10 APRILE 2013

Un’ampia casistica

Fino alla fine dell’800 – e poi sempre meno, col diminuire dei flussi – gli emigranti appena sbarcati – provenienti in gran parte da Irlanda, Inghilterra, Germania, Italia, Polonia, Paesi Bassi – trovavano sulla banchina di New York due comitati d’accoglienza: i funzionari dell’immigrazione, che prendevano le generalità dei nuovi arrivati, e i carri del Partito Democratico americano, che li portavano a registrarsi ai comitati elettorali.

Durante le primarie democratiche americane del 2008, ebbe un certo risalto l’appello radiofonico con cui Rush Limbaugh invitava i repubblicani a votare in massa per Obama, a suo giudizio un candidato decisamente più abbordabile della Clinton per John McCain.

Durante il congresso del Partito Democratico del 2009, si segnalarono alcune stranezze, diciamo così, nel tesseramento e nella partecipazione al voto nel Sud Italia. In particolare spiccavano alcune località – ad esempio in Calabria, ma anche in Campania, Basilicata e Sicilia – in cui il tesseramento era improvvisamente e vertiginosamente aumentato. O in cui i tesserati erano superiori ai voti effettivi del Pd in quei comuni. Il risultato del voto in quelle regioni, se non decisivo, fu comunque molto rilevante ai fini dell’esito finale, e talvolta il numero degli iscritti votanti alla prima fase superò, stranamente, quello dei semplici elettori alla fase due. Vi furono alcune proteste, nel corso del congresso, ma la verità sulle presunte irregolarità non è mai stata appurata.

All’inizio del 2010, come più volte ho raccontato, partecipai a una piccola primaria per la scelta del locale candidato al consiglio regionale. In quanto candidato contro l’apparato (il mio avversario avrebbe poi, con la sua vittoria, accumulato un totale di sei mandati tra Camera e regione) ricevetti tutta una serie di endorsement esterni apparentemente interessati alla mia vittoria (apparentemente nel senso che si tradussero in realtà in pochissimi voti). Vennero da partiti a sinistra del Pd, dai grillini, e persino, senza la mia approvazione, dalla Lega (che è un po’ il colmo, ma tant’è): l’apparato, appunto, mi accusò tramite i giornali di “inseguire il voto leghista” e lanciò l’allarme affinché i votanti fossero attentamente esaminati nelle loro “pidinità”, ai seggi. Nel caso ve lo chiediate, mi incazzai parecchio.

Alle primarie del 2011 per la scelta del candidato sindaco a Napoli, furono segnalate alcune presunte irregolarità, e in particolare alcuni – ad esempio, Walter Veltroni – parlarono di cinesi accorsi in numero sospetto ai seggi. Seguirono polemiche molto accese, e il livello nazionale reagì azzerando le primarie stesse, e commissariando il Pd napoletano per un lungo periodo di tempo. La questione è molto complessa, ma un’apprezzabile chiarezza sulla questione non è mai giunta, anche se in seguito il segretario commissariato fece ricorso alla magistratura ordinaria che decise – caso credo unico al mondo – di dargli ragione e di annullare così la decisione presa dagli organi competenti del partito.

Nel periodo antecedente le elezioni presidenziali americane del 2012, in molti Stati a maggioranza repubblicana il Gop cercò di far passare l’obbligo di presentazione di un documento d’identità – pochissimo diffuso in gran parte degli Usa – come requisito per poter accedere al voto. Tale provvedimento, secondo gli oppositori democratici, aveva lo scopo di emarginare soprattutto l’elettorato più nero e più povero, teoricamente più propenso a votare Obama.

Nella settimana tra il primo e il secondo turno delle primarie del Pd, a fine 2012, ho ricevuto la telefonata di un compagno che mi segnalava l’apparizione al seggio, nel giorno del voto, di un pulmino carico di braccianti extracomunitari, guidati fin lì a votare dal locale referente di uno dei candidati. Il giorno dopo, un altro compagno mi segnalò che durante la riunione della commissione elettorale che doveva valutare i nuovi iscritti al secondo turno, si era presentato il referente locale di un candidato con una mazzetta di alcune centinaia di richieste tutte ordinatamente compilate, e tutte firmate da cittadini extracomunitari. Per la cronaca, entrambi i compagni mi chiesero riservatezza, e non avendo io assistito in prima persona né avendo elementi ulteriori, non ebbi modo di verificare né di denunciare l’accaduto.

Domenica scorsa, durante le primarie romane per la scelta del sindaco – aperte e senza registrazione, a differenza di quelle appena citate – una militante locale ha ritenuto di segnalare sui social network la presenza a suo giudizio sospetta di – così ha scritto -  elettori Rom in coda a un seggio. Ne è seguita una polemica molto accesa, che ancora occupa i giornali, sia sulla denuncia del fatto in sé, sia dell’espressione da lei usata. Il risultato delle primarie è stato sufficientemente chiaro, ciò nonostante a non essere chiaro è se e come verranno verificati i casi in oggetto, ma in compenso alcuni membri di una locale comunità Rom hanno dichiarato di voler denunciare la militante democratica.

Alcuni giorni fa, litigando su Twitter con un conoscente, mi è scappata una battuta sui culi. Intendevo banalmente dare al mio interlocutore del leccaculo, ma ho usato una formula che evidentemente non era chiara, e poco dopo mi è stato segnalato che alcuni avevano interpretato quella frase come fosse una battuta omofoba. Da militante – etero, nel caso interessi – che tra le altre cose si batte per il matrimonio e la parità delle coppie composte da persone dello stesso, e da favorevole all’adozione di figli da parte di quelle coppie, mi è parso un rilievo ingiusto, ma ho anche pensato che certe questioni sono delicate e complicate, e che bisogna starci un po’ attenti. Che si può sbagliare, e che succede, e che nel caso, magari, prima di insistere è meglio chiedere scusa (e non insistere affatto, ecco): anche se non si avevano intenzioni offensive, il gesto risparmia un bel po’ di incomprensioni. Ed è sempre meglio mettersi dalla parte della ragionevolezza.

Per la cronaca, sono personalmente uso a scrivere molto su internet e sui social, e molto spesso con tono provocatorio. L’incidente è sempre possibile, e per questo la faccenda, come dire, mi ha dato moltissimo su cui riflettere.

Sempre per la cronaca, l’ampia casistica sarebbe in realtà molto più ampia, e non ho citato le scarpe spaiate di Achille Lauro solo per non scadere nel cliché: ha a che fare con le elezioni, con le candidature, con le primarie, con tutte le occasioni immaginabili di banalissimo esercizio democratico. Va dal voto di scambio vero e proprio alla pur tremenda – ma in genere lecita – lotta tra fazioni, anche dello stesso partito, che si rimproverano l’una all’altra una più efficace capacità organizzativa: ovvero, leggasi, la capacità di cammellare, come si dice in gergo, intere categorie sociali portate più o meno consapevolmente, a seconda dei rilievi e dell’intensità polemica, al voto. E il cammellaggio, tra tanti, presenta un problema in particolare: che non si può mai, per nessun motivo, dire a un cammello che è un cammello, nemmeno quando si è assolutamente certi dell’evidenza della cosa. Perché quel cammello, nel momento in cui lo definite tale, si sente offeso nella sua identità e la rivendica immediatamente, e giustamente vi sputa in un occhio: ripeto, giustamente.
Che poi, sul punto, si potrebbe aprire un lungo dibattito sulla scomparsa delle categorie sociali, sulla disintermediazione, sul superamento di quel modello tramite l’uso dei media orizzontali, e su come un esito elettorale condizionato da blocchi chiusi sempre più esigui e impermeabili faccia fatica a rappresentare una società sempre più aperta e sfilacciata, o almeno così dipinta: ma lasciamo perdere.
Tornando a bomba, il cammellaggio non ha niente a che fare con il voto di scambio, ma è comunque il preliminare di un’escalation: che si tratti di pensionati o studenti universitari, magari avrebbero votato lo stesso per il tal candidato, ma il semplice fatto che esprimano una preferenza visibilmente comune e di categoria basta a suscitare sospetti, e con i sospetti vengono quasi sempre i guai, e con i guai si viene alle mani.
E una volta fatto il guaio? Come se ne esce? I partiti, ad esempio il Partito Democratico, potrebbero certamente darsi regole più stringenti, o anche solo rispettare in modo più stringente quelle che hanno già. Forse si dovrebbe riflettere sul reale potere ispettivo e sanzionatorio degli organismi di garanzia. E però bisognerebbe riconoscere che difficilmente, in una lotta interna tra fazioni, è possibile individuare personalità davvero terze, e ottenere pareri non condizionati non è per nulla semplice. Tra la base non va certo meglio, perché è la base stessa che si polarizza, che compie nelle pieghe di regolamenti sempre farraginosi – volutamente o meno – aggiustamenti casalinghi a volte certamente dettati da necessità e improntati alla buona fede (“il seggio è chiuso ma facciamo votare il compagno, lo conosco”), ed è sempre la base che si assume a livello personalissimo la difesa d’ufficio dei presunti torti della propria parte, anche quando indifendibile. Lo facciamo tutti, nel Pd, continuamente, e davvero nessuno può ergersi a Rodotà del caso: perché siamo militanti, e siamo partigiani, e funziona così nel bene quanto, sfortunatamente, nel male.
Detto questo, non possiamo certo demandare a una magistratura già oberata di occuparsi delle nostre beghe, per carità, ci mancherebbe solo quello e avremmo messo in scena la farsa definitiva. Certo qualcosa dovremmo pur fare, sfortunatamente non ho affatto l’impressione che l’ampia casistica abbia prodotto nel tempo qualche rimedio meritevole d’essere segnalato. Anzi, ho tutta l’impressione che anche il dibattito di questi giorni, comprensibilmente virato sulle questioni di forma effettivamente molto importanti pure quelle, stia producendo alcunché di utile. E questo significa solo una cosa: che presto ci ritroveremo esattamente nella stessa situazione e che, con pochissime idee utili da mettere in pratica, per non sbagliarci, ci affideremo alla cara vecchia consuetudine di prenderci a pesci in faccia. E poi di nuovo la volta successiva, all’infinito.
Quindi lo ammetto, se ancora state leggendo e vi siete sforzati fin qui per sapere dove volevo andare a parare, beh, mi spiace tanto, non lo so.
Ma il problema è evidente. E personalmente sono pessimista sulla sua risoluzione, ma accetto volentieri suggerimenti.

  1. come sempre, giustamente la soluzione in tasca non ce l’ha nessuno. bisognerà trovarla, una soluzione, tendendo nel contempo presente che la soluzione perfetta non si troverà mai perché semplicemente non esiste. solo il dibattito e l’esperienza (“sbagliando si impara”) potranno darci qualche indicazione: e qualcuno rimarrà in ogni modo scontento.

    io tendo a pensare che i candidati li dovrebbe indicare l’apparato, il congresso, le sezioni, e non un generico “popolo”: ma magari mi sbaglio, e certo le primarie sono affascinanti di per sé. forse una regola dovrebbe essere quella di iscriversi in apposite liste, ma da chiudere con un certo anticipo, così da fermare le “cammellature” dell’ultimo momento. e che le regole siano poche e chiare, e soprattutto che vengano fatte conoscere, non come alle primarie dell’anno scorso (quelle di bersani e renzi, per capirci) quando nessuno aveva capito niente, soprattutto quali fossero le regole di iscrizione. magari perché erano molto più forti le urla dei mezzi di comunicazione (spesso sbagliate, a volte faziose) che l’informazione un po’ timida del partito.

  2. Non per fare lo scassacazzi ma Obama “un candidato decisamente più abbordabile della Clinton per George W. Bush” nel 2008 proprio no. Il candidato repubblicano mica era Bush…

  3. Lapsus. Corretto, grazie!

  4. beh la soluzione c’è, paolo.
    cazzullo.
    (il giornalista eh, non è turpiloquio).
    lui lo sa chi deve vincere le primarie quindi facciamo decidere lui.

  5. Ma poi, in fondo, quante elezioni di quelle che hai elencato sono state falsate dal cammellaggio VERO, quello per intendersi della scarpa spaiata? Di tutte io credo giusto una, forse.

  6. il tuo sfidante alle primarie del 2010 sarà un grande elettore.

  7. Molto bene. La mia soluzione personale è che finché non girano soldi, va tutto bene. Sono andato a prendere vecchiette per portarle a votare (con il consenso di tutto il seggio, beninteso). Temo vecchiette bersaniane, ma non importa, non gliel’ho chiesto. Ed ho fatto la colletta (insieme a bersaniani) per dare16 euro per votare ad un gruppo di immigrati (presentatosi spontaneamente), senza sapere chi votassero, come ho già raccontato. Qui i soldi son girati (lol) ma con evidente non dolo e non voto di scambio, giacché ignoriamo cosa abbiano votato.

    Per me è perfettamente legittimo, se non si è capito, passare a prendere un gruppo di sodali di un candidato, o fare la spola. Finché però non si pretenda il controllo del voto e non si diano soldi per votare, chiaro.

  8. Il mio suggerimento è di restituire questa idiozia delle primarie ai sogni bagnati di Arturo Parisi, famoso politologo italiano, e diventare un partito normale.

  9. jp: e votare tutti direttamente Forza Italia, perche’ no?

  10. Che senza le primarie tanto vale, JP.

  11. se non è un partito normale …… cos’è ?

  12. Non capisco perche’. Ti sembra che il PD e Forza Italia (Forza Italia) abbiano lo stesso progetto per l’Italia? Se e’ cosi’ votali pure, ma non tirare in ballo le primarie per farlo.

  13. Jonathan, però anche tu, insomma. A te pare che i partiti, tutti compreso il nostro, in QUESTO momento siano rappresentativi della società? Che contengano al loro interno un diversità sufficiente da saper scegliere meglio degli elettori? Io leggo che ti piacerebbe, ed è un tuo legittimo parere, ci mancherebbe. Ma poi c’è anche la realtà.

  14. Per me il PD e’ D perche’ ha le primarie. E lo voto perche’ e’ P e D. Senza primarie, diventa un P come gli altri, e io non ho intenzione di votare un partito come gli altri.

  15. No, non credo siano rappresentativi della societa’. E credo che dovrebbero tornare ad esserlo, il che non e’ una scelta scontata. Ma a questo punto mi sembra ovvio, che con le primarie non risolviamo il problema. In piu’, inseriamo delle perversioni leaderistiche e personalstiche che vanno proprio nella direzione opposta. Io sogno una politica noiosa, svolta da professionisti anonimi, un po’ grigi e competenti, ben pagati, ai quali delego i miei interessi cosi’ come faccio (e in maniera ben piu’ sostanziale) con il mio avvocato e il mio dentista. Un partito normale, insomma. Io capisco che sia meno divertente, ma magari sarebbe un bene anche questo.

  16. E l’avevo capito. Ma ti rendi conto che siamo più vicini a primarie normali che a un partito come lo vuoi tu?

  17. Credo che per iniziare il cammino verso la soluzione migliore dovremmo iniziare a vivere il Partito come “associazione” e non “comitato elettorale” o “salotto intellettuale”.

    Dovremmo iniziare dalla logistica, evitando di avere le Sedi in pieno centro, magari in un condominio, arredate in una via di mezzo tra l’ufficio di un avvocato e quello di un consulente poco ordinato.

    Le sedi dovrebbero essere in periferia, magari più di una (a seconda  dell’estensione della città), rigorosamente al piano terra e con un ampia sala sempre per conferenze – incontri – visione di filmati e, soprattutto, disponibili (gratis) per qualsiasi incontro che gli abitanti del quartiere vogliano organizzare, anche quelle di condominio.

    L’attività sul territorio dovrebbe essere cadenzata settimanalmente con un calendario annuale programmato anticipatamente tenendo presente le esigenze del quartiere, soprattutto in periodi NON ELETTORALI/PRIMARIE.

    Essere più Associazione, nella testa, nel cuore e nei piccoli gesti quotidiani.

    Con un “Associato” veramente presente nella Vita del Partito ed in sintonia con il territorio si possono fare le consultazioni (chiamale se vuoi Primarie) “non inquinate” e di “peso”.

    Eugenio (Puglia)
  18. Dove stava la democrazia nei DS, per esempio, JP?

  19. Si, me ne rendo conto. Ma le ovvie, inevitabili anomalie delle primarie (dato che non e’ che noi si abbia un ministero dell’ interno privato, eh) sono un legittimo argomento per proporre un modello diverso. Diverso, poi, … uguale a quello di tutti i grandi partiti riformisti europei, che quando fanno le primarie (come i francesi) hanno almeno il buon gusto di farle finte, come facemmo noi inizialmente con quelle di Prodi. E che sono le uniche che abbiano veramente funzionato.

  20. Eh gia’, i grandi partiti riformisti europei…

  21. L’unica soluzione mi sembra quella di allargare il più possibile la base elettorale delle primarie: più persone votano, meno riesci ad influenzare il risultato pilotando pacchetti di voti. In questo senso un’informatizzazione totale del voto (non abolendo i gazebo, ma permettendo esclusivamente il voto on line, da casa o dal gazebo) allargherebbe immediatamente la base elettorale, e potrebbe anche garantire una migliore profilazione del “popolo delle primarie” e la possibilità di fare analisi statistiche sui flussi di voti e anche su particolari “anomalie”.  Potrebbe essere utile anche  un quorum per rendere valide le consultazioni, una cosa tipo il 10% minimo degli aventi diritto di voto per quella consultazione.  Infine credo che evitare accuse generiche sapendo di non poter fornire alcuna prova (neanche una foto col telefonino della coda che comunque non avrebbe provato niente) e sapendo che inevitabilmente le tue parole saranno strumentalizzate ed amplificate dai tuoi avversari politici, costringendo comunque il tuo partito a rigettare la tua denuncia per compattarsi in difesa e lasciarti sola sulla croce, sarebbe una condotta utile alla causa (La persona sulla croce a cui va la mia solidarietà, per la precisione, è nella direzione regionale del PD Lazio. ha la delega ai Diritti nel PD del XV municipio di Roma, ed io ho sentito Marco Miccoli, Coordinatore del PD Roma parlarne come di “una iscritta al PD”) . Saluti

    Fabbrizz
  22. forse sono confusa e mi ricordo male, ma non mi sembra che le primarie dei socialisti francesi fossero finte la scorsa volta

  23. Michela Cella hai ragione, e nonostante la vittoria netta della Royal, e il fatto che furono ristrette ai soli iscritti Ps, anche nel 2006 le primarie francesi furono vere

  24. alla casistica dovresti aggiungere il gerrymandering

  25. il piccolo problema è che quando si tratta di primarie se ci si divide tanto prima è difficile ricompattarsi per le secondarie (per quello l’ipotesi di alternative vote o supplementary vote non è da scartare a priori perché potrebbe portare a campagne meno divisive)…. questo per dire che il gerrymandering, l’appello di limbaugh o il requisito di id sono strategie da secondarie, con effetti divisivi ma che ci possono stare.

  26. Paolo, hai iniziato una gara con suzukimaruti a chi scrive i post più lunghi?

    Giuseppe Volta
  27. Io partirei dal fatto che l’istituto delle primarie è complessivamente una cosa ottima e da preservare nel nostro partito. L’abbiamo introdotto noi in Italia e ci distingue dagli altri partiti: caro JP, noi “siamo il partito delle primarie”, perchè “siamo i democratici”.
    E’ una pratica che, statisticamente, permette di selezionare i candidati migliori, favorisce la partecipazione, crea un rapporto tra i candidati e la base (un rapporto il più delle volte positivo) e di tanto in tanto riserva delle belle sorprese contro la cooptazione della classe dirigente, come si è visto nel caso dei tanti giovani e donne che hanno vinto le primarie dei parlamentari.

    Poi ci sono i problemi che hai elencato tu Popolino, o meglio le cose da migliorare e perfezionare, che però come dicevo non mettono in discussione la bontà complessiva dell’istituto delle primarie.
    Sorvolerei sulle piccole furberie dei militanti partigiani, che non mi sembrano numericamente così importanti. Anzi, la mia esperienza di rottamatore in un Circolo bolscevico di pensionati è molto positiva, e devo dire che tutti i componenti hanno tenuto un comportamento rigorosamente corretto durante lo svolgimento delle varie primarie. E poi concordo con te che a queste persone bisogna comunque essere grati perchè tengono su la baracca organizzativa dei circoli (la mia gratitudine si ferma lì eh, non esageriamo …).
    I cinesi alle primarie Napoli, perchè lì a quanto pare le irregolarità ci sono state e sono state accertate, sono un problema grosso, così come lo sono i pacchi di voti comprati a Palermo. Nel caso di Roma invece mi spiace per la Alicata, ma credo abbia sbagliato a buttare lì un suo sospetto senza verificare prima la consistenza dei fatti: credo che la cosa più importante sia come dici tu in questi casi quella di scusarsi e basta, senza cercare attenuanti. Questi sono appunto casi gravi, da denuncia, ma come è stato fatto notare, allestire un sistema di prevenzione e controlli potrebbe essere troppo oneroso. La soluzione in questi casi potrebbe essere quella di limitare, per primarie a carattere locale e non nazionale, il voto ai soli iscritti.
    Il discorso dei cammelli (tralasciando i cammelli militanti, che giustamente si offendono) è un problema legato al voto di preferenza (che comunque io preferisco su tutto) e detto senza ipocirsia, è un problema soprattutto di un certo PD del Sud Italia. Questo è difficile da risolvere, richiede una azione culturale e merita approfondimenti successivi.

    Più in generale sarà bene scrivere le regole per tempo, per tutte le casisistiche delle varie primarie (locali o nazionali, per il Comunne o per il Premier o per i parlamentari). C’è ovviamente la necessità di attuara il giusto compromesso tra rigorosità dei controlli ed “apertura” verso la società civile non iscritta necessariamente al PD. Come detto si possono fare primarie su target diversi, alcune risevate agli iscritti, altre più aperte (ad esempio anche i referendum di partito dovrebbero essere aperti).
    L’importante è stabilire le regole per tempo e non a competizione iniziata, per la serenità di tutti e per non disorientare organizzatori ed elettori.

    L’utlima questione, che hai toccato anche tu, è: un candidato selezionato con le primarie è sempre e comunque il miglior candidato per vincere le elezioni vere ? Ti sorpenderò ma secondo me in generale la risposta è sì. Poi ci sono situazioni, come quella di 3 mesi fa, in cui alcuni blocchi sociali che prevalgono alle primarie non sono rappresentativi dell’elettorato nazionale ed allora il candidato scelto dalla base militanti non “sfonda” (spero che condividerai questa analisi, non è faziosa). Ma appunto si tratta di casi limite.

    Ecco, queste sono le mie risposte ai quesiti che ponevi. In conclusione preserviamo le primarie sempre e comunque, migliorandole dove e come si può.

    Matteo_M