7 MARZO 2012

La roulette russa

Vado subito al punto: le primarie servono a dare agli elettori una remota possibilità di impedire al proprio partito – in particolare, al Partito Democratico – di far eleggere un candidato di merda.

Insomma, è così semplice! Davvero non capisco cosa ci sia da discutere: diffidate sempre di chi, anche animato dai migliori propositi, vi spiega con tono grave che le primarie vanno fatte, ci mancherebbe, ma non così. Che bisogna regolamentarle di più, metterle in sicurezza: e diffidate sempre, inoltre, di chi usa espressioni come mettere in sicurezza, che non vogliono dire nulla e non si capiscono.

Certo, è imbarazzante che un partito, un grande partito, erede di grandi tradizioni, non sia più in grado di esprimere un candidato, a qualsiasi carica, che sia presentabile, convincente, decente. Esatto: che non sia un candidato di merda. Ma mica è colpa delle primarie: è colpa dei partiti. I partiti fanno scelte per motivi che quasi mai sarebbero quelli degli elettori. Per convenienza, per equilibri che riguardano i cazzi loro, per mille ragioni: ma sono appunto le loro ragioni, e non hanno a che fare con le ragioni degli elettori. Forse un tempo sì, oggi decisamente no. E’ come se vivessero su un altro pianeta, e lo sappiamo tutti, talmente bene, che è persino inutile spiegarlo.

Dopodiché, a un certo punto del loro viaggio ai confini della realtà, i partiti hanno inavvertitamente creato lo strumento della loro potenziale estinzione: le primarie. Non so dire se l’abbiano fatto perché pensavano di poterle comunque e sempre governare, di potersela sempre e comunque cavare con un Prodi eletto plebiscitariamente e altri messi intorno a far finta che ci fosse una gara. O forse, sono semplicemente stupidi, tesi che ha una sua base empirica. Però l’hanno fatto, e adesso sono i proverbiali cazzi loro: qualunque sia il motivo alla base della nascita delle primarie, gli elettori le hanno prese sul serio. E quando sono sufficientemente motivati – sufficientemente disperati – le usano per lo scopo a cui dovrebbero servire.

Ipotesi che, ovviamente, per un partito serio è inaccettabile, per quanto occasionale. Perché – ripeto – è importante tenere presente quello che dicevo all’inizio: le primarie, per gli elettori, sono una remota possibilità di smentire le scelte dissennate dei loro partiti. Laddove la parola da tenere ben presente è remota, e nella maggior parte dei casi destinata alla sconfitta. Per tanti motivi: per la sproporzione di chi si confronta, dal basso, con l’alto, con i pacchetti di voti o tessere, con le conoscenze, con la maggiore capacità di stringere alleanze e garantire posti al sole, con le clientele, con le maggiori disponibilità finanziarie. E non basta, perché non di rado si mettono in mezzo altri e ulteriori candidati di merda, diversi dai candidati di merda scelti dal partito, e insomma si finisce circondati. E’ un terno al lotto.

Infatti, come ricordava Bersani giusto due giorni fa, in questa tornata il Pd ha finora vinto 18 primarie su 23. La dimensione del clamoroso casino sollevato dagli isolati casi singoli vi fornisce la misura di quanto siano, per questa classe dirigente, assolutamente terrificanti. Ci perdono letteralmente il sonno, spaventati all’idea che possa toccare a loro. E ne hanno ben donde.

  1. ne hanno paura perche’ non le capiscono, e non capendole le strumentalizzano

     

  2. sottoscrivo tutto, soprattutto la tesi con base empirica. ;-)

    GP Giampi
  3. Meno male che le hanno inventate, ‘ste primarie..:-)))

  4. Quindi quando vincono i candidati del Pd, le primarie sono una merda, nel resto dei casi, invece, vanno bene…
    E’ proprio vero per fare i blogger non serve né la cultura politica, né la logica formale…

    bertwooster
  5. Pingback: Perdere le primarie è impossibile | [ciwati]

  6. La realtà è che il PD è un partito (sommariamente) contendibile, e tutti, nessuno escluso, sono impegnati a contenderselo, (ab)usando anche delle primarie

  7. @bertwooster e per fare i commenti ai blog, non serve attaccare il cervello, né conoscere l’italiano…

    Sottoscrivo anch’io la tesi su base empirica ;)

    Gabriele
  8. Bertwooster – bel nome, tra parentesi – non è quello che ho scritto, e anche questa è una questione di logica formale.

  9. @Filippo: penso che nessuno possa saperlo meglio di te, visto che lo sperimenti ogni momento…
    @Paolocoss: a me pare invece che il tuo ragionamento sia esattamente quello. Non è difficile conquistarsi applausi sparando “merda”, appunto, sull’unico partito che mette in discussione se stesso e le sue scelte. Darebbe un contributo alla discussione, magari, vedere quanto candidati “di merda” hanno poi vinto le elezioni vere, e quanto forte e generoso è stato il contributo del Pd a candidati che non aveva scelto (vedi Milano).
    Tanto per dare un esempio di chi scrive informato, e non per dare sfogo ai propri malumori, ecco un bel link:

    http://www.agoravox.it/Se-il-Pd-vince-quasi-tutte-le.html

    I candidati scelti con le primarie vincono più spesso degli altri. E la percentuale di candidati vincenti del Pd (nel senso appoggiati dal Pd nazionale) alle primarie è, come hai notato tu stesso, poco meno dell’80 per cento. Questi numeri smentiscono la tua tesi completamente.
    E il link di Michele Serra, letto con attenzione, dice esattamente il contrario di quello che dici tu.
    Quanto alla tesi “empirica”, che tanti intervenuti appoggiano, una sola domanda: gli altri partiti che le primarie si guardano bene dall’organizzare, sono “empiricamente” furbi? E’ questa la vostra idea della democrazia?

    bertwooster
  10. E invece ti confermo che non hai capito. Io sono del parere che le scelte di questa classe dirigente siano spesso sbagliate. Con sbagliate intendo impresentabili, aliene, impopolari, fuori tempo massimo, clientelari, non rappresentative e sostanzialmente antidemocratiche. E dannose. Le primarie sono una remota – remota – possibilità degli elettori di correggerle. E’ quello che ho scritto – repetita iuvant, spero – e che quel che dici tu non smentisce affatto.

  11. Invece smentisce, perché se le scelte fossero sbagliate, il candidato presentato dal partito e vincente alle primarie non vincerebbe le elezioni. Supponendo, ovviamente, che le scelte giuste o sbagliate si valutino sulla loro capacità di raccogliere consenso. Altrimenti vale sempre il principio che le elezioni non sono un giudizio di Dio, ma solo uno strumento di selezione degli amministratori e del personale politico, e che il fatto che la Borsellino abbia perso, ad esempio, non significa certo che sia più “sbagliata” di Ferrandelli, ma solo, forse, che ha meno capacità di attrarre consenso.

    bertwooster
  12. Sono sbagliate perché abbiamo qui a disposizione gli ultimi 18 anni, per dimostrarlo.

  13. bah per me è molto semplice la situazione si fanno le primarie con un solo candidato per partito, scelto magari con delle pre-primarie.

    emanuele martini
  14. una cosa che non ho mai capito è perchè SEL, IDV e altri non fanno le primarie per scegliere i loro dirigenti, e perchè salgono sul carro del PD per vincere le elezioni.
    Il PD non conta un cazzo, però poi serve.

    emanuele martini
  15. Diffidate! Diffidate!

  16. Nuovo inno: mi diffido di te