7 GIUGNO 2013

Far finta di esser sani

In realtà non lo so come funziona, posso solo fare ipotesi. Forse Berlusconi riunisce i suoi, e di tanto in tanto dice loro una cosa del tipo, che ne so: “domani facciamo dire alla Santanchè che bisogna fare la riforma presidenzialista. Tutti capiscono perfettamente che è una stronzata, ciò nonostante non possono correre il rischio di non parlarne e quindi come al solito si butteranno a discuterne. Poi, dopo qualche giorno, faremo finta di lasciar cadere la cosa nel vuoto, e domenica prossima magari concederanno al Milan un rigore inesistente. Per compensazione”.
O qualcosa del genere.
Questo per dire che poco fa, su SkyTg, hanno intervistato una signora distinta e canuta (ancora assonnato, non ho colto il nome), una dei 25 saggi che dovranno lavorare alle riforme costituzionali, e in quanto distinta l’ha detta meglio, ma il senso era: “Vediamo, ma se mi accorgo che non si combina niente tolgo il disturbo”. E la domanda successiva dovrebbe essere, ovviamente: è uno scherzo? Insomma, se queste sono le premesse, ecco. Invece la domanda successiva non c’è, figuriamoci.
Ed è tutto così, in questo Paese. Tutto finto, tutto immutabile ma tendente al peggio, lentamente, inesorabilmente. Tutto quel che viene detto significa esattamente il contrario, tutti lo sanno, tutti ne parlano come se si stesse facendo sul serio perché se ti distrai un attimo, oh, metti che poi davvero succede qualcosa. In ogni caso, in qualche modo, bisogna pure occuparlo, il tempo.
Oggi i titoli dei giornali sono per Letta, dice che il suo governo durerà tutta la legislatura e che tra 18 mesi saremo al dunque con le riforme istituzionali. Domani, il primo a cui prude il culo mette in discussione tutto quanto. Ogni giorno ha il suo bla bla e a ogni attore è richiesto di prenderlo sul serio, esser scettici è vietato perché, ancor più del cambiamento, la vera minaccia allo status quo è la fine dell’illusione collettiva.
Avanti così, e viva l’Italia.