7 MAGGIO 2009

Per fortuna la finestra era chiusa

sc0012a779 copiaHo la fortuna di vivere in un bel posto. Biella e dintorni non hanno quel tipo di bellezza evidente in grado di attirare l’attenzione dello straniero di passaggio: ma ha i suoi momenti, diciamo. Uno di questi è il Piazzo.
Il Piazzo è la cittadella, la Biella alta, il borgo antico cha affianca la città moderna da ovest: una piccola funicolare collega il centro di oggi con quello di un tempo, e trasporta dall’urbanistica ordinata che aveva iniziato a svilupparsi negli anni Quaranta ai palazzi del ’500, molti dei quali non proprio in buone condizioni, ma comunque suggestivi. Una volta arrivati in cima, si svelano le Coste, i portici, i giardini, una dimensione diversa e liberata dal traffico. E poi c’è la vista, la vista su tutta "la bassa".
Come tutti i ragazzi di provincia, ho bramato la grande città per tutta la mia adolescenza, ed a un certo punto l’ho ottenuta. Ho vissuto a Milano per lavoro, inizialmente esaltato dal fermento, dalle possibilità: via dalla Biella sonnacchiosa, via dal "capoluogo laniero" operoso (sempre meno, però). Dopo un po’ di anni a Milano, senza offesa per chi la ama, non la sopportavo più: il casino, il traffico, la polvere che ti si posa addosso e dentro casa, nera, mai vista in nessun altro posto. E poi la vita sociale: i rapporti superficiali, l’ossessione per il denaro, l’ostentazione della ricchezza e la mania dell’aspetto, la fissazione per il lavoro… sempre e solo il lavoro. Così, ad un certo punto ho ingranato la retro e sono tornato al punto di partenza, cercando di mantenere quei rapporti di lavoro che avevo creato nella metropoli. E non è facile per niente, ma mi è sembrato valesse la pena provarci.
Vivo al Piazzo, in un appartamento che davvero non voglio sapere quanto mi costerebbe a Milano. Uso l’auto il meno possibile, sto lontano dal caos e al tempo stesso arrivo in centro in cinque minuti, con la funicolare o scendendo per una delle Coste.
Il palazzo in cui sto, costruito cinque secoli fa dalla famiglia Scaglia, passa sopra alla porta del Piazzo, che chiudeva il borgo quando era fortificato e che oggi è solo un arco, il più antico quassù, il più fotografato dai turisti. Appena sopra l’arco, in un mezzanino ricavato fortunosamente (si sa, il criterio nelle case vecchie fa storia a sé), con un’altezza interna di un metro e 75, è incastrato uno dei due bagni di casa. Io sono intorno al metro e 74, quindi passo al pelo. Capita che io sia in bagno per fare le cose che vi si fanno di solito, e senta dalla costa qualche cicerone che illustra a una comitiva il valore storico dell’arco. Un po’ imbarazzante, specie quando è estate e le finestre sono aperte.
Sull’ultimo numero di Cucina Moderna – rivista che solitamente non frequento, e quindi avrei perso se non fosse per la segnalazione di un amico attento – c’è un servizio su Biella. Immagino che il fotografo cercasse le tipiche immagini suggestive, e così è venuto al Piazzo. E quella nella foto, indicata nella freccia, è la finestra del mio bagno. Forte.

I commenti sono chiusi.