Era stato veramente un brutto spettacolo quando, nel luglio scorso, alla direzione nazionale del Pd si erano presentati su opposti schieramenti i sostenitori a due referendum di modifica dell’attuale legge elettorale, altrettanto opposti: uno fortemente maggioritario, e l’altro purissimamente proporzionale. Si trattava di un confronto non solo e non tanto tra due diverse visioni della partecipazione democratica – cosa che sarebbe legittima – ma soprattutto tra due sponsor non ufficiali ma ufficiosi, rispettivamente Walter Veltroni e Massimo D’Alema. Che non è certo una novità e non se ne può più, eppure: lo scopo, più che promuovere il proprio, era quello di bloccare l’altrui, e più o meno così era andata, con Bersani che aveva invitato il Pd a discutere in Parlamento la proposta elaborata nel 2010 da Violante, il cosiddetto modello ungherese: il Magiarellum (©), ovvero una “prevalente quota maggioritaria” a doppio turno, con il resto proporzionale più diritto di tribuna, a turno secco, che così al primo turno si sa già chi a vinto ed è inutile votare al secondo. Il solito pasticcio inguardabile, insomma, messo insieme, pare, non per soddisfare le contraddittorie posizioni del Pd, no: per far contento Casini. Tutto vero, giuro.
Ottenuto il pregevole risultato di gambizzarsi a vicenda, lì per lì il tema referendario è sembrato sparire dall’orizzonte del dibattito interno, rimettendo così in pista gli interessi degli elettori, che non varranno quanto quelli di Uolter e Max, ma sono pur sempre creature pure quelli. E’ stato in quel momento che, liberato il campo da presenze intimidatorie, si è misurata la capacità di attrazione dell’interesse pubblico dei due quesiti: praticamente nulla quella sul ritorno al proporzionale, con buona pace dei residuali nostalgici della Prima Repubblica e della partitocrazia, molto sentito invece quello di cui parliamo qui, come dimostra il successo che la raccolta firme sta avendo, beh, ovunque.
E di cosa parliamo, appunto? Per prima cosa, di abolire l’attuale legge elettorale, che si chiama Porcellum non a caso (o porcetto, come direbbero i miei parenti) e che andrebbe abolita anche solo per il suo originale estensore (Calderoli). Ha levato agli elettori qualsiasi possibilità di scelta, e ha prodotto un Parlamento di nominati che è probabilmente il peggiore di sempre in una classifica già molto competitiva. Secondo, di bypassare questo Parlamento, che come si è ben visto questa estate è tragicamente incapace anche di scegliere quali tramezzini ordinare per pranzo. Terzo, di tornare, in assenza della legge in vigore, a quella precedente, il cosiddetto Mattarellum. Che, lungi dall’essere perfetta, almeno riporta in vita quel 75 per cento di maggioritario (per un totale di 475 collegi uninominali) che gli italiani avevano pur sempre scelto con con ben due precedenti referendum, quelli del ’91 e del ’93, di cui i partiti italiani si sono più o meno catafottuti finora. Quarto, perchè così il candidato te lo voti, e magari per sceglierlo il Pd farà le primarie locali, hai visto mai: e sarebbe già qualcosa (Prossima Italia le chiederà a prescindere, comunque).
Ora, non starò a spiegare quali dinamiche si sono scatenate tra i leader del Pd quando, a fine agosto, hanno capito che aria tirava e che la raccolta firme era meno disperata del previsto: molti hanno firmato in ordine sparso – persino Uolter ha rifatto capolino, ma troppo tardi per fare danni seri – e da Prodi all’ultima delle Feste Democratiche la mobilitazione si è massicciamente avviata, tanto che pure Bersani ha saggiamente scelto la non belligeranza e concesso libertà di firma.
Prossima Italia è in campo da un paio di settimane, con ambiziosi obiettivi numerici che, a quanto pare, saranno agevolmente superati, anche grazie al coordinamento di una forza della natura come Valeria Fabbrini e alla figata totale del No Porcellum Party che Francesco Astore si è inventato a Torino, e che cercheremo di esportare ovunque sia possibile.
Nella mia Biella, fortunatamente, su questo impegno si è ritrovato praticamente tutto il centrosinistra locale, compreso un Pd provinciale che si è giovato dell’intelligenza e della disponibilità del suo segretario.
Domattina, dalle 10 in poi, ci si trova quindi in piazza Santa Marta, a Biella, mentre altri moduli e materiali (questi ultimi consegnati proprio oggi, grazie al contributo del semper fi Luciano) saranno disponibili a Cossato, Candelo, Viverone, Cavaglià, Tollegno.
E’ tutto scaricabile dal sito promotore, ma se serve io ho ancora un po’ di roba a disposizione: chiunque sia interessato a organizzare una raccolta (ricordo che c’è bisogno di un autenticatore, ad esempio un consigliere comunale) mi scriva o venga domattina in piazza. Io sarò lì.
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Urgono provvedimenti contro questa iniziativa cui manca l’approvazione ufficiale del komintern e che fa diventare la minoranza maggioranza e la maggioranza minoranza.
Hai ragione Paolo, Uolter e Max hanno scassato gli zebedei. La discussione sulla legge elettorale nel PD è stata una stronzata galattica che ha prodotto un’altrettanta stronzata galattica di posizione. Firmiamo e raccogliamo le firme, fottendocene ampiamente di chi è lontano anni luce dalla realtà e pensa solo a salvaguardare le proprie posizioni all’interno del partito. Temo alla fine che tutto lo sforzo non servirà a nulla, si andrà a votare per volontà del nanetto quando meno ce lo aspettiamo nel momento più propizio a lui e ai suoi compari con il porcelcalderolum. Ma chissenefrega, almeno facciamo qualcosa che nello spirito unisce gli intenti di dare una pedata nel culo a tutti questi pezzi di merda che stanno mandando a puttane tutto.Vediamolo come l’inizio della fine.
JK