28 OTTOBRE 2011

Manca il lettone di Putin

Per cinque minuti, chi sale sul palco deve far finta di essere a palazzo Chigi, ma la scenografia è quella di una casa.
Matteo, continui a fare confusione.

Alle 21 e 59 sale sul palco l’inventore dei Gormiti. Pensavo fosse uno scherzo, invece c’è davvero. Matteo li colleziona tutti, i suoi ultimi acquisti sono stati Fioroni e Bobba.

Dopo l’introduzione di inizio serata di Davide Faraone, grande attesa in sala per il prossimo ospite in grado di dire Coca Cola correttamente. Forse domani, ci dicono dalla regia.

Spezzone video con Albertazzi, nato a Fiesole, in provincia di Firenze. Allora ditelo.

Intanto, vorrei ricordare che quest’anno la toscana è 52 due metri sotto il livello normale della sua toscanità.

22 e 17, si parla di startup. Dove l’ho già sentita?

Matteo annuncia lo stop ai toscani. Avevano già parlato tutti.

Stavo per scrivere “beh, dai, i contenuti ci sono”. Poi una ha detto “la Rai ci inondi di fiction sulle donne”. E insomma, tra l’altro col livello medio della qualità Rai non è esattamente una bella prospettiva.

Dopo l’intervento femminista 2.0, Matteo ha ricordato le immortali parole “bisogna far girare la patonza”. E’ tanto sensibile, Matteo.

Date due fave da sbucciare a Faraone e Richetti, date un senso alla loro presenza, dopotutto è un tavolo da cucina.

Noto che tutti hanno il cordino appesa al collo, ma nessuno ha il badge. Tanto, a parte Matteo, non è importante sapere chi parla.
(Disclaimer: cattiva, ma abbastanza vera).

Vabbè, cose buone e altre meno, ma è normale. Come dissero i Beatles dopo che gli U2 tennero un live da un tetto: già fatto.

Richetti e Faraone si fanno piedino da sotto il tavolo. La solitudine è una cosa tremenda, a volte.

22 e 52, sta parlando un petroliere. Ma sostenibile, eh?

Si prepara intanto un commerciante d’armi. Ma mica quelle mine di una volta, vecchie e brutte, no, lui fa quelle che sembrano giocattoli…

Mi chiedono di aggiungere che era un petroliere della fondazione Kennedy. Ah beh, allora.

Kindergarten alla Leopolda, come un anno fa. Ma quest’anno serve da fasciatoio per Richetti e Faraone.

Si parla di riforma della giustizia. Matteo, di già?

«Siamo noi, siamo noi padri e figli». De Gregori fa capolino, travestito da Veltroni.

«Se fossi io il Presidente del Consiglio, a proposito della riforma della giustizia…». Ma sì, diamogli anche dei suggerimenti.

Matteo legge un messaggio proveniente dalla Liguria alluvionata. Il cataclisma è stato organizzato da Bersani per dar fastidio alla Leopolda.

23 e 20, si ode uno schianto pazzesco. E’ la versione di quest’anno del gong, indica che il tempo dell’ospite che sta parlando è scaduto. L’anno prossimo si affitterà un plotone d’esecuzione. Tema: cosa faresti se fossi Gheddafi?

Si parla di “piattaforma politica”, anche se col microfono figo ad archetto, come neppure nel più vetero dei circoli dalemiani. Matteo, dietro le quinte, strozza gli autori.

Fatto: dicono tutti, tutti le stesse cose che Matteo dice sempre. Solo, sono pettinati diverso. Ma diamogli tempo.

Saluti finali con Baricco. A seguire, Porta a Porta.

«Matteo mi costringe a parlare”, dice Baricco, sorpreso, dopo due mesi di annunci della sua presenza a Firenze su tutti i mezzi d’informazione compreso il bollettino degli ortodontisti.

Scusate, mi dicono che dopo Baricco in effetti non c’è Vespa. Si passa direttamente a Marzullo.

L’intervento di Baricco da l’idea che gliel’abbia scritto Matteo. Consiglierei l’inverso.

Sigla, e per stasera finisce qui. La morale la tiriamo domenica, magari. Spero sia stato divertente per i lettori di Popolino quanto lo è stato per me. Ma domani non replico, lo dico per tranquillizzare gli animi, nei commenti ne ho visti alcuni turbati e davvero non è il caso. Si stava solo cazzeggiando, comunque, e a un livello molto più artigianale dell’oggetto stesso del cazzeggio. Notte, e ricordatevi che quelle che fate sotto le coperte non sono Big Bang, sono puzze.

  1. Continuamo così, Paolo. Facciamoci del male.

  2. Caro Paolo, mi spiace leggere I tuoi commenti. Mi spiace ancora di piu’ saperti in squadra con Civati, I’ll vuoto che avanza. E se I’ll tenore della proposta politica del gruppo Civati è quello che leggo su Popolino, mi sembra che I’ll motore sia solo invidia. Luca

    luca bertoni
  3. Un po’ di leggerezza, suvvia. Anche lui deve avere un sacco per prenderle e uno per darle. Come tutti.

  4. Paolo Micheli, ma i toscani non eran quelli spiritosi?

  5. Paolo, e il giochino del “se fossi il presidente del consiglio?”

  6. Già, credo che nessuno sceglierà nessuno, il traguardo è sempre lo stesso!

    Fausto Fabiano

    fausto fabiano
  7. @Paolo Cosseddu: ma siamo anche parecchio permalosi… Non te n’eri accorto ;-) )???

  8. Molto bello l’intervento di Luca Molinari sull’architettura come “sostanza di cose sperate” e devo dire molto bello che un politico sappia scovare delle menti di veri intellettuali freschi come lui.

    MartaM
  9. Marta, non prendere troppo sul serio questo post, però.

  10. Sul palco nn c’è Richetti… Nn so dove l’abbiate visto

    Francesco
  11. prenderlo seriamente? no, non temere, si capisce che è pieno di ironia…

    MartaM
  12. Non so, sto seguendo lo streaming: al tavolo son tre, uno è Matteo, l’altro è Faraone. Richetti non doveva fare il copresentatore? Non che importi, è uno che sta lì e basta.

  13. Oddio, hanno addirittura dato lo stesso video di Tremonti-Guzzanti!!

  14. A che serve tutto questo rancore?

  15. Eccheppalle, però.

  16. Aspettiamo Richetti e sentiamo quello che ha da dire no? O quello che ha fatto in Emilia Romagna ė un qualcosa da uno che sta solo lì?

    Francesco
  17. Aspettiamo, aspettiamo. Ma non l’ha fatto lui, eh: l’ha fatto il governo di sinistra della regione Emilia. Solo per la precisione.

  18. Hai pienamente ragione, lui non ė nemmeno tra i firmatari, anzi ė l’unico consigliere del governo di sinistra che nn l’ha firmato, nonostante sia sta una sua battaglia, che gli viene riconosciuta anche dalla stampa… Fatti una domanda e datti una risposta…

    Francesco
  19. non è che Martam sta per Marta Molinari, ovvero la moglie del “vero intellettuale fresco”?

    Giovanni
  20. Ero a Il nostro tempo, non sono alla Leopolda. Così, per intenderci. Però credo che stavolta tu non abbia trovato il tono giusto.

  21. Io però mi chiedo: quand’è che la finiremo di considerare bello-bravo-innovativo-salvatore solo quello che “spacca” di più? Che buca di più lo schermo o ti spiazza in stile one man show? Non fraintendetemi, contano anche l’apparire e il carisma: ci vogliono coraggio e spregiudicatezza nell’Italia di oggi per cambiare davvero qualcosa. Ma inizio a essere stufo di condottieri troppo impazienti o narcisi per lavorare davvero in squadra e concentrarsi davvero su idee e progetti. Se scegliere questi metodi (squadra e progetti ragionando col “noi”) “non fa figo” amen. Ma lo trovo più coerente, umile e produttivo.

    Marco Barbierato
  22. L’ unico filo conduttore di questo post e’ l’ invidia. Riprendendo Baricco mi pari un nero, che gioca in difesa.

    Michele
  23. Noto un comune, grande senso dell’umorismo in molti commentatori. Per così poco. Il colore di Popolino è il rosso, comunque.

  24. Ragazzi, mo’ basta. Se c’è una persona, dico una, che ha il DIRITTO di dire e scrivere con questo tono allora questo è Paolo. E scusate, abbiate rispetto. No dico, non è che Matteo l’anno scorso ha fatto tutto da solo eh, come vorrebbe far credere. E se non era per le persone come Paolo e tanti altri come lui, l’evento dell’ anno scorso mica faceva il boom che ha fatto. Siamo andati anche sulla BBC! Per cui, perdonate, condivisibile o meno il tono e umore di Paolo, per me è del tutto COMPRENSIBILE e direi anche sacrosanto. Umano. Vero. E con questa chiudo. Saluti. Fabian

    Fabian
  25. Pingback: Un bacione da Firenze | Popolino | Il blog di Paolo Cosseddu

  26. In questo post si parla esclusivamente di politichese. Renzi non ha capito una cosa, rottamare i vecchi, per fare spazio ai giovani, non interessa a nessuno. Il popolo vuole che si rottamino i privilegi, che la politica sia occupata da persone tecnicamente capaci, ma non di fare politica, capaci di amministrare e gestire l’Italia, ci siamo strarotti le palle di personaggi carismatici, che non sanno allacciarsi le scarpe.

    Fausto Fabiano

     

    fausto fabiano
  27. Toh guarda, riecco il Filippini. Quello che “Renzi farà il sindaco fino al 2019, è evidente”.

  28. Paolo, mi è arrivato il sedano bianco per il Bloody Mary. Quando vuoi.

    Benni

    Benito Possemato
  29. Cosseddu, sei uno sfigato ed un censore.

  30. Filippini, l’unica sfiga è che ti lascio libero di commentare qui.

  31. Ci sono risposte che non si possono dare, ho promesse che non si vorrebbero mantenere!

    fausto fabiano
  32. Pensa invece che a me tocca pure di citarti sul mio blog (stavo rileggendo alcuni scritti, stanotte, e mi è capitato quello sulla battaglia di Crécy, che già conoscevo).

    Nessuno discute del tuo valore e del tuo impegno, Paolo, ma il fatto di litigare con tutti (enfasi mia: con molti) – avendo come sempre avviene la quota di ragione, non ti fa dubitare di nulla? E’ questo il mettersi in discussione come lo intendi tu?

    Prossima Italia non è (solo) Civati, ma ti sembra congruente quanto ha fatto ieri Pippo con quello che si è letto su questo blog nei giorni e mesi scorsi? Fare cento e disfare x con 50<x<200 è molto Itaca, ma l’Odissea non è meglio lasciarcela alle spalle?

    Troia, Circe, i Proci… i capitoli li abbiamo rivisitati tutti, è necessario anche quello della tela di Penelope?

  33. Fil, io do per scontato che si può discutere in modo anche acceso, ma la cosa finisce lì. Leggo spesso i tuoi commenti su Ciwati, e so che anche tu non sei uno che si tira indietro, quindi penso che su questo saremo d’accordo.
    Quello che di questo post evidentemente non è passato – e a questo punto me ne faccio una ragione, e quindi cercherò di dirlo meglio – è che quel post è stato scritto mentre sia io che Pippo stavamo preparando la trasferta per Firenze. Cosa che, dopo un anno e mezzo di mia collaborazione con lui, dovrebbe risultare abbastanza chiara.
    Non abbiamo mai avuto dubbi sui motivi che ci hanno portati lì, ieri, ma non volevamo che il dubbio venisse a qualcun’altro: il dubbio che andassimo lì per fare l’inciucio, per salire sul suo carro, il dubbio che fingessimo di dimenticarci i motivi, molto seri, politici, per cui su tante cose non ci si è trovati d’accordo con Matteo, nell’ultimo anno. Cosa che non è, perché quei motivi sono ancora tutti lì, Filippo. Ciò detto, se quei motivi (e sottolineo se, visto che dopo un anno c’è ancora chi si interroga sulle ragioni della divisione) si vogliono superare non si deve avere paura di confrontarsi. Cosa che Pippo ha dimostrato di essere pronto a fare con una chiarezza esemplare, ieri. E ora la palla è nell’altra metà del campo, ecco: in modo molto chiaro, e senza aver fatto nessuna giravolta.
    Ecco, io ho scelto di dirlo con questo post. Ho scelto l’ironia, anche feroce, perché mi sembrava il registro più efficace da rivolgere nei confronti di qualcuno che l’ironia, anche feroce, di certo non la risparmia. Qualcuno l’ha capito (compreso il diretto interessato, come ho scritto poi), e qualcuno no, specie in questi commenti (alcuni dei quali, però, sono parecchio partigiani), ma evidentemente il limite è stato tutto mio, l’argomento era forse un po’ troppo complicato per trattarlo così, e ho considerato la cosa troppo scontata. Cercherò di far di meglio, per il futuro.

    Spero di aver chiarito, almeno un po’.

  34. Paolo, io mi sono ritagliato (su cW) la parte spesso del cattivo. Non che faccia fatica. Se non ti incazzi vedo pure delle grosse assonanze tra i nostri rispettivi caratteri.

    C’è una differenza: che tu, per il ruolo che hai, non te lo puoi permettere.
    Credo che sia un bel complimento, nascosto dietro la cazziata che ti sto facendo.
    Capiamolo!

  35. Tranquillo, penso che ci siamo capiti. E credo che effettivamente fosse il caso che mi spiegassi meglio. Per cui, grazie.

  36. Non sperare che sia più buono in futuro ;-) Besos.

  37. Non lo spero e non lo pretendo.