Che strano, fino al giorno prima ti raccontano che si vive in uno status quo immutabile e il giorno dopo, di colpo, ti dicono che tutto è cambiato: e quindi la caduta libera della tivù generalista diventa assodata, il digitale terrestre “nasce morto”, come dice Beppe Grillo, glii abbonati Sky a guardar bene sono milioni, e milioni paganti, e l’Auditel che ha governato la tivù dalla nascita di Finivest a oggi è improvvisamente un meccanismo stupido e fallato che interessa solo i capistruttura di rete. Insomma, uno si sveglia una mattina, e toh, scopre che il valore complessivo del mercato televisivo nazionale è diviso in tre parti quasi uguali: Rai (canone), Mediaset (pubblicità), e Sky (abbonamenti). Come minimo viene il dubbio che chi dovrebbe raccontare il Paese alla gente non ne sappia in realtà nulla, o peggio che abbia dei motivi per parlar d’altro.
E quindi certo il duopolio, anzi il monopolio, anzi il conflitto di interesse e bla bla bla, ma mentre il Paese si impegnava a sputarsi in faccia su queste cose il settore andava avanti, e zitto zitto oggi un terzo del mercato è finito in mano a un magnate australiano, che sul satellite ha fondato un monopolio. E solo il tempo dirà se da questa cosa verranno guai seri.
Così, ora che i giornali han scoperto che c’è gente abbonata a Sky, e che quindi è lecito parlarne, anche il passaggio di un magazziniere da Mediaset al satellite suscita titoloni.
Mike Bongiorno non è un magazziniere, tantomeno lo è Fiorello, ma non capisco sotto l’effetto di quale sedativo stavano ronfando i mezzi d’informazione quando la valanga ha iniziato a rombare, quando cioè su Sky ci sono andati Costanzo, Lorella Cuccarini, la Stefanenko, Gene Gnocchi. Galliani, vent’anni fa, dichiarava in quanto uomo di Berlusconi a capo di Tele+ che un milione di abbonati sarebbe stato un grande successo, ma che era un’impresa disperata arrivarci: oggi Sky ne ha cinque volte tanti, e continuano ad aumentare. Sotto quale sasso stavano dormendo i giornali per non accorgersene?
22 MARZO 2009
