1 MARZO 2013

Salvatore 2014, d.C.

Sono tutti spiazzati, i leader dei principali schieramenti che si sono confrontati con il giudizio degli elettori in questo fine settimana. Il Partito Democratico si è chiuso in un silenzio carico di tensioni, provato dall’ennesima sconfitta che prelude a un nuovo regolamento di conti tra i suoi leader, l’ultimo di una serie ormai lunga. Berlusconi accusa i suoi per un’ulteriore, consistente emorragia di voti, ma si consola di aver comunque mantenuto il suo partito sopra la soglia psicologica del 20 per cento. Ma è Beppe Grillo, probabilmente, ad avere subito il colpo più duro, e mentre tra la base del suo movimento, sul web, monta il malcontento, per ora ha preferito non commentare e chiudersi nella sua villa a Sant’Ilario, dove sta curando pomodori fuori stagione.
La vera sorpresa di queste elezioni è quindi Penitenziagite, il partito-confessione accusato di fomentare tesi eretiche e neopagane che in appena tre settimane, da una solo apparentemente delirante predica improvvisata sul sagrato di una chiesa sconsacrata, ha spiazzato sia la vecchia politica che la tradizionale e ormai superata antipolitica che fino a ieri rappresentava il voto di protesta degli italiani.
Un risultato clamoroso, interamente ascrivibile al leader e per ora unico militante della nuova formazione: Salvatore, un frate scomunicato misteriosamente sopravvissuto al rogo che con il suo incompresibile mix di latino, francese e inglese, col suo incedere incerto e limitato dalle deformità e con i suoi borborigmi gutturali ha saputo meglio di tutti incarnare – per una volta, anche in senso mistico – l’onda di protesta montante tra gli elettori, accorsi in massa al grido di “ptuà, ptuà, sancti benedicti”, e fedeli solo al Vangelo Apocrifo – il Non Vangelo, come lo chiamano gli adepti – la cui unica copia è conservata dallo stesso Salvatore in una cripta la cui ubicazione è ignota a tutti, lui compreso. Salvatore, ostile alla grisaglia che considera abbigliamento del demonio, vestito solo del suo lercio saio, è molto più di un politico anti-casta, è un politico anti-castità. Sua la più spiazzante campagna elettorale mai vista in Italia, tutta basata sul rifiuto di parlare con i media e di comparire in tivù, per restare fedele alla regola del silenzio che il frate ha rotto in una sola occasione, quando ha risposto, suscitando controverse interpretazioni e polemiche, all’invito di moderare i toni lanciato dal Presidente della Repubblica: “Messié the president – aveva detto Salvatore – dans la carbonara posuit le guanciale, and not the pancetta, merci”.
Aveva suscitato molta ilarità sui social network, solo ieri, la pretesa di molti sostenitori di Penitenziagite di votare sputando sulla scheda e sgozzando una gallina in sacrificio al loro misterioso dio pagano. Ironia che si è trasformata in sgomento al momento dello spoglio, e non solo per l’abbondanza di frattaglie presenti nelle urne, che ha consegnato il Paese, di nuovo, all’ingovernabilità tanto temuta dai mercati internazionali, anche grazie a un sistema elettorale che consente a un frate di prendere un cospicuo premio di minoranza nel caso superi la soglia di sbarramento. Opzione che gli estensori avevano inserito nella Legge Bestemmia, così chiamata proprio dal suo originale ideatore, solo per farsi quattro risate in compagnia. Peccato però che nessuno avesse fatto i conti con Salvatore e con il malessere degli italiani, pronti ad affidarsi, esaurite le alternative, direttamente al Creatore, o comunque al primo che passa di lì e che lo ricordi vagamente.
L’iniziativa è ora nelle mani del Pd, che era partito come vincitore annunciato di queste elezioni e ora si trova a gestire una situazione delicatissima. Di fronte ai suoi leader, due possibili strade: un governo di larghe intese, che faccia le riforme di cui il Paese ha urgente bisogno, cambi la legge elettorale e ci porti rapidamente al voto; oppure, un tentativo di dialogo con Salvatore, che superi le accuse di eresia, simonia, nicolaismo e addirittura marcionismo con cui i democratici avevano frettolosamente bollato Penitenziagite in campagna elettorale, e che magari offra come segno di buon volontà la presidenza della Camera, ruolo in cui il frate ha già detto che vedrebbe bene un certo Lo Diabolo, su cui pesa il veto della componente ex Margherita che comunque gli preferirebbe Casini, ritenuto invece da Salvatore un feticcio di paglia posseduto da uno spettro sumero per via di un’antica maledizione scagliatagli contro da Domineddio in persona. Così, mentre si moltiplicano gli appelli al senso di responsabilità degli eletti nella nuova chiesa-partito, selezionati tra i sopravvissuti alla tortura della garrota, si attende il responso di Salvatore. Se dovesse accettare, e non piuttosto cedere alle lusinghe di un Berlusconi comprensibilmente molto interessato a investire grosse cifre nella compravendita delle indulgenze, il Pd potrebbe tentare la strada di un governo di minoranza, basato su pochi punti qualificanti, che sappiano interpretare la richiesta di cambiamento incarnata dal frate. Se solo capissero cosa dice.

  1. Sto cercando di leggerlo, ma sono costretto a fermarmi perché mi contorco dalle risate.

  2. “’ennesima sconfitta che prelude a un nuovo regolamento di conti tra i suoi leader, l’ultimo di una serie ormai lunga.” Appunto, non capisco. E’ una storia tipo le guerre tra le diverse famiglie mafiose: muore un casino di gente ma non estinguono mai.

    FaustoB
  3. Lacrime…..

    quilly