13 OTTOBRE 2010

La storia di Jakomo

Paese straordinario, il nostro. Cent’anni fa i nostri avi, padri e fratelli e figli, salpavano verso l’America in cerca di un lavoro, una speranza, un futuro. Oggi, quella stessa disperazione bussa alla nostra porta, vestita di poco e senza neppure la famosa valigia di cartone. Bussa, fornendoci l’occasione di essere generosi, e di riconoscere nei nostri fratelli immigrati il nostro stesso volto, la nostra storia.
E la storia è quella di Jakomo: giovanissimo, arrivato in Italia da chissà quale sperduto paesino dei Balcani. Forse appeso a una nave, forse nascosto nel baule di un’utilitaria, in uno spazio angusto diviso con il resto della numerosa famiglia.
Poi, passata la frontiera, un altro viaggio, questa volta dentro la sua nuova patria, misteriosa e stravagante: a piedi, da una città all’altra, oppure facendo autostop, improvvisando piccoli lavori quando all’alba apre il mercato ortofrutticolo, o arrampicato sù per i cantieri da qualche parte, in Brianza.
“Go west”, così cantavano i Pet Shop Boys, il suo gruppo preferito di quand’era al paesello natio, ma la sua camminata verso Occidente si ferma infine a Biella, dove finalmente sente di aver trovato una nuova casa a cui appartenere. L’integrazione è difficile, la sua religione pagana suscita diffidenze nei suoi nuovi vicini. Sul volto porta ancora i segni dell’evidente malnutrizione che ne ha arrestato la crescita, e sopperisce agli svantaggi di un’educazione mai iniziata come può, soprattutto guardando quella televisione italiana che tanto lo faceva sognare di venire qui. Forse, come altri, ha sognato di far parte di quel mondo di lustrini, di fare il ballerino: non accadrà, poiché la realtà può esser molto diversa dal sogno. Ma non per forza peggiore.
A Biella, infatti, Jakomo riesce a trovare una ragazza del posto, una disposta ad amarlo per come è. Il suo italiano è ancora molto stentato, fatica a farsi comprendere, ma è sufficiente a fargli ottenere un piccolo lavoro, nello staff di un amministratore locale. Prende coraggio, ed entra pure in politica, in un partito dalla forte connotazione tradizionalista che ben rappresenta il suo amore per la nuova patria. E in quel partito trova chi lo accoglie, chi lo fa parlare, chi lo tratta come fosse uno di loro, “una faccia una razza”.
Paese straordinario, il nostro.

  1. Se guardate bene bene l’inquadratura della nave è il 476° partendo da destra, ventiseiesima fila dal basso. Si vede benissimo.

    anonimo
  2. Ma chi è il personaggione? Bravo, ci mancava solo che dicesse “i fatti mi cosano”…

    anonimo
  3. Com’è che si dice nella sua lingua? Moxaro…

    anonimo
  4. Hai quasi raggiunto i livelli del video su Hitler/Delmastro…ma vista l’assoluta originalità questa nuova produzione forse merita la top ten.
    E pensare che il giovane Jakomo Moxarola pensava di poterti competere con quel bislacco video sulla De Lima…
    nuovamente “popolino uber alles”
    rp

    rp