22 AGOSTO 2011

La congiura degli innocenti

Insomma ci siamo, anche i commentatori di destra – pardon, moderati – ormai parlano di Tobin Tax senza pudore. Di ridistribuzione, che prima manco riuscivano a dirlo: dirirdiribù, che paura. Gesù, persino quel tipo che giuro, pare sputato Gianni Agnelli, tu pensa a volte le coincidenze. I comunisti di tutto il mondo, giustamente, si sentono un po’ fregati: ma come, dicono, quello era il nostro cavallo di battaglia.
Il concetto sarebbe: chi ha di più, paghi di più. Oh ma davvero, che a sto giro siamo proprio nella merda, ma proprio. Eh, sarebbe bello. Anche la lotta all’evasione fiscale. Fermatemi se l’avete già sentita: “se in questo Paese tutti pagassero le tasse, tutti potremmo pagare meno tasse”. “Ehi, facciamo che io non le pago e basta, è più semplice”.
Seriamente: ho leggiucchiato un po’ tutte le proposte, mentre (non) facevo vacanza. Quelle del Governo, quelle dei compagni di Confindustria, le controproposte del Pd. E non voglio offendere nessuno, ma è un po’ sempre la solita roba. Banale buon senso, nel migliore dei casi, e comunque tutte cose che in questo Paese si discutono da, non saprei, da sempre. Nessuno le ha mai realizzate, neppure quelle minime: non si capisce perchè adesso le cose dovrebbero andare diversamente. A discuterle sono gli stessi, per inciso.

Ma, anche fosse, l’impressione è che non ci siamo. Son robette, magari anche giuste, per carità, ma qui ci vorrebbe ben altro. Ci vorrebbe uno che si alza, si alza e dice: bon, la mia proposta è che per uscire dalla merda si cambia tutto. Si fa il contrario della concertazione: perché si inizia sempre con le migliori intenzioni, a concertare, e si finisce sempre che anche la riformina più piccola va in culo perché, tipo, protestano i tassisti. E se i tassisti riescono a fermare le riforme, figuratevi cosa possono fare quelli che contano davvero qualcosa.
Mi piacerebbe sentire uno che, con molto garbo, si presentasse dicendo, ma è solo un esempio: signori, se avrete la bontà di darmi il vostro voto, vi assicuro che lo Stato italiano andrà in culo alle banche, gli andrà in culo fortissimo. Sì, in culo al nostro merdoso sistema creditizio che dissangua i conti correnti, nega l’ossigeno alle imprese, e magari investe in titoli di Stato russi: le banche italiane ne sono tra le più avide acquirenti, parliamo di centinaia di miliardi di euro, lo sapevate? Ma, ehi, se un cliente vi sposta una Riba da mille euro da 60 a 90 giorni vi salta il fido, eggià.
Al che uno si alza e fa: ma allora tu ce l’hai con le banche. E io: ma no, cioè sì, però non è questo il punto. Non c’è niente di personale. Anche la faccenda delle esenzioni alla Chiesa cattolica: la Chiesa fa un sacco di bene, non lo metto in dubbio. Ma possiede pure taaanti di immobili. Incassa l’8 per mille. E’ fortemente rappresentata, in Parlamento, da una lobby molto trasversale che vuole finanziare le sue scuole private. Non è laicismo, non mi fraintendete, è che proprio non ce lo possiamo permettere: lo dico anche ai cattolici del mio partito, cercate di ragionare, tutto qui.
La tragedia è che, purtroppo, qualcuno che rappresenti un bestiale cambio di paradigma, nella nostra politica, non c’è. Come sempre succede in Italia in questi casi, il massimo della fantasia che ci riesce di esprimere è un bel Governo tecnico. Un commissario europeo, chessò, un professorone, un banchiere: che ovviamente non ci andrà, in culo alle banche, lo dice il nome stesso. No, ci punirà, ci punirà di brutto: chiedendoci nobili sacrifici, ci leverà anche i succhi gastrici, e non dall’esofago. Che brutta immagine. Ma è giusto così, sentiamo che, in qualche modo, è davvero giusto così. E’ come se dicessimo: abbiamo fatto un casino, abbiamo sperperato e bruciacchiato tutto. Abbiamo evaso le tasse, fatto debiti, fatturato in nero. Non chiedevamo lo scontrino perché ci faceva comodo lo sconticino subito, piuttosto che un Paese decente chissà quando. Abbiamo tagliato la coda allo sportello, lisciato il primario extra moenia per farci fare l’operazioncina, abbiamo parcheggiato in doppia fila, non protestate, finisco il caffè e la sposto subito. Abbiamo contestato il professore per far cambiare il 5 in geografia dato al nostro figlio asino, e lo stesso a Natale gli abbiamo regalato lo scooter nuovo. Abbiamo mischiato l’umido con la plastica. Abbiamo affittato la seconda casa in nero, e cornificato la moglie con la badante irregolare. Abbiamo fatto assumere decine di migliaia di idioti perché pur se idioti erano i nostri idioti, erano parenti o amici fidati, e pazienza per quelli bravi che sono andati a metter assieme Royale con formaggio da Mc Donalds o, se fortunati, all’estero a far di meglio. Avevamo un po’ di soldi da parte, ma invece di usarli per aprire un’aziendina abbiamo acquistato venti garage in centro, anzi, li abbiamo fatti appositamente costruire. Oppure l’aziendina l’abbiamo aperta, sul serio, ma all’estero.
Avevamo le nostre cazzo di ragioni, ok? Abbiamo eletto dei banditi, o al massimo dei mediocri, li abbiamo arricchiti, li abbiamo rieletti, e oggi protestiamo contro quella casta che abbiamo creato con le nostre croci su milioni di schede, anno dopo anno. Abbiamo eletto un miliardario che è il più bandito di tutti Presidente del Consiglio. Tre. Volte. Perché ci faceva comodo, perché noi siamo quella roba lì, ce la siamo cercata con lucida follia, tutta e fino in fondo. Sognavamo di poter cacciare il nostro rais: quegli altri ce l’hanno fatta, pare, noi non possiamo, nel caso dovremmo cacciare noi stessi per primi.
E quindi, adesso dateci un bel Governatore di Banca Centrale, uno che non è stato eletto da un cazzo di nessuno, ce lo meritiamo. Uno che ci salvi il culo, e pazienza se nel frattempo ce lo sodomizza, lui sì, fortissimo. Sopporteremo, e berremo l’amara medicina, ci faremo spellare vivi, sappiamo di meritarcelo.
Almeno per ora. Poi, chiaro, si ricomincia daccapo: che vi credevate?

  1. Purtroppo quanto ho letto, è anche il mio pensiero. Non saprei esprimerlo meglio. E’ una sensazione talmente forte e totalizante, quella di essere dentro un casino che ha origini lontane, storiche, antropologiche, di costume ecc che è difficile spiegarla, se non ricorrendo a paradossi e delicate metafore. Ho la netta sensazione che siamo allo sbando, come non mai e non riesco neppure più a parlare di politica o, peggio, di economia, quando si fanno le classiche quattro chiacchiere tra amici. Non trovo nulla da dire che non sia già stato detto troppe volte. L’unica cosa a cui non rinucnio è la speranza di futuro. Coltivo l’idea che i cambiamenti della storia siano una cosa di medio lungo termine e sono curiosa di vedere cosa succederà nei prossimi anni. Faccio male?

    c
  2. beh, in effetti è una bella sfida. Il vero punto, secondo me, sta proprio nel concetto stesso di crescita, in questo benedetto PIL di cui si parla sempre. Non è un parametro che funziona più. Se vogliamo cotninuare a ragionare in termini di crescita, abbiamo una sola via: fare come si è fatto nello scorso secolo: una bella guerra: si sfascia tutto e si ricomincia a costruire. Ma non mi pare una soluzione felicemente praticabile. E allora? Allora dovremmo cominciare a parlare, seriamente, di decrescita e di revisione degli stili di vita. Ma, mi sa, ancora non siamo pronti. Ci vuole un trauma maggiore di questo, ma tranquilli: arriverà presto. E non ditemi che sono pessimista, dato che ho dato il mio modesto contributo a mettere al mondo tre figli. Questo è realismo. Utilizziamo ‘sta crisi per cambiare tutto, a partire dalla dipendenza dal petrolio e dal predominio delle speculazioni finanziarie sull’economia reale.
    slm

    Stefano
  3. Grandissimo Paolo ! Analisi perfetta… e pienamente condivisibile…
    ma ora che si fa ? si aspetta l’autunno caldo ? O ci muoviamo prima ?

    Gabriele Guidi
  4. a me farmi sodomizzare, anche solo come idea, non mi ispira proprio.E non ho eletto nessun bandito. Quindi passo, vai pure avanti tu, ok?

    Frost
  5. Frost, ti sfugge il punto: non credo che qualcuno ti chiederà il permesso…

  6. La sola consolazione è avere il Royal con formaggio, e non il Quarto di libbra con formaggio.