16 APRILE 2009

Mantenuti

Nella Spagna di Francisco Franco e nella Serbia di Slobo Milosevic, l’opposizione si riuniva nei teatri agli spettacoli di satira. Che veniva tollerata da quei regimi, come estrema valvola di sfogo. Nel regimetto ottuso del ducetto italiota, celebre nel mondo (ma non in Italia) per aver fatto fuori in 15 anni i migliori giornalisti, da Montanelli a Biagi, da Santoro a Beha a Massimo Fini, non si tollera nemmeno la satira.

Ecco il delirante attacco del pezzo di Marco Travaglio sull’Unità di oggi, cronaca di un Paese in cui, se un giornalista non può andare in Rai, allora deve voler dire che non c’è libertà. Come se questa fosse ancora l’Italia del 1930, o del 1950, o del 1977, e non fosse invece vero che quella scatola di Stato la guarda sempre meno gente, come se non ci fossero alternative, come se non potessimo per una volta considerarci adulti e assegnarci la responsabilità, se l’informazione politicizzata non ci piace, di approvvigionarci altrove.

(Ma il fottuto punto è che, se non li pagano i cittadini con il canone, chi li paga gli stipendi di quelli che pensano che uno spazio in prima serata sia un diritto?)

I commenti sono chiusi.