24 APRILE 2009

Ah, ma la prossima volta vedrete

Quando in Italia si iniziò a parlare di federalismo, per bocca dei leghisti, mio padre si dimostrò diffidente da subito: «pensa che bello, se dal Piemonte ti sposti in Lombardia e ti chiedono il passaporto». L’avevo liquidata come una tipica preoccupazione senile, ma mi erano anche venute in mente quelle classiche situazioni da telefilm americano in cui il protagonista capita in uno di quei piccoli villaggi dimenticati da Dio e in mezzo al nulla, e lo sceriffo della contea lo arresta perché in quel posto la legge vieta di indossare jeans. O di guidare ascoltando la radio, o assurdità simili.
La Lega è andata al governo tre volte negli ultimi 15 anni, sempre sventolando la bandiera della concretezza, ma per ora di federalismo vero neanche l’ombra: e mi stupisce che i suoi elettori, che dovrebbero essere ugualmente pragmatici, non chiedano conto ai loro parlamentari, ormai così integrati e ben abituati a nutrirsi alla ricca mangiatoia della tanto odiata Roma ladrona, di risultati così scarsi a fronte di annunci tanto roboanti.
Vedendo quanto sono incazzati quando manifestano, mi sarei aspettato che all’ennesimo proclama borgheziano di "tirare calci nel culo" alla qualunque, uno dalla platea alzasse il ditino per dire una cosa del tipo «senti ciccio, questa l’abbiamo già sentita fino alla nausea. Ormai in parlamento, tra Roma e Strasburgo, ci stai da un pezzo, mi spieghi che cazzo hai combinato? Ecco, allora tieni presente che se c’è un culo da prendere a calci, il primo è il tuo». Invece, niente: contenti loro…
In compenso, ora hanno vietato ai milanesi e ai lombardi tutti di mangiare in strada (facendo incazzare i milanesi stessi, compresi i loro elettori, e ridere mezzo mondo), cosa che evidentemente ritengono più importante della fiscalità distribuita, dell’autogestione delle risorse, dei piani infrastrutturali, della sanità locale, financo della difesa dell’identità culturale, che peraltro si sta concretizzando nel mero risultato di portare i Legnanesi su Rai 2.
Alcuni amici che sono molto addentro alla politica locale mi dicono in questi giorni che alle imminenti elezioni la Lega potrebbe sfondare percentuali incredibili: il 20 per cento dove aveva il 10, il 40 dove era al 20.
Visti i risultati ottenuti in 15 anni di gestione del potere, ci dev’essere qualcosa che proprio mi sfugge.

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