19 APRILE 2009

Going bananas

L’affannosa ricerca da parte dei media di storie esemplificative della crisi, e di come questa modifichi la vita delle persone, sta inevitabilmente scivolando verso l’assurdo, come era lecito attendersi. Gli americani dicono going bananas, per indicare che si sta uscendo di melone (sempre frutta è): e così ecco questo pezzo sul Time, in cui viene intervistata la proprietaria di un negozio di accessori e toelettatura per animali: secondo la sua percezione, la crisi si avverte anche dal fatto che prima i proprietari di cani cambiavano un collare al mese, mentre ora no more.
Ora, io faccio parte di quella categoria (incomprensibile a chi non ha cani) che tratta la bestiola come uno di famiglia: il che non vuol dire che gli ho dato un posto a tavola e uno a letto, perché ci sono dei limiti. Però ammetto che sto attento che sia coccolato, che giochi, che sia pulito, nutrito con cibi sani e non confezionati (gli stessi che mangerei io, più o meno), che sia in salute, ed effettivamente vado in iperventilazione al minimo malanno: e visto quel che il mio cane mi offre in termini di compagnia, affetto e cura dalle depressioni non ritengo sia esagerato. Chi sostiene che lo sia, con quella tipica aria di sufficienza che ben conosco, provi a vedere se riesce a darmi lui gli stessi benefici accontentandosi di carne, riso, verdure, passeggiate e una cuccia.
Detto questo: un collare al mese? Ma che film è, Il Diavolo veste Beagle?

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