8 MAGGIO 2012

Horror vacui

Nel 1992 i giudici fecero sparire la Dc, il Psi e tutto il pentapartito, cancellando mezzo secolo di maggioranze al governo del Paese così, in un soffio. Non erano spariti gli elettori democristiani, e a dire la verità non erano spariti neppure molti dei suoi rappresentanti, quelli che non erano stati coinvolti (o quasi) dalle inchieste: più semplicemente, era sparito il contenitore sul quale erano abituati a mettere una croce.
Silvio Berlusconi lo capì prima di tutti gli altri, e capì che bastava realizzare un contenitore nuovo di zecca, ma esattamente uguale al precedente negli aspetti che contano, e come si è visto poi nemmeno particolarmente innervato da una superiore moralità (anzi): e tanto bastò a dare una nuova casa a tutti quegli elettori sfollati.
Il resto fu marketing, verrebbe da dire, ma in realtà nel messaggio di Forza Italia non c’era nulla che non fosse già presente anche in quello della Dc. A partire dal nome, che era preso da uno spot democristiano di pochi anni prima: molto democristiano eppure protoberlusconiano, con la canzone accorata, il senso del Mulino Bianco per le cose, il richiamo alla libertà e ai valori tradizionali. Un elettorato trasversale, che va dai ceti popolari a quelli più borghesi ci aveva creduto per decenni. E anche se Tangentopoli sembrava aver dissipato quell’elettorato e quei valori, così generici e dall’apparenza così artefatta, dopo la discesa in campo di Berlusconi la maggioranza degli italiani decise di crederci ancora.
L’Italia di quel periodo era un Paese in forte crisi economica, che usciva con le ossa rotte dal primo approccio col consumismo, quello degli anni Ottanta, che si era affidata ai tecnici per sventare il rischio di default e che sopportava pesanti sacrifici. Ed era un Paese corroso nella sua moralità, incazzato con i politici per le ruberie e la corruzione dilagante. Le somiglianze con la situazione attuale sono evidenti, anche se oggi è forte l’impressione che il punto di non ritorno sia stato passato, perché la crisi che si vive sembra sempre più grave di quella che è alle spalle. E chissà, forse davvero le solite categorie, a partire da quelle di destra e sinistra, non hanno più senso. O meglio, chi le ha interpretate negli ultimi vent’anni le ha talmente sfumate che gli elettori non le vedono più.
E quindi può darsi davvero, e non solo, che nulla regga più, che la rivolta popolare sia a un passo, e che la situazione capitolerà fino a travolgere tutto, fino a invertire i poli disegnando una nuova geografia, fino a far emergere terre sommerse e a rendere inospitali e ghiacciate quelle che eravamo soliti abitare.
Oppure, al contrario, può darsi che nulla di tutto questo accada. Può darsi che gli italiani, pur disperati e bisognosi di sfogarsi un po’ nell’immediato, continuino in qualche modo a percepirsi come parte di un Paese tutto sommato ricco, certo preoccupato e incazzato, ma comunque disposto a credere ancora una volta a un progetto conservatore che sappia rassicurarli sulla tenuta dei valori tradizionali, quelli di sempre: la famiglia, il benessere per se e per i propri cari come unico orizzonte possibile, il sacrificio quanto basta e la corruzione nella misura in cui non è troppo scandalosa ed è abbastanza diffusa da semplificare la vita di chiunque, purché in grado di farsi raccomandare e di tirare a campare con i soliti espedienti.
E’ una prospettiva spaventosa forse più dello stesso default, perché implica sfiducia nella costruzione di un sistema più giusto: e sottintende che per molti italiani un sistema ingiusto è invece desiderabile, a patto che in una minima parte anche loro ne possano godere. Terribile, mi rendo conto. Ma non molto lontano dal vero, credo.
La natura rifugge il vuoto, diceva Aristotele, e vale per la fisica come per la filosofia, e pure per la politica. E certo, a questo punto tutto può essere: tra un anno il Movimento di Grillo potrebbe prendere il 30 per cento e seppellire una volta per tutte la politica come l’abbiamo conosciuta sin qui, anzi, come l’ha conosciuta l’Italia da che è una Repubblica. Che ne sarebbe di noi come Paese, dopo, è difficile immaginarlo.
Oppure, più semplicemente, nei prossimi dodici mesi qualcuno proverà a riempire quel vuoto. A sostituire Berlusconi come Berlusconi sostituì la Dc, molto velocemente, proprio come fece lui: dandosi una facciata nuova, ma riciclando molto – e molti – dell’esistente, e rimettendo insieme i cocci di un pensiero che in questo Paese sembra essere ineluttabilmente predominante (o meglio: che qualcuno confida lo sia), anche solo per il fatto che rappresenta interessi molto vasti. Col Pd (questa potrebbe essere la novità) a cercare per una volta di farne parte – probabilmente senza riuscirci – non volendo fare la fine del Pds di Occhetto nel 1994 e non avendo abbastanza coraggio da immaginare altre soluzioni.
Ovviamente, nella nuova restaurazione, qualcuno che in questi anni è stato molto esposto dovrà rassegnarsi a fare un passo indietro, e a manovrare dalle retrovie. Altri saranno semplicemente grati di poter fare un nuovo giro, purché accettino l’idea che non può essere l’Udc, non può essere il ridicolo Terzo Polo né l’ormai inutilizzabile Pdl, non possono essere Casini, Fini, Rutelli e soprattutto non può essere Berlusconi, a rappresentare tutto questo, e lo si è visto ieri molto bene. Altri ancora saranno in prima fila a sfoggiare il loro curriculum di successo e la loro faccia nuova.
E anche se dopo queste amministrative l’ipotesi sembra balzana, anche se qualcuno scommetterà che è impossibile, anche se la situazione sembra ormai troppo compromessa, la storia insegna che tutto questo è già successo, e potrebbe succedere di nuovo.

  1. Che il restauratore prenda la forma di un volatile!?

  2. sempre “tagliente” e concreto Paolo Cosseddu!

  3. Intanto chissà chi ha notato che il ragazzino è lo stesso del film “Da grande” con Pozzetto? Sono cose…

  4.  

    Grandissimo! e mancava alla mia collezione questo spot! (che affianchero’ al “meno male S c’e’ ” )

  5. Hai ragione, molto probabile che spunti un nuovo contenitore, perchè non credo che Grillo possa raccogliere tutto quello che si sta sciogliendo.

    Io punto i miei 2 cent su una cosa tipo “confederazione di liste civiche”, qualche cosa che condivida con Grillo (e altri casi del passato) l’imbroglio “noi non siamo un partito” e soprattutto “non siamo nè di destra nè di sinistra”.

    Bisogna vedere se qualcuno riesce nell’impresa di aggreagare tutte queste forze che si disperderanno. L’iter normale è che c’è una polverizzazione e poi un processo di aggregazione che richiede un certo tempo. Berlusconi nel 92 ha fatto in fretta grazie a immense risorse economiche e mediatiche, ma secondo me questa volta sarà più lungo.

    Beppe
  6. Io comunque non sottovaluterei la possibilità che questa “non alternativa” possa essere una vera alternativa di centro-sinistra, se pare che il 36% degli elettori PdL (e forse di più quelli della lega) non sono andati a votare vuole dire che almeno una parte sono ancora persone che ragionano e che possono essere attratti da qualcosa che non siano i soliti noti.

    Che poi questo gruppo sia alla ricerca di un leader mi sembra palese (un po come un gruppo di pecore senza cane pastore, basta che passi un lupo e si adattano!), si tratta di capire da dove possa arrivare, ad ora l’unico nome che mi viene in mente è quello di Renzi…

    Saluti
    Massimo

    Massimo Gentilini
  7. E, comunque, del parallelo con gli anni 80 a sembra che l’equazione sia “Grillo = Lega”, mentre invece rimane aperta la soluzione dell’equazione “PdL = X”.

    Saluti

    Massimo

    Massimo Gentilini
  8. Pingback: Diamanti premier | [ciwati]