20 OTTOBRE 2009

Pure io caccerei la Binetti: fosse così semplice

pecora_neraC’è sta cosa sulla Binetti che è da qualche giorno che ho proprio voglia di scrivere. Mi scappa, davvero, ma poi penso a chi me lo fa fare, che mancano pochi giorni alle primarie e insomma, lasciamo perdere.
Poi rientro da una riunione al Pd, accendo su La 7 per vedere l’ultima parte dell’Infedele di Gad Lerner, che c’è ospite Pippo Civati e non me lo voglio perdere, e c’è Paola Binetti in collegamento telefonico. E Franceschini in studio. Ma porca di quella porca.
Adesso Franceschini fa molto il duro, da qualche giorno nel partito si parla di provvedimenti, sanzioni, una ritoccata al regolamento che forse per come è scritto ora non prevede neppure l’espulsione. Ma io non sono d’accordo.
Ecco, l’ho detto.
Tanto per cominciare, la politica si fa col cervello, magari col cuore, non col fegato. Mi piacerebbe essere quello che accompagna la Binetti alla porta e gliela chiude in faccia. A chi non piacerebbe. Ma sarebbe un errore. E’ difficile per me spiegare perché, ma ci provo.
Innanzitutto c’è il problema dei cattolici nel Pd. Premesso che personalmente sono ateo, ecco.
Io vedo il Pd come un grande partito: un grande partito progressista. Non un grande partito di sinistra, e neppure un grande partito di centro. (E neppure di centrosinistra, o centro-trattino-sinistra: che cazzo mi significa?). Una casa aperta a chi proviene dalla sinistra, ma si è lasciato alle spalle il comunismo; aperta ai cattolici, ai radicali, agli ambientalisti, ai socialisti, eccetera: in breve, quelli che si riconoscono nei valori espressi dalla costituzione ma hanno a cuore il progresso nel Paese (e no, non credo che a destra valga lo stesso. Sarà un limite mio). A tutte quelle forze, insomma, che secondo mea star da sole fanno più danno che bene, perché stanno tutte a picconare il muro del vicino. Io invece li vorrei sotto lo stesso tetto, così prima di picconare ci pensano, che gli casca la casa in testa. Dopodiché, nel partito si discute, e si vota, e si accetta il risultato democratico, senza fare i bambini: si trascura un po’ il proprio orticello e si lavora tutti ad arare un campo più grande, sperando che dia frutti migliori. E’ un’ingenua utopia? Può darsi, ma lasciatemela, la preferisco comunque al ferreo pragmatismo che pur facendo vincere i governi dell’Ulivo, li ha fatti crollare subito dopo, malamente.
Ebbene, per arrivare a questo partito utopico i cattolici servono. Se dovessi pensare solo al mio particulare potrei credere di poter farne a meno. Ma cattolica è la gran parte della società italiana, che mi piaccia o no. Ignazio Marino, laicissimo candidato alla segreteria del Pd, è cattolico. Per dire. Nel comitato biellese per Marino, a dirla tutta, sono tutti cattolici, credo di essere l’unico pervicacemente non credente. Perché guardate che i cattolici non sono mica questi zombi col cilicio di cui si parla in tivù: è gente che se finisce in coma irreversibile non vuole essere mantenuta allo stato vegetativo sine die da una macchina. Cattolici sì, ma fessi no.
Allora, se davvero qualcuno riuscisse a fare il famoso “grande partito della sinistra” di cui qualcuno ogni tanto ciancia (secondo me è impossibile, ma assistere ai continui tentativi è uno spasso) quanto riuscirebbe a fare al suo massimo splendore? il 20, il 25, il 30 per cento? E poi? Ci si deve alleare: coi cattolici, coi socialisti, con gli ambientalisti, coi radicali, si rimette assieme l’orrido equilibrio dei ricatti incrociati. Già visto, non funziona. Tanto vale lavorare tutti insieme, e cercare quella cazzo di sintesi che deve essere da qualche parte, l’avevo qui un momento fa, chissà dove è finita.
Se oggi Franceschini si fa ingolosire dalla propaganda elettorale che ne deriverebbe e caccia la Binetti, come primo effetto un sacco di gente scende in piazza a sbronzarsi e a ciulare per la gioia. Poi, passata la festa, qualcuno si alza e chiede: e Bobba? E Fioroni? E Dorina Bianchi? Vabbè, dai, ormai conosciamo la strada, accompagnamoli fuori. Altra festa.
E Rutelli? Guzzanti lo chiamava Ciccio Rotella: vai Ciccio, vai tranquillo a dormire al sole. Ad un certo punto, presi dalla frenesia, qualcuno chiederà: e Letta (Enrico, non quell’altro)? Fuori pure lui?
Ecco, qui iniziano i problemi: su certi temi, come è noto, Letta è più vicino alla Binetti – o almeno al Governo Berlusconi – che non al resto del Pd. Per citare un esempio, sul caso Englaro era pronto a sostenere il mantenimento in vita di Eluana. Però l’uomo è innegabilmente una risorsa per il partito. E Rosy Bindi? La Bindi, ricordiamocelo, ha detto che un bambino sta meglio in Africa a patire la fame che adottato da una coppia gay. Che facciamo con la Bindi? E’ così tosta la Bindi, specie ora che Berlusconi l’ha insultata, siamo sicuri di poterne fare a meno?
Faccio notare che sia Letta che Bindi stanno con Bersani, ovvero con la mozione apparentemente più di sinistra (a ulteriore testimonianza che le due mozioni mainstream contengono tutto e il contrario di tutto). Ci sarà un motivo, mi son detto io. Ci saranno dei valori in gran parte condivisi che ci accomunano tutti, dopodichè persone di riconosciuta intelligenza quali Bindi e Letta sono probabilmente in grado di accettare quel che dice la maggioranza del partito, mentre la Binetti proprio non ce la fa.
E allora, invece del fegato bisogna usare il cervello: tanto per cominciare, farsi prendere un po’ meno dalla voglia di linciaggio, anche se so che prudono le mani, e lo capisco; poi, se si apre un buchino per far uscire Paola Binetti, occhio che non diventi una voragine da cui escono tutti i cattolici. Altrimenti, non solo stiamo a contarcela all’opposizione per l’eternità, cosa che ha già fatto il Pci in passato e che io speravo di non dover vivere. Ma, se si avesse il culo di vincere con una di quelle coalizioni tutto compreso e se si andasse a governare con un Udc prossimo venturo pieno di cattolici fuoriusciti dal Pd, occhio che quelli ce la farebbero trovare lunghissima. Non ci passa più.
Qual è la soluzione: la soluzione è essere meno fessi quando si prendono le decisioni. E’ da quando si sono composte le liste a sostegno di Walter Veltroni, una primaria fa, che qualcuno si chiedeva cosa cazzo ci facesse lì in mezzo certa gente, Binetti compresa. Ancora prima l’avevano candidata al Senato, col governo Prodi, dandole il potere di vita o di morte nella situazione che ricorderete, in cui un voto in meno mandava tutti a votare. Poi l’hanno messa alla Camera, pensando che avrebbe fatto meno danni. Ma la donna è tenace, e i danni li sta facendo lo stesso. Del resto, chi aveva messo la teodem Dorina Bianchi a capo della commissione sanità? C’era stata una coraggiosa ragazza che questa domanda era riuscita a sbatterla in faccia a Franceschini, durante un’assemblea pubblica e di fronte a telecamere che poi l’avevano resa un caso nazionale. Franceschini ne era rimasto talmente colpito che poi quella giovane l’aveva candidata al Parlamento europeo, e poi a segretario regionale, e poi l’aveva presa con sè nella sua mozione. Però intanto non aveva risposto a quella domanda, e lei dopo un po’ non l’ha più fatta, tipico caso in cui sembrava amore, e invece era un calesse.
Ora è troppo comodo scoprirsi laici a una settimana dal voto, quando ci si sente isolati e accerchiati perché ci si rende improvvisamente conto che, se si è sempre favorita la minoranza – molto esigua, peraltro -  del partito, allora inevitabilmente è difficile che ci si trovi maggioranza tra gli elettori. In un mondo perfetto, se la mozione Marino alle primarie dovesse superare quella di Franceschini – e potrebbe succedere - vorrei che i cattolici non la vivessero come una scusa per sentirsi aggrediti e mollare il Pd, perché farebbero un danno al Pd e a loro stessi. E, sempre in quel mondo perfetto, vorrei che nella medesima situazione ipotetica – Marino secondo e Franceschini terzo – Bersani non si accordasse con gli esponenti della Franceschini, concedendo loro qualche ruolo nuovamente non rappresentativo della maggioranza del Pd, al solo scopo di tranquillizzarli ed evitare il fuggi fuggi: perché è di questo che si parla nei corridoi, è giusto dirlo chiaramente. Altrimenti tra un anno Bersani avrà il problema di cacciare un altro teodem, perché per tenerselo vicino dopo le primarie lo ha messo in una commissione che si occupa di scuola, e quello poi ha votato per il finanziamento pubblico delle scuole private cattoliche, fottendosene del fatto che su questo tutto il Pd è contrario, sapete com’è, per un fatto di coscienza che in questi casi torna utile ritirare fuori. E’ infati impossibile distinguere, in questo giudizio, la mozione del segretario attuale da quella del favorito prossimo venturo, quando anche i suoi esponenti provengono tutti da quella stessa dirigenza che su certi temi ha sempre evitato accuratamente di prendere una posizione che non fosse codarda e vaga.
Direi a Dario e a Pierluigi di stare più attenti, la prossima volta, se non fosse che ovviamente mi auguro che non ci sia, una prossima volta. E’ un problema politico, non di chi entra o esce dal partito: peraltro, il tesseramento al Pd è già un fatto abbastanza raro, non gli si può anteporre un test sul grado di laicità, e neppure stabilire una verifica semestrale. Però è legittimo chiedere il rispetto dei valori comuni e delle decisioni prese democraticamente dalla maggioranza, che hanno diritto di essere rappresentate come tali da chi le sostiene, e non possono venire affossate dal timore di qualcuno di non riuscire a distinguersi a sufficienza.
Può darsi che Marino non vinca le primarie. In caso contrario, non ci sarà bisogno di cacciare nessuno: nel partito ci si comporterà secondo quello che la maggioranza del partito stesso decide, e lo si dirà chiaro e forte. E il partito cercherà di mandare ai tavoli di discussione chi rappresenta la sua maggioranza, e non la sua minoranza. Sarà chi non ha intenzione di rispettare questo minimo di convivenza democratica, a trarne le conclusioni.

  1. si ok però un confine lo devi mettere.
    perchè se è vero che una volta cacciata la Binetti poi ti tocca ragionare su Dorina Bianchi, Fioroni, Bobba … e poi su Rutelli e alla fine arrivi a sfiorare Letta ecc.
    allora dobbiamo completare il ragionamento “verso destra” (passami la semplificazione): se mi tengo la Binetti allora perchè non imbarcare anche … … al momento non mi viene in mente un nome più integralista, mons Lefevre e morto vero?, … vebbè insomma, hai capito il ragionamento …
    il succo è che un limite ci sarà pure e la Binetti IMHO lo ha passato già qualche anno fa quando ha votato contro la fiducia al governo Prodi, per tacere delle innumerevoli imprese successive
    quindi “essere meno fessi” implica minimo minimo tenerla fuori dal parlamento

    anonimo
  2. Il punto è sacrosanto: o si rispetta una differenza dentro il partito, che si sia maggioranza o minoranza, o si dovrà dover trattare con un partito in più, e a quel punto auguri. Detto questo, non si manda un teodem a discutere temi confessionali solo per tenerlo buono, si rispetta il parere dei più.

    anonimo
  3. D’accordo con Popo e con #3.
    La casa è aperta anche a chi – su alcune questioni di coscienza – non si riconosce nella maggioranza del partito… Ma non mandiamo proprio quello lì, su quel tema lì, a rappresentare il piddì…

    Detto questo mi unisco al capopopolino della marino.
    Ateoagnostico, senza nessuna ambizione ad “avere il dono della fede” (un’ipocrisia di gran moda in questo periodo)… ma assolutamente rispettoso e felice di lavorare a fianco di chi la fede ce l’ha.

    Reds

    Reds
  4. premesso che, come spesso mi tocca considerare, sono cattolico quanto lo puo essere il coprimozzo di un camion
    non vedo questo gran rischio di epurazioni o purghe nel caso in cui si accompagnasse gentilmente quella bella anima della Binetti fuori dai coglioni,
    sopratutto perchè trovo condivisibile la tua frase:
    “Perché guardate che i cattolici non sono mica questi zombi col cilicio di cui si parla in tivù..”
    dunque immagino, spero, ci sia una differenza tra la sorella putativa di Torquemada ed i cattolici che militano nel centrosinistra, che probabilmente potrebbero pure provare qualche imbarazzo nel sentirsi accumunati alle sue affermazioni deliranti;
    per questo motivo esiste una linea politica, perchè una volta decisa, concordata ed approvata si smetta l’abitudine del voto ad cazzum a seconda di come comanda coscienza (o tiri il culo) e si vanghi tutti assieme nel campo comune

    se poi per semplice questione di intelligenza si evita di far gestire gli asili ad Erode meglio ancora…

    A.

    A.