7 MARZO 2009

Mi freghi una volta, colpa tua, mi freghi due volte…

La più grande comunità italiana on line di lettori di fumetti comincia a reagire dopo la visione di Watchmen. E lo fa con molta più cautela e lucidità di quanto mi sarei aspettato (molto più di quanto continuano a fare i fans della Apple a ogni annuncio, giusto per citare un’altra mia passione). Sarà che ormai sono dieci anni che gli amanti dei fumetti aspettano e accolgono ogni riproposizione in film dei loro eroi con grande entusiasmo, salvo poi ammettere, dopo averne visti tanti, che di roba che abbia lasciato davvero il segno ce n’è pochina. Il discorso “da bambini sognavamo i film con i supereroi ma non c’erano i mezzi tecnici per farli, ora che siamo adulti finalmente eccoli” comincia a non bastare più. La nuova fase è “tecnicamente niente da dire, ma è incredibile la povertà d’idee e la timidezza narrativa di un media così potente come il cinema rispetto a un mezzo così umile, in fondo, come è il fumetto”. Secondo me è un bene, ed è anche l’ora di capire che il cinema non fa film dai fumetti per vellicare i nostri palati di lettori – ormai chiusi nelle riserve come una specie in via di estinzione – ma ha solo trovato un bacino di idee da depredare. Non ho ancora visto Watchmen, ma nei prossimi giorni mi piacerebbe raccontare un paio di cose dette negli anni da Alan Moore, che ha spiegato più volte perché ha deciso di ignorare Hollywood, e da Kevin Smith, che in un paio di conferenze ha raccontato cose interessanti su quando la Warner fu a un passo dall’affidargli Superman.

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