8 MARZO 2012

Osteoporosi

Ho avuto una pubertà complicata (come molti, immagino), ma sono stato abbastanza fortunato da fare in tempo a emozionarmi, emozionarmi di brutto come capita agli adolescenti, per quella bomba di bellezza assoluta che era Stefania Sandrelli. Una Stefania Sandrelli donna, non certo la ragazzina di Divorzio all’italiana, che nel 1983, a 37 anni, ebbe una breve svolta erotica, iniziata con La chiave e diretta da un Tinto Brass ancora lucido.

Ricordo ancora come – all’epoca avevo dieci anni – in tivù passasse il trailer, a qualsiasi ora del giorno perché all’epoca forse nessuno si era posto il problema, e ogni volta che lo vedevo, lo ammetto, mi turbavo. Mi turbavo parecchio, all’epoca. Vidi poi quel film, per intero, solo molti anni dopo, da maggiorenne: sapete, internet non esisteva, era un altro mondo, eccetera, e a vederlo da adulto mi fece meno effetto del trailer, beata innocenza. Quanto all’oggetto dei miei turbamenti, senza sapere di aver segnato una generazione, la Sandrelli terminò in fretta quella sua fase disinibita, che ebbe una sola, singola ricaduta nove anni dopo, recitando in Prosciutto prosciutto di Bigas Luna un ruolo comunque provocante, ma molto meno impegnativo dal punto di vista fisico. In seguito, trovò una sua tranquilla e rassicurante dimensione in qualche film ben scelto e in molta fiction televisiva così così, tutta roba che da allora l’ha accompagnata da una piena maturità a una serena vecchiaia artistica, che al crepuscolo di una lunga e onorata carriera ci sta tutta.

Soprattutto, quello che è apprezzabile di Stefania – mi permetto di chiamarla così, in virtù di una specie di confidenza a sua insaputa – è che, a un certo punto, con intelligenza, capì che non era più il caso di mostrare il culo. Capì che il tempo era passato, che da belle fighe ci si può riciclare in fatalone, ma poi basta, arriva il momento che è il caso di finirla. Già nel 1983, in modo certo esagerato, parte del caso montato da quel film riguardava proprio l’età dell’interprete: giudicata – e a torto, col senno di poi – già troppo “vecchia” (virgolette). A torto, dicevo, perché aveva un anno in meno di quanti ne ho oggi io, e di certo poteva permettersi quelle scene (più di me, di sicuro). E se pure a 47 anni aveva avuto senso farle incarnare Atropo, nel trio di Parche erotiche che nel film di Luna componeva con la Galiena e Penelope Cruz, come è normale che sia non abbiamo altri film con sue scene di nudo negli anni successivi (e di questo ti siamo grati, Stefania). Non ne risultano nel 2003, e sono abbastanza sicuro che non ne vedremo nel neppure 2013, quando avrà compiuto 67 anni (auguri).

Al contrario, da un po’ di tempo in qua Stefania, sessantenne splendida ma conscia, fa da testimonial a una specie di yogurt, una roba in vasetto che, a detta sua, è ricca di calcio, e a quanto pare rinforza le ossa. Probabilmente i produttori non potrebbero farle dire che previene l’osteoporosi, senza beccarsi una causa dall’ordine degli osteopati: ma ci siamo capiti. E va benissimo, che Stefania spieghi alle sue coetanee, o alle spettatrici anche più in là con gli anni, che bisogna prevenire, e prendersi cura di se. Va benissimo che faccia questo, che non mostri più il culo, e che capisca concetti come il passare del tempo e la differenza tra il suo culo di un tempo e quello attuale. E’ sano, diciamo.

Avrete capito dove voglio andare a parare. E certo, qualcuno nei commenti dirà che non è questione di età, che ci sono giovani stupidissimi e signori coi capelli bianchi molto più in gamba e svegli. Che il culo non è il cervello (anche se spesso coincidono). E’ vero, ovviamente. Solo, arrivati agli anta, dovrebbero fare altro: accompagnare i nipotini a scuola, scrivere memorie, dare consigli non richiesti, lamentarsi dei più giovani, farsi intervistare da Fabio Fazio o pubblicizzare pasta per dentiere, se ancora sono popolari (ed è un grosso se). Esattamente come Stefania comprese ben prima di arrivare alla loro età, dovrebbero smetterla di mostrarci il loro culo, ormai floscio e piagato: né dovrebbero progettare, come sicuramente hanno in mente, di farcelo rivedere anche nel 2013, e per almeno – almeno – i cinque anni successivi. Anche perché, tra l’altro, il loro culo va in onda in fascia protetta, e durante il telegiornale, mentre la gente è a tavola. Dovrebbero mettersi in testa che non ce la fanno più, a far numeri e acrobazie di quel tipo (di nessun tipo), che il fisico per quei ruoli non ce l’hanno più, che inquadrati dalle terga non ricordano un marmo fiorentino, ma uno sharpei con la dermatite, che a insistere imbarazzano noi e loro stessi. Che col passare degli anni i muscoli da tonici diventano molli come fichi, le ossa fragili e farinose come semola, e a insistere rischiano di farsi male molto seriamente.
A una certa età, l’anca è come cristallo. E un incidente può sempre capitare.

  1. Caspita se la presa alla lontana!

    domenico