17 MAGGIO 2012

I vecchi, i brutti e il cattivo

Mi stupisce che ancora nessuno dei grandi giornali lo abbia scritto, ma pare che sulla fine del Pdl e sulla spartizione delle sue spoglie Berlusconi abbia ormai raggiunto un accordo definitivo con tutti i suoi scherani variamente posizionati. Si tratta di informazioni che provengono da fonti interne o comunque vicine, e quindi credo abbastanza attendibili. Sempre che non si sparino a vicenda, ovviamente, anche perché in questa storia non ci sono buoni.

I vecchi – alla Pisanu, per capirci – da montiani convinti, in gran parte ex democristiani il cui cursus risale alla Prima Repubblica, cercheranno una sponda moderata, governativa, terzopolista. Posto che qualcuno sia disposto ad accoglierli.

I brutti, ovvero gli ex fascisti alla Gasparri e La Russa, più gli intransigenti tipo Sacconi e Brunetta, andranno a destra, là dove da sempre avrebbero voluto restare, attirati dall’idea di ripetere in Italia il successo avuto dai camerati francesi e greci, con tutto il corollario di nostalgie vecchie e nuove. A loro dovrebbe restare il marchio Pdl, tra l’altro.

Il cattivo, ovviamente Berlusconi, lancerà un partito leggerissimo, molto giovane, molto aggressivo nella comunicazione, ispirato a Grillo e guidato dalle sue nuove leve più fedeli, tipo Alfano e la Gelmini, il cui unico mandato sarà quello di combattere per la difesa degli interessi aziendali del capo e di difenderlo dai processi. Un partito personalissimo, insomma.

Giulio Tremonti è dato per disperso, e attende che Bossi e Maroni vadano a prenderlo nel settore delle slot machine.

  1. Povca puttana. Povca tvoia.

    Mauro
  2. Ho letto da qualche parte che Berlusconi ha finanziato il Pin (Partito Italia Nuova), che si è presentato alla ultime amministrative. Sono propenso a crederlo, visto che il simbolo è un buco della serratura.

    albertog
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  6. È un buco nella serratura, non quello in mezzo alle gambe di qualche troia. Se poi si ha il tempo di approfondire le cose si scopre che non ha nulla a che fare con la mediocrità e il populismo berlusconiano.

    Marco