1 DICEMBRE 2011

I nipotini di Stalin

Ero partito con l’idea di commentare un articolo che ho appena letto,

Con l’azione parlamentare congelata dal governo tecnico, nel Pd sta per iniziare (ammesso che fosse mai finita) la stagione delle conte interne. Il primo appuntamento in programma nello scontro tra correnti è a marzo, quando l’organizzazione giovanile del partito celebrerà il congresso nazionale.

questo articolo del Fatto in cui si spiega che ci sarà, e soprattutto come sarà, il congresso nazionale dei Giovani Democratici.

Salvo sorprese, a differenza del congresso di 3 anni fa, stavolta il segretario non sarà votato dagli iscritti. O meglio, sarà scelto per via indiretta. Uno dei primi atti del leader attuale dei Giovani democratici, Fausto Raciti, è stato cancellare dallo statuto le primarie, lo strumento con cui era stato eletto nel novembre del 2008, con oltre centomila partecipanti.

Poi, leggendolo, m’è preso come un giramento di testa, una vertigine,

Il nuovo regolamento infatti prevede il cosiddetto “congresso a tesi”, ovvero un documento unico presentato dall’esecutivo uscente che potrà poi essere emendato dai vari livelli territoriali, fino alla platea nazionale.

un senso di nausea, e malgrado tutto anche di incredulità,

Cosa significa? Che gli iscritti non voteranno i candidati segretari, perché questi verranno fuori solamente al passaggio successivo. I tesserati scelgono solo i delegati, i quali andranno a far parte di assemblee che avranno poi il compito di nominare i nuovi vertici, con tutto il tempo per le lunghe trattative tra capibastone.

e mi è tornato in mente un vecchio detto, banale, certamente lo avete già sentito,

Chi sicuramente sarà in campo è lui, il segretario uscente, che in queste ore sta facendo di tutto per costruire un “congresso unitario”, ovvero con un’unica candidatura, la sua,benedetta da Bersani e dall’area dalemiana del movimento.

è quello che recita così,  ”lo sapete perché gli ufficiali sono tutti dei coglioni? Perché li scelgono tra i sottoufficiali”.

Insomma, se qualcuno vuole candidarsi lo fa a suo rischio e pericolo, rischiando di schiantarsi contro il muro dei pasdaran dalemiani, già pronti a cannibalizzare le liste bloccate dei delegati nei singoli circoli. Ecco perché oggi appare probabile una soluzione di compromesso, una sorta di “congresso ponte” che nomini quadri destinati a durare non più di un anno e mezzo.

“E lo sapete perché i sottoufficiali sono tutti dei coglioni?”

Perché il nuovo segretario molto probabilmente avrà assicurato un seggio alla Camera alle prossime politiche, che siano nel 2012 o nel 2013, e subito dopo il voto si aprirà un’altra conta. Quella vera.

“Perché li scelgono tra i Giovani Democratici”. Faceva così, no?

  1. Non è come scrivi. E’ peggio.

  2. Ellamadonna. Spiega, non tenerci sulle spine.

  3. :-) Semplice battuta. O forse no

  4. Preferivo il Centralismo Democratico!

    WebRep
    Valutazione generale
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    (non ci sono abbastanza voti)
    Marcello
  5. Sono sempre molto critico con il tuo disfattismo. Se non dico niente stavolta che vorrà dire?

  6. Non preoccuparti. Attendo da un momento all’altro un sottouff… Ehm, un GD che si palesi per farmi il culo.

  7. Una proposta da non iscritto : ma abolire i GD si può ? O almeno limitarli alla maggiore età, 14-18 e poi basta…. Che schifo, il nonno per certi versi era meglio…

  8. Paolo mi chiedo ma questi cosa hanno dei “Giovani Democratici”?
    non sono ne Giovani … ne tanto meno Democratici….

    ah… adesso capisco perché si vogliono garantire un posto sicuro in parlamento…

    Alessandro Z
  9. Beh adesso ve ne racconto una. Sono del 66, ma quando ho fatto la tessera del PD (nel 2009, il giorno delle dimissioni di Veltroni) c’è stato un errore nel mitico database del PD che non mi ricordo come si chiama, e risultavo dell’86.

    Per cui a 43 anni per un anno buono mi arrivavano spesso mail (non email, notare) di invito ai millemila incontri dei GD, e mi dicevo: macchecaz, è una specie di apprendistato?

    Stupito dello spreco di francobolli, comunque.

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  12. Beh, caro Popolino, secondo questo post l’hanno letto tanti GD e nessuno ha risposto… Io non mi sento di parlar male di un’organizzazione di ragazzi che nelle sezioni si fanno il mazzo tanto a lottar contro grillini, pidiellini, qualunquismo e neofascisti.

    L’unica cosa che non mi convince è l’endorsement supposto dell’ala bersaniana: io non credo che ci perdano il sonno – e giustamente – sul congresso dei GD.

  13. Anche secondo me in un certo giro il post è stato molto letto. Ovviamente non si voleva parlare né bene né male di un’organizzazione che al suo interno ha, appunto, un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Anzi, il problema è molto esterno all’organizzazione stessa, direi.

  14. Vorrei raccontarvi una storia che non fà altro che confermare quanto sostenuto da Paolo, con cui per una volta sono d´accordo.

    Ho sempre fatto politica in Lombardia, perché per motivi di studio vivevo e tuttora vivo a Milano, e anche perché farla a casa mia mi avrebbe procurato molti commenti negativi – dovuti al mio cognome – che volevo evitare da principio.  Alla fondazione dei GD – con un folto gruppo di universitari milanesi di Statale, Bocconi, Cattolica e Politecnico – ci candidammo alle primarie dei GD, ottenendo un discreto successo (se non sbaglio eleggemmo 36 membri su 80 della direzione provinciale) e io fui eletto all`Assemblea nazionale.

    Tuttavia – almeno in Lombardia – quelle primarie fu come se non si fossero fatte. A livello provinciale e regionale era già stato deciso tutto nelle “segrete stanze”: Luigi Corbari avrebbe dovuto essere segretario provinciale milanese e Silvia Gadda segretario regionale. Così fu, infatti, ma la parte interessante comincia ora.

    Il gruppo con cui mi candidai alle primarie decise di contendere - con Luca de Vecchi candidato – la “linea unica” di Silvia Gadda nel congresso in cui si doveva formalizzare la nomina del segretario regionale. Sulle due proposte si sarebbero dovuti esprimere i giovani eletti con le primarie.

    Tuttavia, non ci fu data questa possibilità. Raciti salì a Milano – cosa rara – per contestarci questa nostra legittima volontà. Ci offrì in cambio molte cariche alternative di rilievo a livello nazionale, come fossimo dei pacchi da piazzare e non dei giovani che volevano semplicemente portare avanti idee diverse. Io uscii da quella riunione – a cui partecipammo in 6 – schifato, ma tutti eravamo decisi ad andare alla conta, perché al tempo credevamo molto nello spirito di rinnovamento del Pd veltroniano e non volevamo arrenderci ad una logica di questo tipo. Nella notte – il giorno prima del congresso – sotto accuse di voler sfasciare tutto (ovvero di rovinare i loro piani…), ricevemmo come componente svariate telefonate di esponenti importanti del Pd a livello regionale che chiedevano un passo indietro. Lo facemmo e tutto andò come – secondo Raciti – doveva andare, ma oggi nessuno – a parte 7/8 ragazzi su 36 – fa piú parte del Pd o dei Gd. Lo stesso si potrebbe dire di Dario Marini o Giulia Innocenzi che – candidatisi alle primarie nazionali contro Raciti – non mi risulta che oggi facciano parte dei Gd o del Pd, quando invece potevano essere risorse importanti di dialogo. Un dialogo che in realtà non si voleva e che le primarie tentarono di mascherare.

    Morale: il metodo scelto da Raciti – anche se non credo che si debba fare di tutti i Gd un fascio, perché ci sono moltissimi ragazzi che si impegnano in modo disinteressato, onesto e sincero – per questo nuovo “congresso” non mi sorprende neanche un pò ed é la semplice conferma di ciò che già ho vissuto in passato e che mi ha spinto a lasciare il Partito democratico e ad intraprendere altre forme di partecipazione alla vita politica.

    Scusate per la lunghezza e la noia, GS

    Giovanni Susta
  15. Aggiungo una cosa: il metodo delle primarie aperte a tutti non si rivelò il migliore a livello giovanile – e di ciò va dato atto. Ma da lì al candidato unico che ci sarà nel prossimo congresso mare da solcare ce n´é parecchio…. A presto, cari democratici, forse da avversari ma – spero mai – da nemici!! GS

    Giovanni Susta
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