23 MARZO 2009

E io ti guarderò, con gli occhiali del comunismo

Vent’anni dopo, l’America rampante di Ronald Reagan e di Wall Street, l’America di Milton Friedman e della finanziarizzazione, della rivoluzione dei ricchi a favore dei ricchi, è un corpaccione piegato e piagato(…)

(…) un relitto segnato dalle cicatrici, maciullato dallo spettacolo che ha messo e continua a mettere in scena per arricchire “quelli che girano in Cadillac” (…)

(…) il casus belli dei mutui erogati alla cieca, dell’indebitamento di massa favorito per conciliare l’inconciliabile, salari bassi e consumi altissimi (…)

(…) Lo sfruttamento e il dominio si esercitano sui corpi, prima e più che sulla fantasia, sull’intelligenza, sulle menti (…)

(…) il tramonto del neoliberismo e della sua bugia fondata anche (forse soprattutto) sulla falsificazione dei corpi, sulla rimozione della loro fisicità (…)

Sul Manifesto, fulgido esempio di tutto ciò che è odioso in una critica cinematografica.
Cioè, capito, che siccome che siamo comunisti c’abbiamo gli occhiali del comunismo e vediamo tutto sotto la lente comunista.
Che se fossimo salumai c’avremmo le lenti di prosciutto e vedremmo tutto sotto l’ottica del maiale. Anche il cinema, sì, anche il colore delle tende in cucina, sì, anche le scarpe con la suola anatomica, pure.
Quando dico tutto è tutto, eh.

Dimenticavo. Il film, malgrado le apparenze, non è Bread and roses. E’ The wrestler.

 

 

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