4 APRILE 2009

No, il dibattito no!

Faccio proseguire il discorso iniziato qui pubblicando la risposta – che ho in qualche modo provocato – di uno degli impliciti interessati, il direttore del Biellese, Silvano Esposito.

Caro Cosseddu, ho letto con attenzione le tue osservazioni sulla serata di ieri, durante la quale avevo ascoltato il tuo intervento con altrettanta considerazione. Premetto che la serata di ieri, pur interessante e utile, è stata certamente un po’ caotica, in quanto ha proposto confronti quasi impossibili tra patate e barbabietole, considerando che si è discusso di comunicazione a 360 gradi senza tenere conto di differenze importanti.
La prima di queste è che noi, tanto vituperati operatori della carta stampata locale, operiamo in vere e proprie aziende editoriali e non facciamo informazione solo per trascorrere il tempo libero e accrescere il nostro livello culturale. Nel mio giornale ho sulle spalle la responsabilità dei posti di lavoro di una quindicina di capifamiglia, più quelli che operano nell’indotto (pubblicità, stampa, distribuzione).
Non credo che noi siamo quelli che hanno imparato a nuotare in una vasca da bagno, mentre intorno c’è il mare aperto; nel senso che siamo (almeno quelli che svolgono questo lavoro con passione e correttezza e che ci credono) consapevoli della nostra dimensione locale e operiamo per confezionare un prodotto che soddisfi questa esigenza di mercato che, per tua informazione, nel trend perennemente in discesa del mercato delle notizie, rappresenta una delle rare voci in positivo. Tutto ciò per dirti che noi sappiamo bene di nuotare in una vasca da bagno e che vogliamo farlo, semplicemente perché questo è il nostro lavoro e ci crediamo; chiunque è libero di spaziare nel mondo della rete, per diletto o per lavoro: noi facciamo un altro mestiere e per il momento ti posso garantire che le cose non vanno così male, visto che continuiamo a farlo mentre altre iniziative, più al passo con i tempi, in questa specifica dimensione locale, non hanno attecchito.
Un’ultima considerazione: per semplificare il discorso l’altra sera ho parlato di coscritti e castagnate, ma vedo che tu hai colto le mie affermazioni in senso letterale. Questo genere di cronaca va benissimo e non andrebbe disprezzata, perché rappresenta uno specchio della nostra comunità. Ma quando parlo di cronaca locale mi riferisco a notizie che (accanto ad altre più importanti, che comunque ci sono, anche se a te sembrano essere sfuggite) raccontano la vita della gente aiutandola anche a risolvere i problemi. Ti faccio un paio di esempi: nelle ultime settimane abbiamo pubblicato due notizie. La prima riferiva di un cartellone con gli annunci mortuari a Dorzano, sistemato dal Comune in cima a una salita. Un gruppo di anziani del paese, i lettori più interessati di questi annunci, ci ha scritto dicendo che gli acciacchi delle loro età non rendevano agevole inerpicarsi lungo la salita per andare a vedere il cartellone. Abbiamo fatto un pezzo di colore (che ha riscosso grande interesse da parte di tutti i lettori) e il problema è stato risolto dal Comune. Il secondo caso è quello della discarica a cielo aperto in Regione Corte  a Lessona, dove i residenti lamentavano anche che alcune prostitute avessero eletto sede del proprio lavoro la fermata locale dello scuolabus. Ne abbiamo parlato sul giornale, interpellando i sindaci, e la mattina stessa dell’uscita del giornale è stato provveduto in merito. Con tutto il rispetto per le infinite potenzialità della rete, non penso che esista (almeno a Biella) un sito dove questo genere di risposte e di resconti in micro comunità possano essere offerte. Mi sembra anche si tratti di due episodi (ne potrei citare molti altri) di democrazia diretta. Per cui ti scrivo soprattutto per informarti che non mi sento uno “spiazzato” che non sa come cavalcare il mare del progresso dalla tolda di un piccolo bastimento d’altri tempi, ma che sono orgoglioso di lavorare in questa dimensione, che viene riconosciuta ai massimi livelli della nostra professione. Una volta il compianto Enzo Biagi mi disse che questa era la dimensione vera del giornalismo e che si era perduta nei meandri delle nuove tecnologie globali. Era un illuso anche lui? Evidentemente qualche valore del nostro lavoro ci deve essere, se, per esempio, io sono stato chiamato a insegnare (ci vado ogni venerdì) al Master di giornalismo dell’Università di Torino proprio per spiegare la dimensione dell’informazione locale, accanto a tanti illustri colleghi che parlano di grandi giornali, televisione e on line.

Provo a replicare brevemente ad alcuni punti.

La prima di queste è che noi, tanto vituperati operatori della carta stampata locale, operiamo in vere e proprie aziende editoriali e non facciamo informazione solo per trascorrere il tempo libero e accrescere il nostro livello culturale. Nel mio giornale ho sulle spalle la responsabilità dei posti di lavoro di una quindicina di capifamiglia, più quelli che operano nell’indotto (pubblicità, stampa, distribuzione).

Questo mi ricorda chi per difendere la Rai (che è un’azienda) tira in ballo il pulralismo (che è un valore). Da lettore, posso dirti che a parte un’umana comprensione non posso esprimere altro interesse per la difesa delle strutture editoriali. Quel che mi vendi è informazione, non carta – come ha detto Rupert Murdoch qualche settimana fa – e l’unico mio interesse è che quell’informazione corrisponda ai miei bisogni e al valore che sono disposto a darle (se sono disposto a dargliene). E se domattina un’informazione fatta da hobbisti che non hanno bisogno di sedi, scrivanie, piani pensione, rotative ed editori riuscirà a soddisfare il pubblico più della tua, voi verrete spazzati via per semplice vox populi, che può essere molto più cinica di qualsiasi mia considerazione, ti assicuro mediata dalla personale comprensione delle differenze di merito tra i casi singoli.

(…) siamo (almeno quelli che svolgono questo lavoro con passione e correttezza e che ci credono) consapevoli della nostra dimensione locale e operiamo per confezionare un prodotto che soddisfi questa esigenza di mercato che, per tua informazione, nel trend perennemente in discesa del mercato delle notizie, rappresenta una delle rare voci in positivo.

Tu lo dici e non ho motivi per dubitarne, peraltro non dispongo di cifre recenti. Però cerchiamo di inquadrare l’argomento: mi stai dicendo che in tempi recenti il Biellese ha aumentato le copie vendute, magari di qualche centinaio di unità? E quanto ritieni possa andare in là questo trend, quanto in fretta pensi che si normalizzerà? E’ vero o no che oggi lavorate con una redazione che è la metà di quella di 15 o 20 anni fa, è vero o no che la pubblicità è in calo sul lungo periodo, è vero o no che non ci sono speranze che il venduto torni ai livelli di un tempo? Ecco, magari chiuderete quest’anno in positivo, ma non negherai che all’orizzonte ci sono le cascate del Niagara, e quindi non so se basti rallentare solo di un pelo la zattera.

Tutto ciò per dirti che noi sappiamo bene di nuotare in una vasca da bagno e che vogliamo farlo, semplicemente perché questo è il nostro lavoro e ci crediamo; chiunque è libero di spaziare nel mondo della rete, per diletto o per lavoro: noi facciamo un altro mestiere

Che tu faccia un altro mestiere è un’idea tua, legata alla tua percezione e al mondo in cui hai vissuto e ti sei formato. Niente di male, ma torno a consigliarti di allungare il collo oltre il bordo della vasca per vedere lo tsunami che è all’orizzonte, un’onda anomala che rimescolerà tutto.

Ma quando parlo di cronaca locale mi riferisco a notizie che (accanto ad altre più importanti, che comunque ci sono, anche se a te sembrano essere sfuggite) raccontano la vita della gente aiutandola anche a risolvere i problemi. (…)

Non mi sfuggono le notizie importanti, le vedo, anche se sempre più a fatica, soffocate – perdonami il francesismo – da cumuli di stronzate: e guarda che ieri sera tutti la pensavano così, e si tratta di gente che l’informazione la brama sul serio. E siccome anche tu come tutti i direttori di questo mondo gestisci uno spazio fisico limitato, fatto di pagine e sedicesimi, o trovi il sistema (e il web è un sistema) di trattare gli argomenti che contano sul serio in modo più ampio, incisivo e intelligente, o tutti quei potenziali lettori non li vedrai mai più, e resterai da solo in compagnia dei caldarrostai. Cosa che immagino tu non ti auguri.

Con tutto il rispetto per le infinite potenzialità della rete, non penso che esista (almeno a Biella) un sito dove questo genere di risposte e di resconti in micro comunità possano essere offerte.

Forse non esiste adesso. Ma se pensi che non esisterà mai, solo perché oggi è difficile immaginarselo, allora – ovviamente è il mio parere – stai sognando.
Sarà un brusco risveglio.

I commenti sono chiusi.