16 GIUGNO 2010

L’aria che si respira

pensatoreGianluca Susta organizza per giovedì sera al Museo del Territorio un convegno i cui ospiti saranno Luigi Bobba (Pd. L'ala destra del Pd, diciamo), Michele Vietti (Udc. O PdN, ho perso il filo) e Gianni Vernetti (Api. Quelli di Rutelli). Un convegno sulla "costruzione di una nuova coalizione democratica e riformatrice", così lo descrive il Biellese di ieri.
Sempre ieri, mi è giunta voce fosse in programma una riunione serale dei simpatizzanti di I Love Biella. Lista civica creata a sostegno della candidatura a sindaco di Vittorio Barazzotto per le comunali del 2009, sarebbe in procinto di riformarsi come associazione, e di costituirsi quindi come entità riconosciuta in grado di coinvolgere nuove forze, oltre ovviamente a chi già vi è attivo e ai due consiglieri eletti.
Si tratta di due situazioni che sbocciano ora, contemporaneamente, casualmente, verso le quali non ho collegamenti né – per tanti motivi – attrazione, ma che hanno in comune tra le altre cose la provenienza dei due originari promotori, Susta e Barazzotto, in entrambi i casi amministratori, dirigenti e personaggi di spicco del Partito Democratico biellese.
Trovo indicativo che entrambi sentano il bisogno di altri luoghi di discussione (legittimi, ci mancherebbe, e persino interessanti, per determinati interlocutori), e non posso fare a meno di vederli come un segno che quei luoghi nel partito sono carenti. Vorrei aggiungere "oggi più che mai", ma non è che prima abbondassero: semplicemente, il tempo passa, i problemi si cristallizzano, le prospettive evaporano, le scadenze si succedono senza che cambi nulla, anzi: tutte le questioni restano immutate, inaffrontate, e iniziano a sembrare irrisolvibili. Ad un certo punto, qualcuno si stufa e si rivolge altrove. Così vanno le cose, è l'ordine naturale.
Significa che nel partito l'aria si è fatta irrespirabile oltre ogni capacità di apnea, che non c'è nessuna speranza di discutere al suo interno, o peggio, che il Pd è clinicamente morto, che la vita è altrove? Non lo so, ma francamente sono domande che inizio a farmi pure io.
Io non ho comunque intenzione di uscire, da questo partito, e quindi immagino che pure la loro sia solo voglia di fare (anche) altro, altrove, laddove è possibile e con interlocutori più coerenti con la propria natura. Un po' come quelle coppie in crisi che decidono, per un po', di vedersi con qualcun altro. Sono quei tentativi di cui ogni tanto si legge, ma non sono certo funzionino fuori dalle pagine delle riviste femminili. Ciò nonostante li capisco.
Certo che però, a pensarci, è strano che, con gradazioni diverse, due tra i più in vista tra coloro che hanno espresso il loro benestare alla candidatura del prossimo segretario provinciale del Pd, proprio negli stessi giorni si apprestino a far politica (anche, è meglio precisarlo ogni volta) in altri contesti. E che il sottoscritto, che nel Pd è invece inchiodato, risulti invece per ora (per ora) l'unico ad aver manifestato contrarietà per quella stessa candidatura. Sono cose che fanno pensare.

  1. Mi sembra una situazione da "si salvi chi può", ma a un livello appena precedente, come chi guarda la luna e a occhio nudo gli pare perfettamente ferma. Eppur si muove.
    ES

    utente anonimo
  2. Essendoci stato il passaggio dai partiti del popolo ai partiti azienda, è normale conseguenza che invece di fare scissioni si diversifichi…

    utente anonimo
  3. Quello che mi chiedo è: arrivare al Partito Democratico è stato il frutto di un lungo percorso, che affonda le radici nello sviluppo della democrazia in Italia, che passa attraverso la crisi della prima repubblica e la crisi delle ideologie del novecento. Sarebbe dovuto essere uno strumento a disposizione delle future generazioni, per costruire una politica diversa, ma invece, per tanti motivi, è stato gestito dalle generazioni precedenti e dai vecchi leader, che vi si sono trasferiti mollando le vecchie appartenenze senza però una reale discontinuità. Se ora il Pd fallisce, quella stessa vecchia classe dirigente troverà nuove collocazioni altrove almeno quanto basta per coprire il tempo che la separa dal ritiro e dalla pensione accumulata. Ma ai giovani cosa resta, se muore quello che potenzialmente poteva essere il partito del futuro? Come faranno a ricrearlo da zero, se il suo stesso concetto è già stato così tanto danneggiato in così poco tempo?
    Per me questo è il vero problema.
    Saluti, Enzo.

    utente anonimo
  4. Domandina: ma c'è una possibile, ipotetica, eventuale candidatura che ti aggraderebbe, Paolo?

    Solo una… per curiosità!

    Clara Canova

    utente anonimo
  5. Certo Clara, anzi ne avrei una mezza dozzina, e mi sarebbe piaciuto ci fosse la possibilità che ognuno esponesse le proprie preferenze in una qualche assemblea. Ce n'era una giusto giovedì scorso: avesse avuto come ordine del giorno "discussione sulle candidature a prossimo segretario", invece che "approvazione del regolamento", sai quanta gente sarebbe venuta…
    Sto parlando di una routine che avviene nelle più banali associazioni, non mi sembra di dire niente di particolarmente originale. Ma evidentemente, ci sono cose che valgono dappertutto tranne che nel Pd biellese.
    Se così non è stato, per incapacità o malafede, non si può anche pretendere che una linea imposta dall'alto passi con tutti zitti e buoni perché non c'è più tempo per fare altrimenti.
    Insomma, ho capito che c'è poca considerazione, ma non pensavo fosse così poca. Se avessi un caratteraccio mi offenderei…

  6. A mio avviso il  problema non e' la  "possibile, ipotetica, eventuale candidatura" a cui accennava Clara, ma il PERCORSO per definirla,  il modo con cui un partito, che nel suo dna somma culture diverse (origini..) e che aspira a intercettare cio' che di nuovo c'e' nella societa' (oggi) , mette in campo per costruire questo gruppo di lavoro che e' una segreteria.
    Questo senza acredine ma con realismo.
    Enrico Zegna

    utente anonimo