E poi è arrivato Elvis

Letta – intendo dire Enrico, quello del Pd – è stato al meeting di Washington del Gruppo Bilderberg, quell’accolita che ogni anno raduna i potenti e che secondo i complottisti è la sede di oscure trame sul governo segreto del mondo: ci è stato, dice, e non ci ha trovato nulla di strano.
Lo ha scritto su Facebook, pure: “Nulla di queste discussioni, e del franco e aperto dialogo tra i partecipanti, mi ha fatto anche solo per un momento pensare a quell’immagine di piovra soffocante che decide dei destini del mondo, incurante dei popoli e della democrazia, descritta da una parte della critica sul web e sulla stampa”.
Non che i potenti avessero davvero spedito un invito a Letta, ovviamente: il cartoncino era un evidente falso – lo si capiva dall’intestazione “Bikkembergs” – che D’Alema aveva realizzato con Photoshop per burlarsi del suo collega di partito.
Solo che, tra il credulone e lo speranzoso, Letta a Washington ci è andato davvero, anche se si è risparmiato la figura di farsi respingere dalla severa security del meeting: infatti, aggirandosi per il centro congressi, ha sbagliato porta, e senza saperlo si è infilato invece al raduno mondiale dei sosia dei Vip. Così, mentre nel salone attiguo i potenti discutevano di nuovo ordine mondiale, lui sgranocchiando un canapé e bevendo Dr. Pepper era convinto di scambiare opinioni sulla crisi economica con il Segretario di Stato americano Hillary Clinton, non accorgendosi di avere invece davanti Norma Winstone, casalinga di Wichita, Kansas (ma molto somigliante, va detto).
La quale, osservandolo, in cuor suo si chiedeva: e a chi dovrebbe assomigliare, di preciso, questo tizio?