spirito. Brava.

  10. Bisogna convincere, come lo chiamavi… il corpaccione… che siamo meglio noi. Non e’facile, c’e’ d aperderci la verginita’anche dai buchi der naso, ma non c’e’ altra via. Ci vuole un trattato: “Caro PD, ti spiego perche’ Paolo Cosseddu e’ meglio di Nico Stumpo…”

  11. Bersani ha fatto una campagna elettorale giusta per le primarie in cui devi convincere il tuo elettorato e sbagliatissima per le politiche in cui devi parlare ai delusi degli altri partiti… In questo era molto più catalizzatore Renzi. Ma ancora prima di questo, Bersani era semplicemente il candidato sbagliato. Più volte ministro, era ora che si facesse da parte. Non lo hanno capito i dirigenti, non lo hanno capito i militanti.

  12. Infatti, proprio perché questo è vero e soprattutto perché io penso che Bersani sia una persona onesta e intelligente che deve venire l’indicazione che ora serve una nuova classe politica. Renzi ha ampiamente dimostrato generosità e dedizione soprattutto a quelle belle menti che dicevano che era di destra, che avrebbe sfasciato il paese ecc. L’utilizzo che ne ha fatto la dirigenza in campagna è stato quanto di più vergognoso e miope potesse esserci. Non hanno fatto loro nessuno dei suoi temi (votati da più del 40% degli elettori) ma lo hanno tirato fuori dal cilindro solo quando pensavano che andasse arginata la rimonta del nano (mentre Grillo li sorpassava dall’altro lato). 

    Io mi ero iscritto al PD dopo aver sentto Veltroni al Lingotto. Quel partito è arrivato al 33%. Di quella roba lì cosa è rimasto nell’attuale PD? E’ questa la domanda. Tranquilli, il 25% lo prenderemo sempre. Ci mancano 10 punti per diventare forza di governo vero. Come li prendiamo?

    L'ottimista
  13. Cosseddu

    No. Le due anime del partito sono arrivate ad una composizione, prima delle elezioni: si fa alla maniera tradizionale, s’è detto. E si è visto il risultato.

    Adesso hai voglia a seguire l’embrassons nous, l’irenismo, l’unanimismo, il veniamoci incontro. E’ stata fatta una scelta sbagliata, ora tocca sterzare e andare da un’altra parte. Punto. Tu lo sai, non ti intimidire.

    uqbal
  14. Magari io lo so anche, ma resta il fatto che bisogna convincere quegli altri. Ripeto.

  15. concordo con l’analisi: renzi avrebbe portato un’emorragia di voti a sinistra, lasciando andare sia gli elettori di sel (fra cui io) che molti del pd, più di quelli che si immagina. e non è affatto detto che asarebbe riuscito a convincere quelli che invece hanno votato in massa per grillo: primo, perchè si tratta di gente, in gran parte, che qualcosa da chiedere ce l’aveva alla sinistra, non a renzi (che sostanzialmente condivide le politiche montiane su pensioni, fornero, eccetera); secondo, perchè in ogni caso, come animale da palcoscenico, grillo vale un milione di renzi (anche quando dice cose ripugnanti, riesce a tenerti incollato alla sedia; renzi non lo si può sentire dopo due secondi, vuoto com’è, con le solite, stracche, immaginette da asilo). bersani si è dimostrato un leader pessimo, e siamo tutti d’accordo; perchè non è stato in grado di capire non solo gli umori di TUTTO il pese (questo ci può stare, il paese non è un corpo unico, alla faccia di chi dice che “siamo tutti sulla stessa barca”), ma, ed è stato imperdonabile, la condizione in particolare di quelli che dovevano essere la SUA gente. ma questo non significa che renzi sarebbe stato un leader migliore, o anche solo un leader in grado di prendere più voti. nella migliore ipotesi, per ogni voto che avrebbe recuperato, un altro lo avrebbe perso. secondo me.

    Jacopo
  16. non so, ma io mi sento la personificazione della sintesi e quindi sostengo che si può fare. sono giovane, iscritta a un partito per la prima volta da quando c’è il PD, niente storie pesanti sul gobbo, sono di sinistra, voglio un rinnovamento vero nel modo di fare e gestire; ma ho votato Bersani per fare il premier perchè per me in ogni caso aveva/ha la competenza necessaria per fare quel mestiere (ecco Renzi non rappresenta tutto questo per dire). non mi sento bue o apparato, nessuno mi dice a chi dare la preferenza lo decido io e mi scoccia sentire gli insulti da quelli con cui condivido questo partito.

    C’è una persona che rappresenta questo modello, ed è Civati. lo seguo voglio capire se è lui la nostra sintesi e chissà

    luheteo
  17. Si possono convincere gli altri solo se nel partito entrano dei gioovani. Ho 60 anni nel brindisi di fine anno al circolo P.D. sembrava di essere alla casa protetta. DO:

    doriano
  18. c’è sicuramente di mezzo, e molto, il tema generazionale.

    Perchè l’Italia è sempre più un Paese di vecchi; i giovani tendono a disertare i partiti (anche se hanno una gran voglia di partecipare, e il M5S ne è la dimostrazione), che quindi tendono ad assestarsi su un atteggiamento conservatore – in ttute le loro componenti, sia chiaro: ad esempio, non mi pare che la componente cattolica del Pd sia stata meno conservatrice di quella “sindacale” …

    Certo è sbagliato porre la questione come una specie di derby “giovani contro vecchi”; ma, banalmente, se al pd non si iscrivono un po’ di giovani “veri”, sarà sempre più difficile smuovere la situazione

    silbi
  19. Ti vedo in difficoltà Popolino, ma se non altro apprezzo il fatto che qualche dubbio sulla tua scelta di aderire al Corpaccione ora te lo stai ponendo.
    Ti offro una chiave di lettura: è vero ti sei perso, mica solo tu anche tanta dirigenza, una bella fetta di questo paese. Il PD sperava di vincere chiudendo il recinto intorno al suo tradizionale elettorato, tradizionale soprattutto per quelli che erano i DS, ovvero quel famoso popolo dei diritti acquisiti: pensionati, dipendenti del pubblico impiego, dipendenti del privato di lungo corso prossimi alla pensione. Durante le primarie Renzi ha tentato di rompere questo schema, rivolgendosi anche ad altre categorie, dai ceti produttivi ex-simpatizzanti PDL ai giovani precari ignorati dai sindacati e per questo è stato duramente attaccato e presentato come uno di destra. Ora lascia pur stare Renzi e la simpatia o meno che puoi avere per lui, però il tema di estendere il consenso a quelle categorie resta. Il PD non ha più niente alla sua sinistra (a parte un 2-3% fisiologico di bocce perse) e per quel che riguarda il Corpaccione tieni conto che i nonnini di anno in anno se ne vanno (e ti assicuro che è un problema serio, almeno visto qui da Bologna).

    Insomma cerca pure la sintesi tra Corpaccione e ceti produttivi, però ecco se fossi in te cercherei di lavorare sul secondo aspetto: capire come riuscire a parlare alle partite IVA del Nord, agli artigiani e agli operai dei distretti industriali in crisi, ai precari che i Sindacati hanno ignorato per anni (è di pochi giorni fa l’ammissione della Camusso che sui precari la CGIL ha sbagliato, alla buon’ora!). Tutta gente che ha votato per Grillo o per Berlusconi.

    Matteo_M
  20. Cosseddu

    Lo sai, e quindi gli sbatterari in faccia questo disastro fino allo sfinimento. E se ancora non capiscono, addio. Finiranno soli e dimenticati in qualche angolino del Transatlantico.

    uqbal
  21. Per nessuno dei Comitati Renzi (o forse per l’1 per mille) l’avversario politico è da considerare come un nemico. E’ proprio la base.
    Non credo si possa dire altrettanto (in termini numerici) per la controparte.

    Civati, alla luce dei fatti, e se non cambia atteggiamento su certe questioni, è un mezzo avversario politico. Ma dice cose sensate (a volte cose sensate che io considero sbagliate), lo considero un amico personale (con le proporzioni che può avere una affermazione simile per persone che si vedono fisicamente 3 volte l’anno o poco più) e mai, assolutamente, un nemico.

    Per me non è nemico nemmeno Berlusconi, o Grillo.

  22. Questo non è vero. Il renzismo, per usare una definizione breve, è stato fortemente caratterizzato da una grande contrapposizione. Negarlo è un po’ faticoso, e secondo me, parere mio, è stato un errore fatale. Soprattutto, è una cosa che non appartiene né apparterrà mai a una persona come Civati. E tutto questo risale al 2011, per la cronaca.

  23. Con il mio distintivo di rappresentante di lista PD sul petto con altre cariatidi di altri partiti,nel corridoio della scuola dove si votava  a testimonianza della nostra esistenza. Nessuno del movimento cinquestelle.Al conteggio delle schede ogni due voti PD uno era per Grillo.Voti che gia’ avevo previsto. Giovani in gruppo, lui e lei col bimbetto , giovanissimi al primo voto. Tutto cio’ che non trovo neanche in minima parte in sezione.DO.

    doriano
  24. Il 2011? Secoli fa. Non voglio nemmeno iniziare una discussione su questo.

  25. L’hai iniziata tu, figurati che voglia ne avevo io.