Ho un sassolino in una scarpa, ahi

Intendiamoci, io lo sapevo già, che i leader del Pd sono degli stronzi.
Lo so da un pezzo: inetti, ottusi, presuntuosi, incapaci, morti di sonno, culi di pietra, incapaci, stupidi, tronfi, zombies, parassiti, stantii, ultimi della classe, scemi del villaggio, scesi dal pero, nati ieri, cadaveri ambulanti, ritardati, fighette, pappemolli, piagnoni, mele marce, dita in culo, scarpe strette, sanguisughe, duri di comprendonio, duri d’orecchi, piaghe purulente, peli incarniti, forfora umana, croste al culo, unghie incarnite, calze bucate, monete false, anelli deboli, pile scariche, porte che cigolano, fantasmi formaggino, cancri alla prostata, spifferi gelati, scaldabagni forati, quadri appesi storti, cellulari senza tacche, macchine in seconda fila, impiegati delle Poste in pausa caffè, vecchiacci col cappello che guidano ai 20 all’ora in mezzo alla strada, stracchini andati a male, minestre sciape e raffreddate, treni in ritardo, voli annullati, stronzi che tiri e ritiri lo sciacquone e loro sempre lì, in fondo alla tazza, a guardarti in segno di sfida, fieri della loro stronzaggine.
Potrei continuare, ma credo di aver chiarito il mio punto di vista. Comunque, se fate caso, di tutte queste definizioni non ce n’è una di troppo. Non è mai troppo, a dire il vero. E tenete presente che io ci credo, al progetto del Pd.
Detto questo, come scrivevo all’inizio prima di farmi prendere dal sacro fuoco degli esercizi di stile, lo sapevo già, che erano così.
A livello locale, a Biella, potevo farmi un’idea grazie al mestiere che faccio. Ma, come è noto, un conto è vedere i campi coltivati dal finestrino dell’aereo, altro è sentire dal vivo la puzza del letame.
E qui l’aria è irrespirabile. Mi auguro un’alluvione, e di veder spuntare qualche ciuffo d’erba.