21 MARZO 2011

Le cose che abbiamo in comune

changeNo, non commenterò l'uscita di Gianluca Susta dal Pd, dopotutto ne avevo scritto mesi fa, ne avevo discusso in quell'occasione – molto animatamente – con il diretto interessato e davvero non ho più voglia di litigare.
Personalmente sono entrato nel Pd, tra tante ragioni e malgrado tutto, perché mi interessava far parte di un progetto in grado di far incontrare le tante anime spaccate del centrosinistra italiano: riformisti, progressisti, radicali, liberali, laici, cattolici, ambientalisti e così via. Perché credevo – e credo – che il particolarismo sia una malattia terminale di questo Paese e di questa area politica, perché gli elettori hanno chiesto a lungo – inascoltati – di superarlo e perché la prova empirica dei due Governi Prodi lo ha dimostrato, ed è tragico che questa classe dirigente si ostini ad andare nella direzione opposta.
Uscire da un grande partito per provare a ricompattare i rimasugli culturali di un'epoca passata in una nuova formazione col potenziale – se va bene – di pochi punti percentuali è semplicemente antistorico: riapre la stagione dei ricatti di coalizione quando la gente chiede governabilità, e sa di restaurazione mentre servirebbe il cambiamento.
In questi mesi, dirigenti di alto, medio e basso livello hanno lasciato il Pd per l'Api, per l'Udc, per nuove aggregazioni più o meno civiche e persino per Fli (e altri sarebbero in procinto di seguirli), ma non sembrano in grado di fare altrove quello che non riuscivano a fare dentro il Pd, né si vede muoversi dietro di loro la massa di quell'elettorato moderato di cui parlano.
Invece, se c'è un luogo, in questo momento, nel panorama politico italiano, in cui è possibile combattere una battaglia culturale, dura ma libera, e aggregare intorno ad essa forze nuove, questo è proprio il Partito Democratico. Solo nel Pd, con tutti i suoi enormi limiti, è prevista la convivenza di anime differenti, ed è possibile il confronto fra di esse: difficile, certo, lacerante, molto spesso, ma di certo più costruttivo di quanto non sia sempre avvenuto tra i mille piccoli diversi partitini del centrosinistra. L'importante è mettersi d'accordo sugli scopi, e di conseguenza sui tempi. Qui non si lavora per spuntare un assessorato in più, o una candidatura alla Camera, cose che si otterrebbero molto più rapidamente con accordicchi al ribasso.
No, qui si vuole il cambiamento, quello vero, e questo richiede tempo e fatica. E' più difficile, e a volte scoraggiante, perché dopotutto c'è una ragione, se le forze conservatrici – quelle che vanno e quelle che restano – si chiamano così. Ed è la posizione più radicale di tutte: non per questo è più di sinistra o più di centro, perché il cambiamento lo chiedono in tanti, spesso molto diversi tra loro, eppure disposti a lavorare insieme pur di ottenerlo. Anche le piccole cose che sono successe nel Pd biellese, quelle che poi hanno portato alla riuscita di un evento come Prossima Fermata Biella, indicano che è possibile, e che è una follia erigere steccati quando bisognerebbe abbattere i muri.  
Se siete persone per bene, e se credete in un futuro differente, migliore, entrate nel Pd. Che siate riformisti, progressisti, radicali, liberali, laici, cattolici, ambientalisti e sì, moderati, nel Pd ci sono persone che sono disposte al confronto, che vi aspettano a braccia aperte e che come voi vogliono cambiare questo Paese.
Non sarà facile – altrimenti l'Italia non sarebbe messa così – ma lavorare insieme, trovare le cose che ci uniscono superando quelle che ci dividono, è l'unica strada possibile.

  1. Questa è l'unica posizione possibile, anche se è la più difficile. Bravo Popolino.

    utente anonimo
  2. Da quotare parola per parola Paolo.
    Io non lascio la casa che ho costruito: la ristrutturo. Magari cercando qualcuno che mi dia una mano.

    Marco Barbierato.
    Segr. Circolo PD Cossato.

    utente anonimo
  3. Condivido per esclusione e sostengo.
    Temo che la vostra onestà verrà sopraffatta da tutto quello di cui dispongono i disonesti.
    Personalmente credo solo più nei souvenirs.
    F.F.

    utente anonimo
  4. mica mi banni, vero?
    perché alla prrima mi hai bannato.
    ciao
    edo

    http://edotagliani.wordpress.com/2011/03/21/antistorici/

    utente anonimo
  5. Non so cosa si intenda con "alla prrima mi hai bannato". Comunque, ci sono pochi motivi per cui posso arrivare a bannare qualcuno. Linkare un proprio post in cui, tra tante altre cose, mi si dice (o meglio lo si dice di alcuni includendo implicitamente il sottoscritto) che sono un imbecille, patetico e così via, ci va molto vicino.
    Lo stesso, non capisco cosa intenda Tagliani quando dice che ci ha messo 14 giorni a scaricare quattro video di Prossima Fermata Biella, visto che i video sono su YouTube da un mese e sono visionabili con un semplice clic.
    Infine, a proposito della sua critica sul merito, quella per cui sarebbe la mia visione del cambiamento ad essere antistorica, cito: "il cambiamento vero è subitaneo, istantaneo, richiede sangue e prontezza, non tempo e fatica. e mi si dimostri il contrario. lo si domostri all'algeria, alla libia, all'italia del '45". 
    Ora, io non so in che paese viva Tagliani – non lo so davvero – ma il "sangue" lo si versa dove ci sono le dittature, le persecuzioni, i genocidi, e l'Italia è messa male ma è pur sempre una democrazia. Imperfetta, malata, forse compromessa, ma comunque un Paese in cui il cambiamento lo si deve chiedere ai cittadini col voto, non con il sangue. E questo richiede tempo, come in tutte le democrazie: perché nessuno pensa di presentarsi in Comune col fucile in mano, neppure Tagliani che anzi in Comune ci lavorava. Ecco, di certo in italia pare ne serva un po' di più, di tempo, e forse altrove il ricambio avviene più spesso, come è naturale che sia, mentre qui ci si trova addirittura a doversi giustificare perché lo si chiede, pezze d'appoggio alla mano di una situazione che è quella che è, innegabilmente.
    Ma non insisterei oltre, nel rispondere a chi – appunto – vive altrove e forse non ha ben chiari tutti gli elementi, così come io ammetto di non avere ben chiari i suoi. Io non pretendo di chiarirglieli, però lui mi faccia la stessa cortesia.

  6. E' sempre divertente vedere il confronto tra cavalli di razza… Ogni argomento può essere approfondito e rivoltato… certo gli stili sono diversificati e i modelli differenti… ma qui abbiamo a che fare con due dei migliori scrittori del biellese; perchè entrambi quando scrivono sono bravi a trovare le parole per comunicare direttametne a cuore e cervello… poca fuffa insomma… e come cavalli di razza faticano a stare nella stessa stalla! Spero di restare amico di entrambi (nel senso che spero non mi tolgano il saluto per questo confronto tra stili…)… Per il resto il post di Paolo ha il merito di essere chiaro su cosa dovrebbe essere il PD rispetto a come hanno cercato di costruirselo su misura i personalismi di molti che nel PD ci sono stati proveniendo da altro! I risultati sono lì da vedersi… come d'alema e prodi hanno sposato a loro tempo l'Afghanistan… adesso beresani sposa la libia… perchè non ho visto bersani attivo anche per il ruanda, per la corea, per il tibet, per il resto dell'africa? in tutti quyesti luoghi un potere centrale opprime cn la forza chi si ribella… chi decide cosa è umanitario e cosa stimolato dal petrolio? Berlusconi è miope e incapace di intendere e volere… ma bersani e c. non sono troppo distanti!!! Riccardo

    utente anonimo
  7. A proposito di conflitti, il multilateralismo di Riccardo è interessante, ma non so come si possa farsi piacere due persone che discutono non solo quando dicono cose tanto diverse, ma soprattutto quando una delle due – non si capisce bene a che titolo – accusa l'altra di essere un imbecille patetico in cerca di salari e poltrone. Da che pulpito, poi.

    utente anonimo
  8. bel post, belle parole, bravo
    N.

    utente anonimo
  9. sono cattolico , e non capisco gli imbecilli che credono di fare politica e sconfiggere berlusconi entrando nei cespugli, e' una cosa miserevole.

    utente anonimo
  10. mi mancava un po' er Ceghevara de noartri..
    Pensare che quando lavorava in comune era il primo a dire signorsì e, minchia, a ben guardare il sindaco era susta e l'assessore cui faceva riferimento era barazzotto, entrambi noti bolscevichi..
    Volevo commentare da lui, ma è peggio che far castelli di grissini al ristorante: Edo, che palle !!! (spero che il numero di punti esclamativi sia sufficientemente sustiano), applicare al resto del mondo la propria frustrazione per l'impossibilità di mutare le condizioni che si hanno intorno a sé è dannoso per il fegato di chi lo fa e per il cerebro di chi lo legge..
    Eppoi co' 'sta cosa dei rottamatori: non c'è più un cazzo da rottamare, qui serve gente che costruisca. Per la demolizione, chi fa come Tagliani arriva tardi..
    saluti cari und affettuosi, lbb

    utente anonimo
  11. sì, il cheguevara di comunione e liberazione…

    utente anonimo
  12. Mio caro 10, credo che tu abbia ragione, dopo un periodo di souvenirs a forte impatto, dovrà iniziare una ricostruzione a basso costo, ma con molta passione.
    F.F.

    utente anonimo
  13. oh, evidentemente saranno mica solo i legaioli che si sognano le migliaia di fucili pronti ad essere imbracciati

    A.

    utente anonimo